Nel corso degli ultimi anni, i settori del tempo libero e dell’intrattenimento, sono stati oggetto di un radicale rinnovamento – sia di prodotto che di processo – che ha caratterizzato la nuova “generazione” di strutture sportive. In particolare lo stadio si configura come un organismo complesso, non più caratterizzato dalla presenza di poche funzioni, ma la sua nuova concezione viene necessariamente influenzata da un quadro esigenziale mutato e variamente articolato, in cui emergono i parametri di qualità ambientale, sicurezza e multifunzionalità. La riqualificazione delle strutture sportive esistenti assume, specie nel contesto europeo, un ruolo strategico all’interno della dinamiche urbane. Gli interventi di riqualificazione di queste strutture coincidono con l’opportunità di miglioramento del sistema di servizi destinato all’intera comunità, ponendo un’attenzione sempre più importante su quelli che sono i bisogni e le esigenze della collettività. In Italia, operazioni di questo tipo, assumono una valenza ancora maggiore: basti pensare alla localizzazione degli impianti – spesso situati all’interno del tessuto storico consolidato – e al loro rapporto con il patrimonio di Beni Culturali che caratterizzano le città italiane. Ad di là di mere considerazioni di carattere “geografico” e localizzativo, la scala stessa delle infrastrutture per lo sport (stadi per il calcio nello specifico) impone una profonda riflessione rispetto alle scelte di governance alla scala urbana e del paesaggio. Esse non possono più basarsi su ragionamenti prettamente ed esclusivamente urbanistici - storicamente e tradizionalmente incapaci di cogliere appieno la complessità delle trasformazioni territoriali – dovendosi invece incardinare su approcci multi-disciplinari e innovative tecnologie sia di processo che di prodotto. In base alla posizionamento degli stadi rispetto ai centri urbani si sono imposti, negli ultimi quindici – vent’anni almeno, primariamente due modelli: per gli impianti inseriti nella cosiddetta “città consolidata” si è operato per “scambio-sostituzione”, sfruttando le potenzialità ed il valore immobiliare delle aree originarie delocalizzando l’eventuale nuovo stadio in aree più periferiche. Per impianti già situati invece in aree “esterne” alla cintura urbana più densa, spesso si è privilegiata l’operazione di riqualificazione e “infrastrutturazione” dell’esistente. Questa seconda opzione non sempre si è rivelata economicamente sostenibile: vuoi per ragioni di costi infrastrutturali, vuoi per motivazioni di carattere socio funzionale come la scarsa attrattività e accessibilità di queste aree peri-urbane. La “terza via” che si sta imponendo in tempi recenti è quella che non considera più lo stadio come un nodo critico della città contemporanea; al contrario esso diventa lo “stadio-urbano” volano economico e motore di diffuse azioni di ri-generazione e ri-qualificazione, definendo così nuove logiche e nuovi modelli insediativi. Allo stato attuale dell’arte, lo stadio contemporaneo si configura non solo come il luogo in cui si svolge l’evento sportivo ma anche (e soprattutto si può dire) come un vero e proprio condensatore di servizi e spazi per la socializzazione e l’intrattenimento. Un luogo in cui la complessa società contemporanea può trovare una sua sublimazione instaurando un nuovo sistema di relazioni, sia di carattere simbolico, che economico, commerciale e culturale. Questo nuovo modo di concepire lo stadio è strettamente connesso con la nuova concezione dello spazio pubblico contemporaneo, che annulla la separazione tra spazi di natura differente portando a vivere i luoghi in continuità interno-esterno, privato-pubblico. La concezione tradizionale di “stadio chiuso”, fortemente introverso e che non instaura nessuna relazione con il contesto che lo circonda, viene abbandonata in favore di quella di “stadio aperto”, che al contrario entra a far parte del processo di riqualificazione e valorizzazione del sistema urbano. In questo senso la presenza dello stadio influenza sia direttamente che indirettamente il contesto urbano in cui si inserisce, migliorando la dotazione di infrastrutture e servizi, rafforzando l’immagine della città e divenendo volano dello suo sviluppo economico. Negli ultimi anni, affianco al concetto di riqualificazione urbana, è stato utilizzato sempre più spesso e in maggiori occasioni il termine “Smart city”. La tesi, in tal senso, affronta il concetto di Smart city