ABSTRACT Con questo studio si vorrebbe ripercorrere il cammino del lavoro dell’uomo non più solo ed esclusivamente come ricordo angoscioso ma come strumento utile per raggiungere una maggiore consapevolezza della propria civiltà; per ricordare e rappresentare in modo più adeguato il cammino quotidiano delle vicende “minute”, anonime, ripetitive, del lavoro. I tempi sono oggi sensibilmente cambiati. Il discuterne oggi, ricordare e rappresentare, potrebbe farci uscire con intelligenza e buon senso dalle strette di schemi ed orizzonti di ricostruzioni museali lontane dagli autentici punti di riferimento della vita reale e farci utilizzare risorse materiali ed immateriali, altrimenti sprecate, ad esaltazione piuttosto che umiliazione dei “valori aggiunti” che solo certi ambienti del lavoro sanno ancora evocare. Effettuando questo studio si è scelto di riconoscere all’indagine di archeologia industriale la sua carica di testimonianza sociale, di ragionare sulla qualità, la natura, la consistenza di un percorso museale “verosimile”, di verificare quanto le iniziative museali in atto sul tema del lavoro e della civiltà materiale rispondano alle sollecitazioni di chi chiede non solo di conoscere ma di “sperimentare” sulla propria pelle gli effetti “ambientali” dei cambiamenti. Si è scelta la scala locale, in questo caso quella lombarda, perché è la realtà che è stata maggiormente più coinvolta nella fase di passaggio dal lavoro di “mestiere” al lavoro “industriale”; perché negli ultimi tempi ha visto scenari imponenti di dismissione dei propri scenari produttivi. Si è cercato poi, operando per confronti, di raggiungere un punto di equilibrio fra il grado di consapevolezza del proprio tempo e la possibilità di rappresentarlo in modo intelligente, di stravolgere, in molti casi, la fissità di alcuni concetti precostituiti, di riscoprire un patrimonio di segni e gesti importanti ritenuti spesso obsoleti ed ininfluenti. Ci ha guidato in quest’operazione forse il modo più ingenuo, più elementare ma paradossalmente più vero cui fare costante riferimento con concretezza ed astrazione al tempo stesso, ovvero l’esperienza della “ri-visitazione”. Ciò che ha sorpreso di più, in questa disamina, è stato il grado d’impreparazione, la confusione, la disattenzione della società contemporanea, incapace di rappresentare se stessa, incapace, soprattutto, di fornire un quadro di se stessa credibile, in tempo reale con l’esercizio della propria quotidianità.
L'archeologia industriale nei percorsi e nei musei del lavoro in Lombardia
BRICCHETTI, EDO
2009/2010
Abstract
ABSTRACT Con questo studio si vorrebbe ripercorrere il cammino del lavoro dell’uomo non più solo ed esclusivamente come ricordo angoscioso ma come strumento utile per raggiungere una maggiore consapevolezza della propria civiltà; per ricordare e rappresentare in modo più adeguato il cammino quotidiano delle vicende “minute”, anonime, ripetitive, del lavoro. I tempi sono oggi sensibilmente cambiati. Il discuterne oggi, ricordare e rappresentare, potrebbe farci uscire con intelligenza e buon senso dalle strette di schemi ed orizzonti di ricostruzioni museali lontane dagli autentici punti di riferimento della vita reale e farci utilizzare risorse materiali ed immateriali, altrimenti sprecate, ad esaltazione piuttosto che umiliazione dei “valori aggiunti” che solo certi ambienti del lavoro sanno ancora evocare. Effettuando questo studio si è scelto di riconoscere all’indagine di archeologia industriale la sua carica di testimonianza sociale, di ragionare sulla qualità, la natura, la consistenza di un percorso museale “verosimile”, di verificare quanto le iniziative museali in atto sul tema del lavoro e della civiltà materiale rispondano alle sollecitazioni di chi chiede non solo di conoscere ma di “sperimentare” sulla propria pelle gli effetti “ambientali” dei cambiamenti. Si è scelta la scala locale, in questo caso quella lombarda, perché è la realtà che è stata maggiormente più coinvolta nella fase di passaggio dal lavoro di “mestiere” al lavoro “industriale”; perché negli ultimi tempi ha visto scenari imponenti di dismissione dei propri scenari produttivi. Si è cercato poi, operando per confronti, di raggiungere un punto di equilibrio fra il grado di consapevolezza del proprio tempo e la possibilità di rappresentarlo in modo intelligente, di stravolgere, in molti casi, la fissità di alcuni concetti precostituiti, di riscoprire un patrimonio di segni e gesti importanti ritenuti spesso obsoleti ed ininfluenti. Ci ha guidato in quest’operazione forse il modo più ingenuo, più elementare ma paradossalmente più vero cui fare costante riferimento con concretezza ed astrazione al tempo stesso, ovvero l’esperienza della “ri-visitazione”. Ciò che ha sorpreso di più, in questa disamina, è stato il grado d’impreparazione, la confusione, la disattenzione della società contemporanea, incapace di rappresentare se stessa, incapace, soprattutto, di fornire un quadro di se stessa credibile, in tempo reale con l’esercizio della propria quotidianità.File | Dimensione | Formato | |
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Descrizione: Premesse; relazione generale; relazione Province di Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova
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