Several contemporary studies on the urban public space focus on its loss, in relation to the increasingly frequent phenomena of privatisation of collective spaces. Whether depending on the individuals’ compression of the public sphere, or on the lack of adequately designed public space, privatisation clearly involves the disengagement of the public from these types of space. Starting from the 1960s, a considerable part of urban culture attempted to develop strategies to induce people to reappropriate public space and to inhabit the city once again. A difficult task to carry out on this scale, since this appropriation does not regard so much the legal statute of the space, as the people’s ability to domesticate it. For this purpose, to meet the needs of suitable instruments, the research proposes a historical-critical reading of contemporary urban design, from the perspective of interior architecture, focused on the quality that personal space shows in public space design. Although, in fact, the definition of personal space has long been identified as an essential mode of inhabiting in public, its effective quality is still a marginal factor in architectural design. For this reason, once framed the issue, the subject area and the research methodology, in an attempt to identify the different modalities of determination, transformation and use of urban space that the environmental project guarantees to each individual user, the thesis develops through a series of theoretical contributions and selected case studies, able to define the architectural consistency of personal space in public space design and the formal and functional relationship that exists between the two. In order to identify which architectural conformations are able not only to accommodate the large numbers, but also to valorise, even symbolically, the human dimension of individuals and small groups, their presence, their action and their conformative ability.

La maggior parte degli studi contemporanei sullo spazio pubblico urbano si focalizza sulla sua perdita, in relazione ai crescenti fenomeni di privatizzazione dei luoghi dedicati alla collettività. Sia che tale privatizzazione dipenda dalla compressione della sfera pubblica degli individui, o dalla mancanza di spazi pubblici adeguatamente progettati, essa coinvolge chiaramente la disaffezione delle persone per questo tipo di spazi. A tal riguardo, a partire dagli anni Sessanta, una parte rilevante della cultura urbanistica ha tentato di sviluppare strategie in grado di indurre la gente a riappropriarsi dello spazio pubblico e ad abitare nuovamente la città. Un compito che, però, difficilmente può essere assolto a questa scala, poiché questa appropriazione non riguarda tanto lo statuto legale dello spazio, quanto la capacità delle persone di sentirlo proprio, addomesticandolo. In questo senso, per rispondere al bisogno di strumenti operativi adeguati, la ricerca propone una lettura storico critica del progetto urbano contemporaneo, operata attraverso l’ottica dell’architettura degli interni e incentrata sulla qualità che lo spazio personale assume nell’architettura dello spazio pubblico. Malgrado, infatti, la definizione di uno spazio personale sia da tempo riconosciuta come la modalità essenziale di abitare il pubblico, la sua effettiva qualità rappresenta ancora oggi un fattore marginale nel progetto architettonico. Per questa ragione, una volta inquadrati il problema, l’ambito disciplinare e la metodologia di ricerca, nel tentativo di identificare le diverse modalità di determinazione, trasformazione e uso dello spazio urbano che il progetto ambientale garantisce a ogni singolo utente, la tesi si sviluppa attraverso una serie di contributi teorici e di casi studio selezionati, capaci di definire la consistenza architettonica dello spazio personale nel progetto dello spazio pubblico e la relazione formale e funzionale che intercorre fra i due. Così da arrivare a individuare quali conformazioni architettoniche siano in grado, oltre che di accogliere i grandi numeri, di valorizzare anche simbolicamente la misura umana delle individualità e dei piccoli gruppi, la loro presenza, la loro azione e la loro capacità conformativa.

Pubblico e personale: spazi urbani a misura d'uomo

LEVERATTO, JACOPO

Abstract

Several contemporary studies on the urban public space focus on its loss, in relation to the increasingly frequent phenomena of privatisation of collective spaces. Whether depending on the individuals’ compression of the public sphere, or on the lack of adequately designed public space, privatisation clearly involves the disengagement of the public from these types of space. Starting from the 1960s, a considerable part of urban culture attempted to develop strategies to induce people to reappropriate public space and to inhabit the city once again. A difficult task to carry out on this scale, since this appropriation does not regard so much the legal statute of the space, as the people’s ability to domesticate it. For this purpose, to meet the needs of suitable instruments, the research proposes a historical-critical reading of contemporary urban design, from the perspective of interior architecture, focused on the quality that personal space shows in public space design. Although, in fact, the definition of personal space has long been identified as an essential mode of inhabiting in public, its effective quality is still a marginal factor in architectural design. For this reason, once framed the issue, the subject area and the research methodology, in an attempt to identify the different modalities of determination, transformation and use of urban space that the environmental project guarantees to each individual user, the thesis develops through a series of theoretical contributions and selected case studies, able to define the architectural consistency of personal space in public space design and the formal and functional relationship that exists between the two. In order to identify which architectural conformations are able not only to accommodate the large numbers, but also to valorise, even symbolically, the human dimension of individuals and small groups, their presence, their action and their conformative ability.
BASSO PERESSUT, GIAN LUCA
16-gen-2015
La maggior parte degli studi contemporanei sullo spazio pubblico urbano si focalizza sulla sua perdita, in relazione ai crescenti fenomeni di privatizzazione dei luoghi dedicati alla collettività. Sia che tale privatizzazione dipenda dalla compressione della sfera pubblica degli individui, o dalla mancanza di spazi pubblici adeguatamente progettati, essa coinvolge chiaramente la disaffezione delle persone per questo tipo di spazi. A tal riguardo, a partire dagli anni Sessanta, una parte rilevante della cultura urbanistica ha tentato di sviluppare strategie in grado di indurre la gente a riappropriarsi dello spazio pubblico e ad abitare nuovamente la città. Un compito che, però, difficilmente può essere assolto a questa scala, poiché questa appropriazione non riguarda tanto lo statuto legale dello spazio, quanto la capacità delle persone di sentirlo proprio, addomesticandolo. In questo senso, per rispondere al bisogno di strumenti operativi adeguati, la ricerca propone una lettura storico critica del progetto urbano contemporaneo, operata attraverso l’ottica dell’architettura degli interni e incentrata sulla qualità che lo spazio personale assume nell’architettura dello spazio pubblico. Malgrado, infatti, la definizione di uno spazio personale sia da tempo riconosciuta come la modalità essenziale di abitare il pubblico, la sua effettiva qualità rappresenta ancora oggi un fattore marginale nel progetto architettonico. Per questa ragione, una volta inquadrati il problema, l’ambito disciplinare e la metodologia di ricerca, nel tentativo di identificare le diverse modalità di determinazione, trasformazione e uso dello spazio urbano che il progetto ambientale garantisce a ogni singolo utente, la tesi si sviluppa attraverso una serie di contributi teorici e di casi studio selezionati, capaci di definire la consistenza architettonica dello spazio personale nel progetto dello spazio pubblico e la relazione formale e funzionale che intercorre fra i due. Così da arrivare a individuare quali conformazioni architettoniche siano in grado, oltre che di accogliere i grandi numeri, di valorizzare anche simbolicamente la misura umana delle individualità e dei piccoli gruppi, la loro presenza, la loro azione e la loro capacità conformativa.
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