come occasione per ripensare la città contemporanea in chiave innovativa, con sistemi di gestione delle risorse della città, mirati al miglioramento della qualità della vita rispetto alla quale l’elaborazione di una pianificazione strategica integrata costituisce una necessità essenziale per lo sviluppo sostenibile della città. La realizzazione di un nuovo stadio per il calcio (o la riqualificazione dell’esistente) rappresentano un intervento complesso e sensibile, sia dal punto di vista delle dimensione che da quello del suo impatto sul paesaggio. Attraverso il progetto di queste strutture ci si rapporta con i temi “classici” dell’architettura sperimentando, allo stesso tempo, approcci spaziali innovativi, in grado di dialogare e trasformare il paesaggio naturale, in un continuum tra natura e artificio ormai paradigma di una progettazione integrata a tutti gli effetti, in cui concetti quali la sostenibilità, l’eco-compatibilità, il riuso e il riciclaggio dei materiali - volti a ridurre l’impatto ambientale dell’edificio in termini di utilizzo delle risorse – assumono sempre maggiore importanza. Il presente lavoro progettuale accoglie, rielaborandole, le complesse e molteplici istanze del panorama culturale descritto in precedenza, “testando” l’architettura dello “stadio-paesaggio” rispetto ad un genius-loci specifico: un contesto urbano complesso all’interno della città di Varese, in cui si incontrano pezzi di città storica (il sistema delle “ville di campagna” in stile liberty), tessuti urbani di espansioni più recenti e spazi verdi frammentati. Il progetto propone la riqualificazione dello stadio esistente, nella convinzione che lo stadio stesso, per sua natura simbolica e morfo-tipologica (prima ancora che architettonica), è in grado di ri-costruire, a partire dal proprio sedime, un pezzo di città, ideale nodo urbano in cui confluiscono elementi infrastrutturali, corridoi verdi e nuove funzioni. Nuove spazialità a cavallo tra natura e artificio, città e campagna, che definiscono nuove logiche di governance dei paesaggi della contemporaneità.

Stadio e paesaggio. Identità, dialogo e integrazione ambientale di un'architettura per lo sport

GALANTE, ASTRID;FRANZOSI, MICHAEL
2014/2015

Abstract

Nel corso degli ultimi anni, i settori del tempo libero e dell’intrattenimento, sono stati oggetto di un radicale rinnovamento – sia di prodotto che di processo – che ha caratterizzato la nuova “generazione” di strutture sportive. In particolare lo stadio si configura come un organismo complesso, non più caratterizzato dalla presenza di poche funzioni, ma la sua nuova concezione viene necessariamente influenzata da un quadro esigenziale mutato e variamente articolato, in cui emergono i parametri di qualità ambientale, sicurezza e multifunzionalità. La riqualificazione delle strutture sportive esistenti assume, specie nel contesto europeo, un ruolo strategico all’interno della dinamiche urbane. Gli interventi di riqualificazione di queste strutture coincidono con l’opportunità di miglioramento del sistema di servizi destinato all’intera comunità, ponendo un’attenzione sempre più importante su quelli che sono i bisogni e le esigenze della collettività. In Italia, operazioni di questo tipo, assumono una valenza ancora maggiore: basti pensare alla localizzazione degli impianti – spesso situati all’interno del tessuto storico consolidato – e al loro rapporto con il patrimonio di Beni Culturali che caratterizzano le città italiane. Ad di là di mere considerazioni di carattere “geografico” e localizzativo, la scala stessa delle infrastrutture per lo sport (stadi per il calcio nello specifico) impone una profonda riflessione rispetto alle scelte di governance alla scala urbana e del paesaggio. Esse non possono più basarsi su ragionamenti prettamente ed esclusivamente urbanistici - storicamente e tradizionalmente incapaci di cogliere appieno la complessità delle trasformazioni territoriali – dovendosi invece incardinare su approcci multi-disciplinari e innovative tecnologie sia di processo che di prodotto. In base alla posizionamento degli stadi rispetto ai centri urbani si sono imposti, negli ultimi quindici – vent’anni almeno, primariamente due modelli: per gli impianti inseriti nella cosiddetta “città consolidata” si è operato per “scambio-sostituzione”, sfruttando le potenzialità ed il valore immobiliare delle aree originarie delocalizzando l’eventuale nuovo stadio in aree più periferiche. Per impianti