Considering that the objective of architectural education, as Colin Rowe stated, “is not alone to train a student for a professional occupation, but is above all to stimulate his spiritual and intellectual growth, to develop his intellectual faculties and to enable him to grasp the nature and meaning of architecture”, this research aims to perform a comparative analysis of some of the main schools of architecture both in Italy and abroad, as well as some of the leading players who have characterized them, starting from the peculiarities of specific teaching methodologies in the compositional procedure. Guido Canella wrote in his essay Dal laboratorio della composizione: “we all know that the general linguistic travail of architecture is matched by a profound crisis in its theory and, consequently, in its criticism and teaching. I therefore believe it is of great use to restore unity to the critical moment and the operative moment of composition”. The goal of the research is to identify this unity in conformity with a definite idea of architecture, undertaking a path that studies the figures and schools of architecture who have marked their teaching with a strongly characterized, precise and militant point of view. Aldo Rossi, like other architects of his generation, maintained that a school’s task is to direct and guide students, even at the cost of simplification requiring a methodology that lets them face the complexity and globality of design problems, in order to train knowledgeable architects who can tackle any kind of problem. This work aims to demonstrate how much a school's task is not to develop personal research programmes, but to establish a common base, by identifying a well definable trend within an intellectual panorama. The teacher's goal as regards students must be to transmit a capacity to work, a knowledge of how to direct and “influence”, since the specific nature of a school lies in its own point of view, given the impossibility of transmitting teaching in a wholly objective manner. What differentiates a school and its value in any determined moment of its existence from all other schools therefore comes from the existence of a “cultural project”, as well as the requisite qualities of the persons involved. Hence the goal of the research is to analyse the training methodologies and objectives of a school of architecture with the aim of verifying how much the growth of knowledge in a determined discipline can also transpire thanks to internal and external contributions, and how the compositional materials are inextricably and operatively linked to humanistic, historical and construction ones, as well as by the necessity to know the current situation and therefore its historical, structural and cultural conformation, incorporating this in the typological creation and the compositional process. Elements that these days seem to have been neglected, determining that linguistic and theoretical travail that appears to characterize a large part of today's architecture, which is experiencing a radical change in its theory, criticism and teaching. The five schools of architecture investigated are the Cooper Union of New York, the Valparaíso School, and the Architectural Association of London as well as two Italian examples influenced by the singular thinking of two architects, Guido Canella and Luciano Semerani. All of these experiences can provide a clear model to be examined, not just because of the contents of their teaching, but also and above all because of their attempt to construct a cultural project, which, albeit arising and becoming concrete in different ways, finds its roots in a humanistic sooner than technical-scientific culture, expanding architecture's experience to dimensions similar to those of other artistic expressions, and focusing on form, space and architectural composition themes. It must be stressed that none of these experiences has ever had the presumption of defining theoretical systematics, but have developed in line with theoretics consisting of formulations that have always been modified in itinere by means of experimental praxis. These forms of teaching therefore become attempts to set a fashion, where unquestionably in all cases there is the authoritativeness of a master who, if operative inside a school, can make architecture teachable and transmissible in the fullness of its problematic nuclei, beyond the formulation of a sterile body of precepts. What happened at the Cooper with John Hejduk and his co-workers between 1964 and 2000, at the Architectural Association between 1971 and 1990 under the direction of Alvin Boyarsky, at Valparaíso for more than sixty years, without over-generalizing, may be comparable to the experiences of Milan and Venice. Figures such as Ernesto Nathan Rogers, Giuseppe Samonà and their students like Guido Canella and Luciano Semerani, are charismatic personalities who have contributed to the building of a School of Architecture idea. These experiences, each founded on their own strong identity, and frequently separate from contemporary academic tradition, assume a fundamental cultural role for the development of research and thinking, demonstrating how the re-establishment of the sense of an artistic enterprise constitutes a goal rather than a trend, and how this trend appears indivisible from the need for theoretical construction.

