“Che cosa mangiare per pranzo?” È da questa domanda, apparentemente molto semplice, che prendono avvio Il dilemma dell’onnivoro (2006), celebre scritto del giornalista americano Michael Pollan, e il presente lavoro di tesi. Una domanda che potrebbe essere parafrasata come segue: “Perché nella nostra società occidentale postmoderna, o tardo moderna, in cui il sistema agro-industriale permette un’abbondanza di cibo a costi accessibili e l’alimentazione, in tutte le sue accezioni, riveste un’attenzione sociale forte, risulta così difficile scegliere che cosa mangiare quotidianamente?” La proposta progettuale qui presentata vuole essere una possibile risposta a questo dilemma. Se la riflessività alimentare tardo moderna fallisce nel risolverlo perché frammentata in una pluralità di discorsi alimentari spesso contrastanti e poco significativi, emerge l’opportunità progettuale di costruire un artefatto che veicoli un discorso diverso sul cibo, un racconto della ricetta che ne integri le diverse dimensioni (pragmatica, storica, simbolica ecc.). L’accento sul contesto simbolico-culturale e l’intento educativo, già fatti propri da Slow Food, sono declinati in un sistema integrato che, unendo le potenzialità della carta e del digitale, si propone di rivestire di contenuti il nostro ricchissimo (ma spesso trascurato) patrimonio alimentare.

Vivenda. Una risposta progettuale al dilemma dell'onnivoro

GUIZZETTI, MASSIMO
2013/2014

Abstract

“Che cosa mangiare per pranzo?” È da questa domanda, apparentemente molto semplice, che prendono avvio Il dilemma dell’onnivoro (2006), celebre scritto del giornalista americano Michael Pollan, e il presente lavoro di tesi. Una domanda che potrebbe essere parafrasata come segue: “Perché nella nostra società occidentale postmoderna, o tardo moderna, in cui il sistema agro-industriale permette un’abbondanza di cibo a costi accessibili e l’alimentazione, in tutte le sue accezioni, riveste un’attenzione sociale forte, risulta così difficile scegliere che cosa mangiare quotidianamente?” La proposta progettuale qui presentata vuole essere una possibile risposta a questo dilemma. Se la riflessività alimentare tardo moderna fallisce nel risolverlo perché frammentata in una pluralità di discorsi alimentari spesso contrastanti e poco significativi, emerge l’opportunità progettuale di costruire un artefatto che veicoli un discorso diverso sul cibo, un racconto della ricetta che ne integri le diverse dimensioni (pragmatica, storica, simbolica ecc.). L’accento sul contesto simbolico-culturale e l’intento educativo, già fatti propri da Slow Food, sono declinati in un sistema integrato che, unendo le potenzialità della carta e del digitale, si propone di rivestire di contenuti il nostro ricchissimo (ma spesso trascurato) patrimonio alimentare.
ARC III - Scuola del Design
18-dic-2014
2013/2014
Tesi di laurea Magistrale
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