già situati invece in aree “esterne” alla cintura urbana più densa, spesso si è privilegiata l’operazione di riqualificazione e “infrastrutturazione” dell’esistente. Questa seconda opzione non sempre si è rivelata economicamente sostenibile: vuoi per ragioni di costi infrastrutturali, vuoi per motivazioni di carattere socio funzionale come la scarsa attrattività e accessibilità di queste aree peri-urbane. La “terza via” che si sta imponendo in tempi recenti è quella che non considera più lo stadio come un nodo critico della città contemporanea; al contrario esso diventa lo “stadio-urbano” volano economico e motore di diffuse azioni di ri-generazione e ri-qualificazione, definendo così nuove logiche e nuovi modelli insediativi. Allo stato attuale dell’arte, lo stadio contemporaneo si configura non solo come il luogo in cui si svolge l’evento sportivo ma anche (e soprattutto si può dire) come un vero e proprio condensatore di servizi e spazi per la socializzazione e l’intrattenimento. Un luogo in cui la complessa società contemporanea può trovare una sua sublimazione instaurando un nuovo sistema di relazioni, sia di carattere simbolico, che economico, commerciale e culturale. Questo nuovo modo di concepire lo stadio è strettamente connesso con la nuova concezione dello spazio pubblico contemporaneo, che annulla la separazione tra spazi di natura differente portando a vivere i luoghi in continuità interno-esterno, privato-pubblico. La concezione tradizionale di “stadio chiuso”, fortemente introverso e che non instaura nessuna relazione con il contesto che lo circonda, viene abbandonata in favore di quella di “stadio aperto”, che al contrario entra a far parte del processo di riqualificazione e valorizzazione del sistema urbano. In questo senso la presenza dello stadio influenza sia direttamente che indirettamente il contesto urbano in cui si inserisce, migliorando la dotazione di infrastrutture e servizi, rafforzando l’immagine della città e divenendo volano dello suo sviluppo economico. Negli ultimi anni, affianco al concetto di riqualificazione urbana, è stato utilizzato sempre più spesso e in maggiori occasioni il termine “Smart city”. La tesi, in tal senso, affronta il concetto di Smart city come occasione per ripensare la città contemporanea in chiave innovativa, con sistemi di gestione delle risorse della città, mirati al miglioramento della qualità della vita rispetto alla quale l’elaborazione di una pianificazione strategica integrata costituisce una necessità essenziale per lo sviluppo sostenibile della città. La realizzazione di un nuovo stadio per il calcio (o la riqualificazione dell’esistente) rappresentano un intervento complesso e sensibile, sia dal punto di vista delle dimensione che da quello del suo impatto sul paesaggio. Attraverso il progetto di queste strutture ci si rapporta con i temi “classici” dell’architettura sperimentando, allo stesso tempo, approcci spaziali innovativi, in grado di dialogare e trasformare il paesaggio naturale, in un continuum tra natura e artificio ormai paradigma di una progettazione integrata a tutti gli effetti, in cui concetti quali la sostenibilità, l’eco-compatibilità, il riuso e il riciclaggio dei materiali - volti a ridurre l’impatto ambientale dell’edificio in termini di utilizzo delle risorse – assumono sempre maggiore importanza. Il presente lavoro progettuale accoglie, rielaborandole, le complesse e molteplici istanze del panorama culturale descritto in precedenza, “testando” l’architettura dello “stadio-paesaggio” rispetto ad un genius-loci specifico: un contesto urbano complesso all’interno della città di Varese, in cui si incontrano pezzi di città storica (il sistema delle “ville di campagna” in stile liberty), tessuti urbani di espansioni più recenti e spazi verdi frammentati. Il progetto propone la riqualificazione dello stadio esistente, nella convinzione che lo stadio stesso, per sua natura simbolica e morfo-tipologica (prima ancora che architettonica), è in grado di ri-costruire, a partire dal proprio sedime, un pezzo di città, ideale nodo urbano in cui confluiscono elementi infrastrutturali, corridoi verdi e nuove funzioni. Nuove spazialità a cavallo tra natura e artificio, città e campagna, che definiscono nuove logiche di governance dei paesaggi della contemporaneità.
ALLEGRI, DAVIDE
ARC I - Scuola di Architettura e Società
27-apr-2015
2014/2015
Tesi di laurea Magistrale
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