Considerando che, lo scopo dell’educazione architettonica, come sosteneva Colin Rowe, «non è solo quello di formare lo studente per l'occupazione professionale, ma soprattutto quello di stimolare la sua crescita spirituale e intellettuale [...] permettendogli di cogliere la natura e il significato dell'architettura», la ricerca si propone di svolgere un’analisi comparata di alcune tra le principali scuole di architettura nazionali e internazionali e di alcuni dei protagonisti che le hanno caratterizzate, a partire dalle peculiarità delle specifiche metodologie di insegnamento del procedimento compositivo. Guido Canella nel suo scritto Dal laboratorio della composizione scrive: «tutti sappiamo come al generale travaglio linguistico dell’architettura corrisponda una profonda crisi della sua teoria e, quindi, della sua critica e del suo insegnamento. Io penso perciò che sia di grande utilità restituire unità al momento critico e al momento operativo della composizione». L’obiettivo della ricerca è quello di individuare tale unità in conformità con una definita idea di architettura, intraprendendo un percorso attraverso lo studio delle figure e delle scuole di architettura che hanno impresso al proprio insegnamento un punto di vista fortemente caratterizzato, preciso e militante. Aldo Rossi, come altri architetti della sua generazione, sosteneva che una scuola ha il compito di indirizzare e guidare lo studente, anche al prezzo di semplificazioni necessitando di una metodologia in grado di metterlo di fronte alla complessità e alla globalità dei problemi della progettazione, rivolta alla formazione di architetti consapevoli in grado di far fronte a qualsiasi tipo di problema. Con questo lavoro si propone di dimostrare quanto il compito di una scuola non sia quello di sviluppare direzioni personali di ricerca, ma costituire una base comune, individuando una tendenza ben definibile all’interno di un panorama intellettuale. L’obiettivo del docente verso il discente deve essere quello di trasmettere una capacità orientata di lavoro, di saper indirizzare e “influenzare”, perché la specificità di una scuola sta nel suo punto di vista data l’impossibilità di trasmettere un insegnamento in modo interamente obiettivo. Ciò che differenzia una scuola e il suo valore in un determinato momento della sua esistenza da tutte le altre scuole deriva quindi, oltre che dalla necessaria qualità delle persone implicate (i maestri che ne fanno parte), dall’esistenza di “un progetto culturale”. Oggetto della ricerca è dunque quello di analizzare metodologie e obiettivi formativi di una scuola di architettura con il fine di verificare quanto la crescita delle conoscenze di una determinata disciplina possa avvenire anche grazie ad apporti interni ed esterni ad essa e come le materie compositive siano connesse da un legame inscindibile e operativo con quelle umanistiche, storiche e costruttive e dalla necessità di conoscere la realtà presente e quindi la sua conformazione storica, strutturale e culturale, incorporandola nell’ideazione tipologica e nel processo compositivo. Elementi che al giorno d’oggi sembrano essere trascurati, determinando quel travaglio linguistico e teorico che sembra caratterizzare gran parte dell’architettura attuale che sta vivendo un radicale cambiamento della sua teoria, della sua critica e del suo insegnamento. Le cinque scuole di architettura indagate sono la Cooper Union di New York, la Scuola di Valparaíso, l’Architectural Association di Londra assieme a due casi italiani identificabili con il singolo pensiero di due architetti, Guido Canella e Luciano Semerani. Tutte queste esperienze possono fornire un chiaro modello da esaminare non solo per i contenuti del loro insegnamento ma anche e soprattutto per il loro tentativo di costruire un progetto culturale che, pur nascendo e concretizzandosi in modi diversi, trova le sue radici in una cultura umanistica, prima che tecnico-scientifica, allargando l’esperienza dell’architetto a dimensioni affini a quelle delle altre espressioni artistiche e mantenendo al centro delle questioni il tema della forma, dello spazio e della composizione architettonica. Preme sottolineare che nessuna di queste esperienze ha mai avuto la presunzione di definire una sistematica teorica, ma si sono sviluppate secondo una teoresi fatta di formulazioni che in itinere si sono sempre modificate attraverso una prassi sperimentale. Queste forme di insegnamento diventano quindi dei tentativi di fare scuola, dove certamente in tutti i casi è presente l’autorevolezza del maestro che, se operante all’interno di una scuola, può rendere l’architettura insegnabile e trasmissibile, nella pienezza dei suoi nuclei problematici, oltre la formulazione di una sterile precettistica. Quanto avviene alla Cooper con John Hejduk e suoi collaboratori tra il 1964 e il 2000, all’Architectural Association tra il 1971 e il 1990 sotto la direzione di Alvin Boyarsky, a Valparaíso da più di sessant’anni, senza generalizzare troppo, potrebbe essere paragonabile alle esperienze di Milano e Venezia. Figure come Ernesto N. Rogers, Giuseppe Samonà e i loro allievi, come Guido Canella e Luciano Semerani, sono personalità carismatiche che hanno contribuito alla costruzione di un’idea di Scuola di architettura. Queste esperienze, fondate ognuna su una forte identità propria che molto spesso si distacca dalla tradizione accademica corrente, assumono un ruolo culturale fondamentale per lo sviluppo della ricerca e del pensiero, dimostrando come la rifondazione del senso di un fare artistico costituisca l’obiettivo primo di una tendenza e di come tale tendenza appaia imprescindibile dalla necessità di una costruzione teorica.

