Situata ai confini della cittadina bissonese, la Chiesa parrocchiale di San Carpoforo vanta origini molto antiche da ricercarsi presumibilmente nel VII secolo a.C. Nel 1599 l’edificio ecclesiale, descritto per la prima volta dal Vescovo Filippo Archinto, era suddiviso in tre navate da sei colonne lapidee. La navata centrale, di dimensioni maggiori, presentava una copertura a capriate lignee, mentre quelle laterali, di altezza inferiore, erano voltate. La facciata principale, a capanna e dipinta in rosso, presentava un rosone circolare centrale e tre porte di accesso. Tra l’ultimo trentennio del XVII secolo e la prima metà del XVIII la struttura fu soggetta ad un totale rinnovamento che conferì all’edificio l’immagine odierna. Alla Chiesa, sempre suddivisa in tre navate, furono aggiunte simmetricamente sei cappelle, le capriate lignee della navata centrale furono sostituite da una copertura a volta a botte lunettata ed infine, nel 1730, fu edificata la facciata principale. L’unica porzione dell’edificio che si suppone non essere stata soggetta a tale ristrutturazione è l’abside, decorata a stucco e dipinta per mano di Carpoforo Tencalla in quegli stessi anni. Nel medesimo periodo alcuni artisti tuttora sconosciuti ma da ricercarsi tra le Equipe del Carloni o del Barberini-Colomba realizzarono l’apparato decorativo a stucco della navata centrale, i cui campi geometrici furono completati dai dipinti settecenteschi effettuati probabilmente da Giovanni Francesco Gaggini. Negli anni successivi fu adottata per lo più una politica di manutenzione e conservazione dell’edificio senza quindi apportare importanti modifiche alla struttura. La ricerca si è avvalsa di un approccio multidisciplinare che ha coinvolto numerosi campi di indagine, da quello storico a quello filologico, da quello sociale a quello architettonico, da quello artistico a quello strutturale. Le differenti chiavi di lettura adottate hanno permesso di comprendere il manufatto nella sua interezza e di ricostruire la sua storia nel modo più completo possibile.
La Chiesa di San Carpoforo a Bissone. Studio storico, architettonico ed artistico dell'edificio ecclesiale ticinese con particolare attenzione all'analisi dell'apparato decorativo degli affreschi e degli stucchi
DE ROSA, BEATRICE
2013/2014
Abstract
Situata ai confini della cittadina bissonese, la Chiesa parrocchiale di San Carpoforo vanta origini molto antiche da ricercarsi presumibilmente nel VII secolo a.C. Nel 1599 l’edificio ecclesiale, descritto per la prima volta dal Vescovo Filippo Archinto, era suddiviso in tre navate da sei colonne lapidee. La navata centrale, di dimensioni maggiori, presentava una copertura a capriate lignee, mentre quelle laterali, di altezza inferiore, erano voltate. La facciata principale, a capanna e dipinta in rosso, presentava un rosone circolare centrale e tre porte di accesso. Tra l’ultimo trentennio del XVII secolo e la prima metà del XVIII la struttura fu soggetta ad un totale rinnovamento che conferì all’edificio l’immagine odierna. Alla Chiesa, sempre suddivisa in tre navate, furono aggiunte simmetricamente sei cappelle, le capriate lignee della navata centrale furono sostituite da una copertura a volta a botte lunettata ed infine, nel 1730, fu edificata la facciata principale. L’unica porzione dell’edificio che si suppone non essere stata soggetta a tale ristrutturazione è l’abside, decorata a stucco e dipinta per mano di Carpoforo Tencalla in quegli stessi anni. Nel medesimo periodo alcuni artisti tuttora sconosciuti ma da ricercarsi tra le Equipe del Carloni o del Barberini-Colomba realizzarono l’apparato decorativo a stucco della navata centrale, i cui campi geometrici furono completati dai dipinti settecenteschi effettuati probabilmente da Giovanni Francesco Gaggini. Negli anni successivi fu adottata per lo più una politica di manutenzione e conservazione dell’edificio senza quindi apportare importanti modifiche alla struttura. La ricerca si è avvalsa di un approccio multidisciplinare che ha coinvolto numerosi campi di indagine, da quello storico a quello filologico, da quello sociale a quello architettonico, da quello artistico a quello strutturale. Le differenti chiavi di lettura adottate hanno permesso di comprendere il manufatto nella sua interezza e di ricostruire la sua storia nel modo più completo possibile.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/102887