ZAMANI, PEGAH
ARC I - Scuola di Architettura e Società
18-dic-2015
2014/2015
La tesi tratta dell’architettura vernacolare, considerandola come un esempio di architettura sostenibile, dalla quale è possibile trarre utili ispirazioni e considerazioni, così da affrontare il tema della sostenibilità da un nuovo punto di vista. Il termine “vernacolare” è di difficile definizione, ed è spesso associato all’architettura del passato, portando a due diverse posizioni. Da un lato, questa è vista come povera, arretrata e poco sofisticata; dall’altra è spesso romanticizzata e cristallizzata in forme percepite come tradizionali e quindi più vere ed autentiche, impedendone quindi qualsiasi cambiamento, sviluppo e futuro. Prima ipotesi della tesi è il ritenere che la sostenibilità sia non un fatto tecnico, ma un fenomeno culturale nel quale la pubblica partecipazione, basata sull’educazione e la consapevolezza dell’individuo come della comunità, sia un prerequisito per garantire l’equa distribuzione di ogni tipo di risorsa. L’architettura sostenibile non può più prescindere da temi quali i bisogni dell’uomo in relazione alla sua cultura, al suo ruolo nella società e nella comunità. L’edificio viene spesso concepito come un volume che interagisce con condizioni esterne più o meno favorevoli, ed è l’efficienza e il bilancio energetico a definire se e in che misura esso sia sostenibile. Tuttavia, la vita che prende luogo all’interno deve essere a sua volta presa in considerazione, al di là degli scambi termo-igrometrici fra individuo e ambiente. La sostenibilità deve applicarsi a più livelli di scala, dal singolo edificio al tessuto urbano, al paesaggio circostante. In questo senso l’architettura vernacolare soddisfa appieno i prerequisiti di un costruire e progettare sostenibili, ponendosi come architettura per, da e delle persone (Oliver, 2006). L’architettura vernacolare è il risultato di un dinamico processo di sviluppo che segue una logica di errori e conseguenti adattamenti: essa è il punto di equilibrio fra le soluzioni rese possibili dalle condizioni fisiche del contesto –clima, topografia, risorse disponibili, avanzamento tecnico- e le necessità definite da invisibili fattori, quali la struttura e organizzazione socio-politica, la cultura, la religione, il ruolo dell’individuo e la divisione dei lavori. Amos Rapoport (1969) critica il determinismo spesso associato all’architettura vernacolare, considerata come la perfetta risposta alle condizioni climatiche del luogo. Ciononostante, tale visione limita ancora alla sfera tecnica l’architettura vernacolare, nella quale spesso le scelte sono contrarie alle soluzioni più logiche in relazione alle condizioni al contorno. Ciò che è importante, tuttavia, non è l’inevitabile –un’area ricca di legno presenterà una struttura basata su tale materiale costruttivo- ma l’impossibile –un’area priva di legno, non presenterà un0architettura basata su tale materiale costruttivo. Lo studio sull’architettura vernacolare, deve quindi agire su due livelli: da una parte, definire e capire ciò che è possibile, analizzando il contesto fisico, dall’altra ciò che è necessario, definito dall’uomo e dai suoi bisogni. 7 Seconda ipotesi della tesi è quindi il considerare l’architettura vernacolare come una morfologia “socio-climatica”, per lo studio della quale è necessario un approccio olistico e multidisciplinare. Le difficoltà di tale approccio multidisciplinare risiedono in un problema di prassi, in quanto ogni disciplina ha il proprio metodo che porta a risultati non sempre da tutti comprensibili e facilmente raffrontabili. L’architetto utilizza piante, sezioni, diagrammi; il sociologo tabelle statistiche e modelli; l’antropologo indagini sul luogo dal difficile riscontro oggettivo, e via di seguito. Seconda problematica è legata alla definizione di un campo di studi, in quanto l’architettura vernacolare comprende la quasi totalità dell’ambiente costruito, senza alcuna limitazione né temporale (come potrebbe essere per ad esempio l’architettura rinascimentale), né geografica (come potrebbe essere l’architettura indigena, autoctona) né formale (come funzione, tecnica usata, materiali, dimensioni, …). Si ritiene, dunque, che sia necessario definire un preciso e chiaro obiettivo della ricerca, in modo da indirizzare al meglio la scelta del campo di analisi e dei conseguenti dati da raccogliere; passo fondamentale anche per garantire la comparabilità dei dati e il conseguente raffronto incrociato dei dati. Scopo della tesi è il verificare come e in che misura l’architettura vernacolare può ispirare oggi una progettazione sostenibile che metta in relazione il comportamento umano con l’ambiente circostante. Oggetto della ricerca è la casa tradizionale, in quanto questo è l’edificio che più deve rispondere ai bisogni primi dell’uomo, libero da condizionamenti quali rappresentanza, monumentalità, gesto artistico. Inoltre, la casa stabilisce di per sé una base per il confronto di diversi casi studio: dal Canada all’India, l’uomo cerca una protezione dalle condizioni esterne più o men avverse, cercando di costruire uno spazio adatto allo svolgimento delle attività quotidiane. Allo stesso tempo, tuttavia, a condizioni climatiche e di contesto simili, le scelte si diversificano in risposta alle diverse esigenze date dalle relative condizioni sociali, politiche, religiose, culturali, e via di seguito. La tesi, infine, cerca di stabilire una metodologia per il raccoglimento, l’analisi e il confronto incrociati di dati relativi a più architetture proprie di un preciso paesaggio culturale, situate in zone climatiche simili. Tale metodologia è quindi applicata e sperimentata su quattro casi studio, rispettivamente la ruka Mapuche in Cile; la casa di terra (“earthlodge”) delle tribù dei nativi americani delle zone più meridionali delle Grandi Pianure; Alberobello e il trullo dei contadini della Puglia; ed infine la casa cinese a corte a Zhouzhuang e Suzhou, nella Provincia di Jiangsu - China.
This thesis aims to look at sustainable design in a new perspective, focusing on the analysis of the vernacular architecture. In such sense, vernacular architecture has to be redefined and freed from all the stereotyped and romanticized idea about backwardness and unsophistication on one side, idealization and fascination for a better and truer past, on the other side. Vernacular architecture should be intended as the architecture that better respond to the needs of people, in accordance with the possible solutions given by physical context, meaning climate, available resources, ecology and technical skills. It is therefore a full and real sustainable design, for it balances people needs and physical environment at a multiple level of scales –i.e. landscape, settlement, dwelling. Main hypothesis is the idea that vernacular architecture is to be taken as model system for sustainable design and, consequently, the way in which sustainability is taught and expressed should not present anymore a break between modernized and traditional design. Sustainability should not be a matter of technique, but a cultural phenomenon, where architecture –and the architect- is of fundamental importance in order to establish the vernacular as a political project. Public commitment, based on individual and community awareness and education, is the precondition for ensuring a better and more equitable distribution of resources, together with a sustainable architecture, able to face the challenges of the twenty-first century. Second hypothesis of this thesis is the belief that a holistic and multidisciplinary approach is required in order to generalize and abstract useful inspirations from vernacular architecture. The thesis tries to establish a methodology able to set a common ground for cross-comparing various case studies on multiple layers of meanings and different scales. The methodology is then applied and tested on four case studies taken from four different cultural landscapes in the temperate climate. These are: the ruka Mapuche in Chile; the earthlodge of Native Americans living in the Southern Plains; the trullo in Alberobello, Italy; and the courtyard-house in Zhouzhuang and Suzhou, China.
Tesi di laurea Magistrale