La tesi si basa sul progetto di un masterplan culminante nella progettazione di un ibrido urbano nell’area di Brooklyn Navy Yard a New York. Questa è un’area portuale, cantiere navale ex militare, elemento sistematico della storia della nazione americana, ora in stato di abbandono ma soggetta ad interessi economici rilevanti data la sua posizione strtegica all’interno della metropoli newyorkese. L’idea generatrice del progetto è la restituzione dell’identità pregressa del luogo, cioè riconferire a Brooklyn Navy Yard la sua centralità attraverso la rinconversione degli spazi industrali dismessi o parzialmente in uso come parte di sistema che si collega, come in una rete, alle centralità limitrofe sia a scala urbana che territoriale. Perno del sistema è quindi la riattualizzazione dell’identità aereo-navale-militare del luogo e il suo rapporto con la città di New York. Attraverso lo studio delle mappe storiche si è analizzato come il luogo sia stato una parte fondamentale della storia americana e di come proprio l’uomo abbia con gli anni modificato la sua forma a causa dei mutamenti di funzione e delle necessità antropologiche che si sono susseguite. Infatti si può notare come l’area abbia avuto diverse stratificazioni nel tempo dovute alle diverse fasi storiche. Abbiamo riscontrato tre date principali come apici di queste mutazioni il 1855, il 1935 e 1945 e le abbiamo messe a sistema tra loro e con il primo piano regolatore di Brooklyn datato 1848. Si è riscontrato come l’area a causa della sua destinazione d’uso cioè area militare, l’abbia portata a creare un margine di separazione con l’urbano: infatti la Brooklyn Queens expressway, la tangenziale che connette i borough di New York tra loro fino al limitrofo New Jersey giace esattamente sul muro di recinzione bellica ad una quota di + 5 m circa. E’ quindi questa identità di cantiere navale alla base della strategia progettuale, la quale può essere considerata come un sistema di operazioni. Queste sono definibili come delle espressioni che messe a sistema permetteranno una nuova concezione dell’area garantendo alla stessa di uscire dal suo isolamento e immobilismo che l’hanno caratterizzata negli ultimi 30 anni e permettendo inoltre per la prima volta di essere parte dell’urbano e quindi uno dei centri nevralgici della metropoli newyorkese. Esse sono: Waterfront, landmark, Museo tecnologico, Isole/Parco, Muro/Metropolitana, Ponte/Ferrovia, Galleria. L’obiettivo è quindi attraverso queste operazioni di rendere Brooklyn Navy Yard il punto di partenza per la trasformazione di tutta l’area circostante, fulcro di una nuova visione di Brooklyn e stella splendente di quella costellazione che è New York. Come Landmark dell’intera operazione si è scelto di utilizzare l’elemento morfologico principe del panorama newyorkese ed espressione del manhattanismo koolhaassiano per eccellenza, la torre. Si è quindi scelto come modello il grattacielo americano per antonomasia degli anni 60’ il Seagram Building di Mies Van Der Rohe. Questo però è tradotto in base alle esigenze del contemporaneo e si è quindi interpretato il modello come un ibrido urbano cioè la rappresentazione in verticale della complessità dell’urbano. Si è quindi deciso di disporre verticalmente all’interno di un unico edificio contenitore le diverse funzioni che componongono. L’elemento che garantisce questa distribuzione è lo studio della percorribilità interna: infatti si è concepito diversi tipi di collegamenti ciascuno con le sue velocità. C’è quindi una gerarchia come un sistema che permette la distribuzione con diverse priorità. Tutto ciò culmina con il collegamento verticale come promenade, cioè un percorso che collega tutti gli atri delle funzioni le quali sono concepite come delle vere e proprie piazze. Questi elementi sono le scale mobile le quali fungono da promenade all’interno dell’hybrid e tengono a sistema tutte le funzioni in questo unico involucro.
