I bambini d’oggi sono i cosiddetti “mobile-born” in quanto vengono sempre più precocemente iniziati alla tecnologia nella quale vivono immersi. Ogni giorno vengono bombardati da fiumi di informazioni e con l’avvento di Internet e di una tecnologia sempre più sofisticata è notevolmente cambiato il modo in cui i bambini crescono, imparano e si relazionano. Ciò che tuttavia accomuna i bimbi di ogni generazione sono la fantasia e la voglia di scoprire che contraddistingue la giovane età: giocattoli e giochi sono il modo più divertente di apprendere, scoprire e socializzare. Troppo spesso però il giocattolo risulta essere la banale rivisitazione di qualcosa di preesistente, sovraccarico di colori e funzioni inserite in contesti ridondanti. Tuttavia resistono e affascinano ancora anche le nuove generazioni i cosiddetti “giochi e giocattoli non finiti”. Sono giochi che lasciano al bambino il ruolo di protagonista: egli ha la possibilità di realizzare molteplici (a volte infinite!) combinazioni e apprendere così attraverso lo stimolo dei sensi. Molti designer si sono cimentati con questa tematica, come Bruno Munari ed Enzo Mari che hanno a lungo analizzato i comportamenti dei bambini e come viene stimolata la loro fantasia. Bruno Munari amava stare con i più piccoli e ideare nuovi giochi didattici, coniando un metodo che si basa sul fare affinché i bambini possano esprimersi liberamente senza l’interferenza degli adulti, diventando indipendenti e imparando a risolvere i problemi da soli. La svolta oggi per i giochi non finiti è inserire quella componente elettronica che permetta ai bambini di sperimentare con la programmazione e la progettazione in maniera divertente.
Me la gioco. Il gioco tra tecnologia e sperimentazione per i bambini di oggi
STOCCO, SILVIA
2013/2014
Abstract
I bambini d’oggi sono i cosiddetti “mobile-born” in quanto vengono sempre più precocemente iniziati alla tecnologia nella quale vivono immersi. Ogni giorno vengono bombardati da fiumi di informazioni e con l’avvento di Internet e di una tecnologia sempre più sofisticata è notevolmente cambiato il modo in cui i bambini crescono, imparano e si relazionano. Ciò che tuttavia accomuna i bimbi di ogni generazione sono la fantasia e la voglia di scoprire che contraddistingue la giovane età: giocattoli e giochi sono il modo più divertente di apprendere, scoprire e socializzare. Troppo spesso però il giocattolo risulta essere la banale rivisitazione di qualcosa di preesistente, sovraccarico di colori e funzioni inserite in contesti ridondanti. Tuttavia resistono e affascinano ancora anche le nuove generazioni i cosiddetti “giochi e giocattoli non finiti”. Sono giochi che lasciano al bambino il ruolo di protagonista: egli ha la possibilità di realizzare molteplici (a volte infinite!) combinazioni e apprendere così attraverso lo stimolo dei sensi. Molti designer si sono cimentati con questa tematica, come Bruno Munari ed Enzo Mari che hanno a lungo analizzato i comportamenti dei bambini e come viene stimolata la loro fantasia. Bruno Munari amava stare con i più piccoli e ideare nuovi giochi didattici, coniando un metodo che si basa sul fare affinché i bambini possano esprimersi liberamente senza l’interferenza degli adulti, diventando indipendenti e imparando a risolvere i problemi da soli. La svolta oggi per i giochi non finiti è inserire quella componente elettronica che permetta ai bambini di sperimentare con la programmazione e la progettazione in maniera divertente.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/100964