L'insegnamento della composizione architettonica

BRIGHENTI, TOMMASO

Abstract

Considering that the objective of architectural education, as Colin Rowe stated, “is not alone to train a student for a professional occupation, but is above all to stimulate his spiritual and intellectual growth, to develop his intellectual faculties and to enable him to grasp the nature and meaning of architecture”, this research aims to perform a comparative analysis of some of the main schools of architecture both in Italy and abroad, as well as some of the leading players who have characterized them, starting from the peculiarities of specific teaching methodologies in the compositional procedure. Guido Canella wrote in his essay Dal laboratorio della composizione: “we all know that the general linguistic travail of architecture is matched by a profound crisis in its theory and, consequently, in its criticism and teaching. I therefore believe it is of great use to restore unity to the critical moment and the operative moment of composition”. The goal of the research is to identify this unity in conformity with a definite idea of architecture, undertaking a path that studies the figures and schools of architecture who have marked their teaching with a strongly characterized, precise and militant point of view. Aldo Rossi, like other architects of his generation, maintained that a school’s task is to direct and guide students, even at the cost of simplification requiring a methodology that lets them face the complexity and globality of design problems, in order to train knowledgeable architects who can tackle any kind of problem. This work aims to demonstrate how much a school's task is not to develop personal research programmes, but to establish a common base, by identifying a well definable trend within an intellectual panorama. The teacher's goal as regards students must be to transmit a capacity to work, a knowledge of how to direct and “influence”, since the specific nature of a school lies in its own point of view, given the impossibility of transmitting teaching in a wholly objective manner. What differentiates a school and its value in any determined moment of its existence from all other schools therefore comes from the existence of a “cultural project”, as well as the requisite qualities of the persons involved. Hence the goal of the research is to analyse the training methodologies and objectives of a school of architecture with the aim of verifying how much the growth of knowledge in a determined discipline can also transpire thanks to internal and external contributions, and how the compositional materials are inextricably and operatively linked to humanistic, historical and construction ones, as well as by the necessity to know the current situation and therefore its historical, structural and cultural conformation, incorporating this in the typological creation and the compositional process. Elements that these days seem to have been neglected, determining that linguistic and theoretical travail that appears to characterize a large part of today's architecture, which is experiencing a radical change in its theory, criticism and teaching. The five schools of architecture investigated are the Cooper Union of New York, the Valparaíso School, and the Architectural Association of London as well as two Italian examples influenced by the singular thinking of two architects, Guido Canella and Luciano Semerani. All of these experiences can provide a clear model to be examined, not just because of the contents of their teaching, but also and above all because of their attempt to construct a cultural project, which, albeit arising and becoming concrete in different ways, finds its roots in a humanistic sooner than technical-scientific culture, expanding architecture's experience to dimensions similar to those of other artistic expressions, and focusing on form, space and architectural composition themes. It must be stressed that none of these experiences has ever had the presumption of defining theoretical systematics, but have developed in line with theoretics consisting of formulations that have always been modified in itinere by means of experimental praxis. These forms of teaching therefore become attempts to set a fashion, where unquestionably in all cases there is the authoritativeness of a master who, if operative inside a school, can make architecture teachable and transmissible in the fullness of its problematic nuclei, beyond the formulation of a sterile body of precepts. What happened at the Cooper with John Hejduk and his co-workers between 1964 and 2000, at the Architectural Association between 1971 and 1990 under the direction of Alvin Boyarsky, at Valparaíso for more than sixty years, without over-generalizing, may be comparable to the experiences of Milan and Venice. Figures such as Ernesto Nathan Rogers, Giuseppe Samonà and their students like Guido Canella and Luciano Semerani, are charismatic personalities who have contributed to the building of a School of Architecture idea. These experiences, each founded on their own strong identity, and frequently separate from contemporary academic tradition, assume a fundamental cultural role for the development of research and thinking, demonstrating how the re-establishment of the sense of an artistic enterprise constitutes a goal rather than a trend, and how this trend appears indivisible from the need for theoretical construction.