Hybrid 128. The urban metamorphosis of Brooklyn Navy Yard, New York
DEGLI ESPOSTI, FRANCESCO;PIOLINI, MICHELE
2013/2014
Abstract
La tesi si basa sul progetto di un masterplan culminante nella progettazione di un ibrido urbano nell’area di Brooklyn Navy Yard a New York. Questa è un’area portuale, cantiere navale ex militare, elemento sistematico della storia della nazione americana, ora in stato di abbandono ma soggetta ad interessi economici rilevanti data la sua posizione strtegica all’interno della metropoli newyorkese. L’idea generatrice del progetto è la restituzione dell’identità pregressa del luogo, cioè riconferire a Brooklyn Navy Yard la sua centralità attraverso la rinconversione degli spazi industrali dismessi o parzialmente in uso come parte di sistema che si collega, come in una rete, alle centralità limitrofe sia a scala urbana che territoriale. Perno del sistema è quindi la riattualizzazione dell’identità aereo-navale-militare del luogo e il suo rapporto con la città di New York. Attraverso lo studio delle mappe storiche si è analizzato come il luogo sia stato una parte fondamentale della storia americana e di come proprio l’uomo abbia con gli anni modificato la sua forma a causa dei mutamenti di funzione e delle necessità antropologiche che si sono susseguite. Infatti si può notare come l’area abbia avuto diverse stratificazioni nel tempo dovute alle diverse fasi storiche. Abbiamo riscontrato tre date principali come apici di queste mutazioni il 1855, il 1935 e 1945 e le abbiamo messe a sistema tra loro e con il primo piano regolatore di Brooklyn datato 1848. Si è riscontrato come l’area a causa della sua destinazione d’uso cioè area militare, l’abbia portata a creare un margine di separazione con l’urbano: infatti la Brooklyn Queens expressway, la tangenziale che connette i borough di New York tra loro fino al limitrofo New Jersey giace esattamente sul muro di recinzione bellica ad una quota di + 5 m circa. E’ quindi questa identità di cantiere navale alla base della strategia progettuale, la quale può essere considerata come un sistema di operazioni. Queste sono definibili come delle espressioni che messe a sistema permetteranno una nuova concezione dell’area garantendo alla stessa di uscire dal suo isolamento e immobilismo che l’hanno caratterizzata negli ultimi 30 anni e permettendo inoltre per la prima volta di essere parte dell’urbano e quindi uno dei centri nevralgici della metropoli newyorkese. Esse sono: Waterfront, landmark, Museo tecnologico, Isole/Parco, Muro/Metropolitana, Ponte/Ferrovia, Galleria. L’obiettivo è quindi attraverso queste operazioni di rendere Brooklyn Navy Yard il punto di partenza per la trasformazione di tutta l’area circostante, fulcro di una nuova visione di Brooklyn e stella splendente di quella costellazione che è New York. Come Landmark dell’intera operazione si è scelto di utilizzare l’elemento morfologico principe del panorama newyorkese ed espressione del manhattanismo koolhaassiano per eccellenza, la torre. Si è quindi scelto come modello il grattacielo americano per antonomasia degli anni 60’ il Seagram Building di Mies Van Der Rohe. Questo però è tradotto in base alle esigenze del contemporaneo e si è quindi interpretato il modello come un ibrido urbano cioè la rappresentazione in verticale della complessità dell’urbano. Si è quindi deciso di disporre verticalmente all’interno di un unico edificio contenitore le diverse funzioni che componongono. L’elemento che garantisce questa distribuzione è lo studio della percorribilità interna: infatti si è concepito diversi tipi di collegamenti ciascuno con le sue velocità. C’è quindi una gerarchia come un sistema che permette la distribuzione con diverse priorità. Tutto ciò culmina con il collegamento verticale come promenade, cioè un percorso che collega tutti gli atri delle funzioni le quali sono concepite come delle vere e proprie piazze. Questi elementi sono le scale mobile le quali fungono da promenade all’interno dell’hybrid e tengono a sistema tutte le funzioni in questo unico involucro.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/103041