Il quartiere Gabriele D’Annunzio, realizzato a Milano tra il 1939 e il 1941 per iniziativa dell’IFACP, rappresenta, nel clima culturale italiano, uno degli episodi significativi di revisione della prassi progettuale sul tema dell’abitazione collettiva, ossia di adesione al dibattito teorico e progettuale in materia di edilizia popolare condotto e sviluppato in nord Europa tra gli anni ’20 e ’30 del Novecento. Gli isolati oggetto di approfondimento, progettati rispettivamente da Albini, Camus, Palanti e Minoletti, Fabbri all’interno del quartiere D’Annunzio, sono un esempio ancora riconoscibile di architettura razionalista applicata al tema dell’alloggio operaio, capace di rispondere ai rigorosi principi diffusi dagli esponenti del Movimento Moderno. La ricerca ha come primo obiettivo la ricostruzione dei processi che hanno determinato la realizzazione del quartiere, in riferimento al tema dell’edilizia popolare e dello sviluppo urbano di inizio novecento, rivolgendo lo sguardo ad alcune esperienze europee precedenti e contemporanee al caso studio. Il progressivo avvicinamento al caso studio, condotto attraverso una serie di letture analitiche e interpretative, mira a comprenderne la logica costruttiva così da legittimare le scelte adottate in fase progettuale. Tale analisi ha reso riconoscibili le criticità dell’area legate agli usi impropri degli spazi, all’accessibilità degli alloggi e alle loro caratteristiche dimensionali e distributive e alla scarsa fruibilità e qualità degli spazi esterni. Il progetto di recupero tende a reinterpretare criticamente i codici della composizione dello spazio con l’obiettivo di risolvere le problematiche riscontrate attraverso un intervento unitario che agisce, ad un tempo, alla scala urbana e alla scala architettonica. La ridefinizione degli spazi esterni prevede l’apertura del quartiere alla città attraverso la rimozione delle barriere, la gerarchizzazione dei percorsi e l’inserimento di nuovi servizi, mentre alla scala architettonica vengono affrontate le problematiche riguardanti l’accessibilità degli edifici e la distribuzione interna degli alloggi.

Ri-abitare il Novecento : dall'alloggio alla casa. Strategie di recupero architettonico per il quartiere D'Annunzio a Milano

SCRIVANI, ENRICO
2013/2014

Abstract

Il quartiere Gabriele D’Annunzio, realizzato a Milano tra il 1939 e il 1941 per iniziativa dell’IFACP, rappresenta, nel clima culturale italiano, uno degli episodi significativi di revisione della prassi progettuale sul tema dell’abitazione collettiva, ossia di adesione al dibattito teorico e progettuale in materia di edilizia popolare condotto e sviluppato in nord Europa tra gli anni ’20 e ’30 del Novecento. Gli isolati oggetto di approfondimento, progettati rispettivamente da Albini, Camus, Palanti e Minoletti, Fabbri all’interno del quartiere D’Annunzio, sono un esempio ancora riconoscibile di architettura razionalista applicata al tema dell’alloggio operaio, capace di rispondere ai rigorosi principi diffusi dagli esponenti del Movimento Moderno. La ricerca ha come primo obiettivo la ricostruzione dei processi che hanno determinato la realizzazione del quartiere, in riferimento al tema dell’edilizia popolare e dello sviluppo urbano di inizio novecento, rivolgendo lo sguardo ad alcune esperienze europee precedenti e contemporanee al caso studio. Il progressivo avvicinamento al caso studio, condotto attraverso una serie di letture analitiche e interpretative, mira a comprenderne la logica costruttiva così da legittimare le scelte adottate in fase progettuale. Tale analisi ha reso riconoscibili le criticità dell’area legate agli usi impropri degli spazi, all’accessibilità degli alloggi e alle loro caratteristiche dimensionali e distributive e alla scarsa fruibilità e qualità degli spazi esterni. Il progetto di recupero tende a reinterpretare criticamente i codici della composizione dello spazio con l’obiettivo di risolvere le problematiche riscontrate attraverso un intervento unitario che agisce, ad un tempo, alla scala urbana e alla scala architettonica. La ridefinizione degli spazi esterni prevede l’apertura del quartiere alla città attraverso la rimozione delle barriere, la gerarchizzazione dei percorsi e l’inserimento di nuovi servizi, mentre alla scala architettonica vengono affrontate le problematiche riguardanti l’accessibilità degli edifici e la distribuzione interna degli alloggi.
SCAGLIA, MARIO
ARC I - Scuola di Architettura e Società
18-dic-2014
2013/2014
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/102842