La dismissione degli Ospedali Psichiatrici, prevista dalla legge della riforma dell’assistenza psichiatrica del 1978, ha lasciato sul territorio nazionale un patrimonio immobiliare in attesa di progetti di riutilizzo e trasformazione. L’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano, chiuso definitivamente nel 2000, ha vissuto il processo di trasformazione attraverso il riuso dei padiglioni da parte dell’Azienda Ospedaliera di Niguarda, dell’ASL e da associazioni e cooperative attive nell’inserimento sociale degli ex pazienti. La mancanza di un progetto di riqualificazione dell’intera area, in parte dovuta alla proprietà di tre diversi soggetti istituzionali, ha contribuito a determinare uno stato di fatto che vede il Paolo Pini ancora poco integrato nel tessuto urbano e sociale della periferia nord di Milano, confinato ancora in una dimensione simbolica di segregazione e reclusione. Il grande valore paesaggistico ed architettonico ma anche sociale e culturale di cui é costituito il Paolo Pini induce ad ipotizzare una trasformazione che valorizzi l’eccezionalità della struttura all’interno del tessuto urbano e restituisca alla città uno spazio prima negato. Le forme associative presenti sull’area operano già un tentativo di ridefinizione di nuovi territori dell’inclusione, allestendo delle attività formative che coinvolgono, oltre agli ex pazienti del manicomio, anche la popolazione urbana. Obiettivo del lavoro di tesi é la ridefinizione di un ruolo urbano per il Paolo Pini attraverso la messa a sistema delle attività formative esistenti e l’allestimento di nuovi spazi per la formazione. L’occasione per formulare un’ipotesi di trasformazione del Paolo Pini indirizzata al recupero di un ruolo urbano é inoltre offerta dalla possibilità di coinvolgere nel progetto l’Ambito di Trasformazione Urbana (ATU) Litta Modignani, confinante con l’area dell’ex struttura manicomiale.

Il Paolo Pini. Da ospedale psichiatrico a nuova frontiera per la formazione

RIZZI, ELENA ALICE
2013/2014

Abstract

La dismissione degli Ospedali Psichiatrici, prevista dalla legge della riforma dell’assistenza psichiatrica del 1978, ha lasciato sul territorio nazionale un patrimonio immobiliare in attesa di progetti di riutilizzo e trasformazione. L’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano, chiuso definitivamente nel 2000, ha vissuto il processo di trasformazione attraverso il riuso dei padiglioni da parte dell’Azienda Ospedaliera di Niguarda, dell’ASL e da associazioni e cooperative attive nell’inserimento sociale degli ex pazienti. La mancanza di un progetto di riqualificazione dell’intera area, in parte dovuta alla proprietà di tre diversi soggetti istituzionali, ha contribuito a determinare uno stato di fatto che vede il Paolo Pini ancora poco integrato nel tessuto urbano e sociale della periferia nord di Milano, confinato ancora in una dimensione simbolica di segregazione e reclusione. Il grande valore paesaggistico ed architettonico ma anche sociale e culturale di cui é costituito il Paolo Pini induce ad ipotizzare una trasformazione che valorizzi l’eccezionalità della struttura all’interno del tessuto urbano e restituisca alla città uno spazio prima negato. Le forme associative presenti sull’area operano già un tentativo di ridefinizione di nuovi territori dell’inclusione, allestendo delle attività formative che coinvolgono, oltre agli ex pazienti del manicomio, anche la popolazione urbana. Obiettivo del lavoro di tesi é la ridefinizione di un ruolo urbano per il Paolo Pini attraverso la messa a sistema delle attività formative esistenti e l’allestimento di nuovi spazi per la formazione. L’occasione per formulare un’ipotesi di trasformazione del Paolo Pini indirizzata al recupero di un ruolo urbano é inoltre offerta dalla possibilità di coinvolgere nel progetto l’Ambito di Trasformazione Urbana (ATU) Litta Modignani, confinante con l’area dell’ex struttura manicomiale.
ARC I - Scuola di Architettura e Società
27-apr-2015
2013/2014
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/103882