The Italian cities have, even today, in their urban structure, strong signs of an important industrial past. Entire portions of them were born in the course of industrialization. Since the '70s, began the phenomenon of industrial divestitures: large gaps began to appear in the urban context, factories moved to the suburbs and the hinterland, leaving in the cities abandoned areas. Without common guidelines, each Italian city began to face the problem of brownfields. Milan took immediate steps to transform the disused industrial areas, with more than 15 million square meters to redesign, assuming a new structure in the city for polarity, each equipped with a directional characteristic that should have characterized the urban sector. This model has been successful with the expansion of the university of Bicocca and Bovisa, but then saw uncertainties and delays for both the problem of land reclamation, both for the economic crisis grew. Turin, with a total of about 5 million square meters of abandoned areas, has worked more slowly. The turning point was in the 90s, when Gregotti ahead to draft the new Plan. There are two main points: the burying of the railway link and the so-called Spina central axis of a long north-south, passing over the railway, and provides for the reuse of many industrial zones or previously occupied by the path railroad, divided into four Spines. The city of Turin, while you begin to realize the Spine, continues its transformation thanks to the XX Olympic Winter Games in 2006. Coming to the programming '10s, when approved a plan to integrate current PRG, which provides only the redevelopment of brownfield sites and / or degraded in the city. The thesis aims to verify if and how the accomplishments of Spina 3 and Spina 4 we can really classify as plans and successful projects for the transformation of the industrial city of Turin.

Le città italiane possiedono, ancora oggi, nella loro struttura urbanistica, forti segni di un passato industriale importante. Intere porzioni di esse sono nate nel corso dell’industrializzazione. A partire dagli anni ’70, è iniziato il fenomeno delle dismissioni industriali: grandi vuoti hanno iniziato a comparire nel tessuto urbano, gli stabilimenti si spostavano verso le periferie e gli hinterland, lasciando nelle città aree abbandonate. Pur senza direttive comuni, ogni città italiana ha cominciato ad affrontare il problema delle aree industriali dismesse. Milano si è immediatamente attivata nel trasformare le ex aree industriali, con più di 15 milioni di metri quadrati da riprogettare, ipotizzando un nuovo assetto della città per polarità, dotata ognuna di una peculiarità direzionale che avrebbe dovuto caratterizzare il settore urbano. Questo modello ha avuto successo innanzitutto con l’ampliamento dell’offerta universitaria su Bicocca e su Bovisa, ma ha visto poi incertezze e rallentamenti sia per il problema delle bonifiche, sia per la cresciuta crisi economica. Torino, con un totale di circa 5 milioni di metri quadrati di aree dismesse, ha operato con più lentezza. La svolta si ha negli anni ’90, quando lo studio Gregotti scende in campo per redigere il nuovo Piano Regolatore. Due sono i punti principali: l’interramento del passante ferroviario e la cosiddetta Spina centrale, un lungo asse di collegamento nord-sud, che passa al di sopra del passante ferroviario, e prevede il riuso di molte zone industriali o in precedenza occupate dal percorso della ferrovia, suddivise in quattro Spine. La città di Torino, mentre si iniziano a realizzare le Spine, prosegue il suo percorso di trasformazione anche grazie ai XX Giochi Olimpici Invernali del 2006. Arrivando alla programmazione degli anni ‘10, quando viene approvato un Piano d’integrazione al PRG vigente, che prevede la riqualificazione solamente di aree industriali dismesse e/o degradate all’interno della città. La tesi si propone di verificare se e come le realizzazioni di Spina 3 e Spina 4 si possano realmente classificare come piani e progetti di successo per la trasformazione della città industriale di Torino.

Le aree industriali dismesse : analisi e riconversione. I progetti di Spina 3 e Spina 4 a Torino

NAPOLITANO, DEBORAH
2013/2014

Abstract

The Italian cities have, even today, in their urban structure, strong signs of an important industrial past. Entire portions of them were born in the course of industrialization. Since the '70s, began the phenomenon of industrial divestitures: large gaps began to appear in the urban context, factories moved to the suburbs and the hinterland, leaving in the cities abandoned areas. Without common guidelines, each Italian city began to face the problem of brownfields. Milan took immediate steps to transform the disused industrial areas, with more than 15 million square meters to redesign, assuming a new structure in the city for polarity, each equipped with a directional characteristic that should have characterized the urban sector. This model has been successful with the expansion of the university of Bicocca and Bovisa, but then saw uncertainties and delays for both the problem of land reclamation, both for the economic crisis grew. Turin, with a total of about 5 million square meters of abandoned areas, has worked more slowly. The turning point was in the 90s, when Gregotti ahead to draft the new Plan. There are two main points: the burying of the railway link and the so-called Spina central axis of a long north-south, passing over the railway, and provides for the reuse of many industrial zones or previously occupied by the path railroad, divided into four Spines. The city of Turin, while you begin to realize the Spine, continues its transformation thanks to the XX Olympic Winter Games in 2006. Coming to the programming '10s, when approved a plan to integrate current PRG, which provides only the redevelopment of brownfield sites and / or degraded in the city. The thesis aims to verify if and how the accomplishments of Spina 3 and Spina 4 we can really classify as plans and successful projects for the transformation of the industrial city of Turin.
ARC I - Scuola di Architettura e Società
18-dic-2014
2013/2014
Le città italiane possiedono, ancora oggi, nella loro struttura urbanistica, forti segni di un passato industriale importante. Intere porzioni di esse sono nate nel corso dell’industrializzazione. A partire dagli anni ’70, è iniziato il fenomeno delle dismissioni industriali: grandi vuoti hanno iniziato a comparire nel tessuto urbano, gli stabilimenti si spostavano verso le periferie e gli hinterland, lasciando nelle città aree abbandonate. Pur senza direttive comuni, ogni città italiana ha cominciato ad affrontare il problema delle aree industriali dismesse. Milano si è immediatamente attivata nel trasformare le ex aree industriali, con più di 15 milioni di metri quadrati da riprogettare, ipotizzando un nuovo assetto della città per polarità, dotata ognuna di una peculiarità direzionale che avrebbe dovuto caratterizzare il settore urbano. Questo modello ha avuto successo innanzitutto con l’ampliamento dell’offerta universitaria su Bicocca e su Bovisa, ma ha visto poi incertezze e rallentamenti sia per il problema delle bonifiche, sia per la cresciuta crisi economica. Torino, con un totale di circa 5 milioni di metri quadrati di aree dismesse, ha operato con più lentezza. La svolta si ha negli anni ’90, quando lo studio Gregotti scende in campo per redigere il nuovo Piano Regolatore. Due sono i punti principali: l’interramento del passante ferroviario e la cosiddetta Spina centrale, un lungo asse di collegamento nord-sud, che passa al di sopra del passante ferroviario, e prevede il riuso di molte zone industriali o in precedenza occupate dal percorso della ferrovia, suddivise in quattro Spine. La città di Torino, mentre si iniziano a realizzare le Spine, prosegue il suo percorso di trasformazione anche grazie ai XX Giochi Olimpici Invernali del 2006. Arrivando alla programmazione degli anni ‘10, quando viene approvato un Piano d’integrazione al PRG vigente, che prevede la riqualificazione solamente di aree industriali dismesse e/o degradate all’interno della città. La tesi si propone di verificare se e come le realizzazioni di Spina 3 e Spina 4 si possano realmente classificare come piani e progetti di successo per la trasformazione della città industriale di Torino.
Tesi di laurea Magistrale
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