PRUSICKI, MARCO STANISLAO
BORDOGNA, ENRICO
SEMERANI, LUCIANO
23-mar-2015
The teaching of architectural composition
Considerando che, lo scopo dell’educazione architettonica, come sosteneva Colin Rowe, «non è solo quello di formare lo studente per l'occupazione professionale, ma soprattutto quello di stimolare la sua crescita spirituale e intellettuale [...] permettendogli di cogliere la natura e il significato dell'architettura», la ricerca si propone di svolgere un’analisi comparata di alcune tra le principali scuole di architettura nazionali e internazionali e di alcuni dei protagonisti che le hanno caratterizzate, a partire dalle peculiarità delle specifiche metodologie di insegnamento del procedimento compositivo. Guido Canella nel suo scritto Dal laboratorio della composizione scrive: «tutti sappiamo come al generale travaglio linguistico dell’architettura corrisponda una profonda crisi della sua teoria e, quindi, della sua critica e del suo insegnamento. Io penso perciò che sia di grande utilità restituire unità al momento critico e al momento operativo della composizione». L’obiettivo della ricerca è quello di individuare tale unità in conformità con una definita idea di architettura, intraprendendo un percorso attraverso lo studio delle figure e delle scuole di architettura che hanno impresso al proprio insegnamento un punto di vista fortemente caratterizzato, preciso e militante. Aldo Rossi, come altri architetti della sua generazione, sosteneva che una scuola ha il compito di indirizzare e guidare lo studente, anche al prezzo di semplificazioni necessitando di una metodologia in grado di metterlo di fronte alla complessità e alla globalità dei problemi della progettazione, rivolta alla formazione di architetti consapevoli in grado di far fronte a qualsiasi tipo di problema. Con questo lavoro si propone di dimostrare quanto il compito di una scuola non sia quello di sviluppare direzioni personali di ricerca, ma costituire una base comune, individuando una tendenza ben definibile all’interno di un panorama intellettuale. L’obiettivo del docente verso il discente deve essere quello di trasmettere una capacità orientata di lavoro, di saper indirizzare e “influenzare”, perché la specificità di una scuola sta nel suo punto di vista data l’impossibilità di trasmettere un insegnamento in modo interamente obiettivo. Ciò che differenzia una scuola e il suo valore in un determinato momento della sua esistenza da tutte le altre scuole deriva quindi, oltre che dalla necessaria qualità delle persone implicate (i maestri che ne fanno parte), dall’esistenza di “un progetto culturale”. Oggetto della ricerca è dunque quello di analizzare metodologie e obiettivi formativi di una scuola di architettura con il fine di verificare quanto la crescita delle conoscenze di una determinata disciplina possa avvenire anche grazie ad apporti interni ed esterni ad essa e come le materie compositive siano connesse da un legame inscindibile e operativo con quelle umanistiche, storiche e costruttive e dalla necessità di conoscere la realtà presente e quindi la sua conformazione storica, strutturale e culturale, incorporandola nell’ideazione tipologica e nel processo compositivo. Elementi che al giorno d’oggi sembrano essere trascurati, determinando quel travaglio linguistico e teorico che sembra caratterizzare gran parte dell’architettura attuale che sta vivendo un radicale cambiamento della sua teoria, della sua critica e del suo insegnamento. Le cinque scuole di architettura indagate sono la Cooper Union di New York, la Scuola di Valparaíso, l’Architectural Association di Londra assieme a due casi italiani identificabili con il singolo pensiero di due architetti, Guido Canella e Luciano Semerani. Tutte queste esperienze possono fornire un chiaro modello da esaminare non solo per i contenuti del loro insegnamento ma anche e soprattutto per il loro tentativo di costruire un progetto culturale che, pur nascendo e concretizzandosi in modi diversi, trova le sue radici in una cultura umanistica, prima che tecnico-scientifica, allargando l’esperienza dell’architetto a dimensioni affini a quelle delle altre espressioni artistiche e mantenendo al centro delle questioni il tema della forma, dello spazio e della composizione architettonica. Preme sottolineare che nessuna di queste esperienze ha mai avuto la presunzione di definire una sistematica teorica, ma si sono sviluppate secondo una teoresi fatta di formulazioni che in itinere si sono sempre modificate attraverso una prassi sperimentale. Queste forme di insegnamento diventano quindi dei tentativi di fare scuola, dove certamente in tutti i casi è presente l’autorevolezza del maestro che, se operante all’interno di una scuola, può rendere l’architettura insegnabile e trasmissibile, nella pienezza dei suoi nuclei problematici, oltre la formulazione di una sterile precettistica. Quanto avviene alla Cooper con John Hejduk e suoi collaboratori tra il 1964 e il 2000, all’Architectural Association tra il 1971 e il 1990 sotto la direzione di Alvin Boyarsky, a Valparaíso da più di sessant’anni, senza generalizzare troppo, potrebbe essere paragonabile alle esperienze di Milano e Venezia. Figure come Ernesto N. Rogers, Giuseppe Samonà e i loro allievi, come Guido Canella e Luciano Semerani, sono personalità carismatiche che hanno contribuito alla costruzione di un’idea di Scuola di architettura. Queste esperienze, fondate ognuna su una forte identità propria che molto spesso si distacca dalla tradizione accademica corrente, assumono un ruolo culturale fondamentale per lo sviluppo della ricerca e del pensiero, dimostrando come la rifondazione del senso di un fare artistico costituisca l’obiettivo primo di una tendenza e di come tale tendenza appaia imprescindibile dalla necessità di una costruzione teorica.
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