Il tema del presente lavoro di tesi è quello di correlare il rilievo con la documentazione storica della basilica di S. Ambrogio a Milano. La professoressa Raffaella Brumana e il professor Alberto Grimoldi ci hanno proposto l’analisi di un monumento insigne e molto studiato, ma che ancora offre aspetti inediti e prospettive di ricerca. Inoltre, un rilievo aggiornato della fabbrica non era stato ancora effettuato: nella restituzione abbiamo potuto confrontarci con un manufatto complesso ed eterogeneo, frutto di continue trasformazioni e costruzioni annesse nel corso dei tempi. Trattandosi di un caso studio di considerevoli dimensioni sono state necessarie numerose campagne di rilievo per realizzare gli elaborati necessari a comprendere la geometria e le caratteristiche dimensionali della chiesa. La basilica non è opera unitaria e omogenea, ma un palinsesto e testimonianza di differenti momenti storici e volontà esecutive che nel tempo si sono susseguite modificandola profondamente. Incominciando lo studio di un monumento tanto conosciuto come la basilica di S. Ambrogio, la cui stratificazione storica presenta molteplici fasi, nelle quali si sono succedute trasformazioni e modificazioni dell’assetto originario, è venuto naturale affrontare l’argomento dal punto di vista dell’archeologia dell’architettura. Essa è una metodologia che avevamo già incontrato nei nostri studi, in particolare nel Laboratorio di Restauro Architettonico tenuto dai proff. Grimoldi A. e Brumana R., che abbiamo approfondito tramite la lettura di testi specialistici (come quelli di Boato e Mannoni). La base di questo approccio è il rapporto dialettico tra le fonti principali: il manufatto architettonico, la bibliografia e il rilievo, che permettono di relazionarsi all’interpretazione dei dati tramite un legame ciclico dei tre termini principali: le fonti indirette (bibliografia), le fonti dirette (manufatto) e la rielaborazione (formulazione di ipotesi). Il legame permette di avere continui passaggi di spunti tra i tre termini, senza fossilizzarsi su uno solo di essi. Grazie all’apporto di persone provenienti da campi differenti da quello dell’architettura, come quello di Riccardo Valente, archeologo dottorando presso il Politecnico di Milano, la ricerca si è arricchita di nuovi contributi. L’archeologia dell’architettura è un metodo di indagine del manufatto storico che si avvale dell’apporto delle due discipline di cui il nome è composto. Dalla prima, l’archeologia, trae soprattutto la curiosità verso il dato storico e materiale; dalla seconda, l’architettura, le conoscenze sulle tecniche costruttive della fabbrica. Si tratta perciò di affrontare lo studio partendo da quanto si può osservare e procedere a ritroso; lo stesso principio che utilizza l’archeologo nella pratica dello scavo archeologico. In questo modo abbiamo intrapreso lo studio di S. Ambrogio, partendo dalle conoscenze a noi prossime e forse di più vicina appartenenza, come i danni della seconda guerra mondiale e le relazioni di cantiere ottocentesche, retrocedendo verso le fasi precedenti fino alla fabbrica voluta da Ambrogio. Procedendo a ritroso, per sottrazione delle fasi storiche, si può a volte scindere la complessità del manufatto in tutti quei momenti che sono stati fondamentali nella sua trasformazione, trattandone uno per volta. Partendo viceversa dalla ricerca di una “configurazione originale” per poi ricercare le aggiunte più recenti avrebbe significato addentrarsi in un percorso di difficile interpretazione del manufatto architettonico. Cominciando dal piano terra, che comprende le navate, le cappelle laterali, il sacello di S. Vittore in ciel d’oro con relativo museo, il porticato bramantesco, fino ad arrivare al piano dei matronei e del nartece. La basilica, conosciuta come esempio dell’architettura romanica lombarda e studiata in tutte le sue parti, offre in realtà nuovi spunti di ricerca, che partono da alcuni elementi poco analizzati. Ne sono la maggiore evidenza gli arconi disposti tra i contrafforti a pilastro, situati lungo i fianchi nord e sud della chiesa. I sopralluoghi sono quindi stati parte fondamentale del presente lavoro di tesi, che hanno permesso di studiare la fonte diretta, il manufatto stesso. Il continuo rapporto con la bibliografia e le nostre osservazioni ha permesso al sopralluogo di diventare sempre momento sostanziale di confronto in situ dei dati raccolti. Le osservazioni rilevate ci hanno portato ad immaginare la basilica non più come organismo compatto e unitario del XII secolo, ma come palinsesto di differenti momenti storici: sono proprio le continue trasformazioni e modificazioni a rendere S. Ambrogio una tra le chiese più significative per la comunità milanese e non solo, oggetto privilegiato di studi e ricerche. La fortuna critica della basilica è, infatti, molto ampia e comprende scritti sin dal XVI secolo, senza considerare le lettere scritte da Ambrogio stesso alla sorella Marcellina. Sebbene la critica sia concorde nel riconoscere determinate fasi storiche che hanno caratterizzato gli interventi nella basilica, ancora molti sono gli interrogativi aperti su precisi temi, come quello della relazione di posteriorità tra il campanile dei canonici e la basilica oppure quello sull’effettiva originalità di determinati elementi architettonici. I primi studi propriamente condotti da architetti e archeologi, incentrati sul riconoscimento delle tracce della basilica delle origini, furono condotti durante gli scavi promossi da mons. Rossi nel XIX secolo, seguiti da Gaetano Landriani, coevi agli studi dell’erudito francese F. de Dartein. A questi sono seguiti quelli di F. Reggiori che studiò la basilica nel XX secolo. In particolare, egli ebbe modo di osservare, a causa degli squarci nella chiesa provocati dei bombardamenti, alcune parti rimaste nascoste nei sottotetti o lungo il fianco nord, che furono rilevate, fotografate e inserite in numerosi libri da lui pubblicati. Partendo dalle basi acquisite dalla bibliografia si è voluto in primo luogo soffermarsi sul contesto nel quale la basilica di S. Amborgio si inserisce, realizzando delle mappe, nelle quali è possibile osservare l’evoluzione temporale dei dintorni della chiesa. Queste sono state create basandosi sia attraverso fonti documentarie, che attestano la presenza o la costruzione delle differenti fabbriche, sia attraverso una ricerca della cartografia storica di Milano. Sono state poi graficizzate le soglie storiche della basilica individuate durante la lettura della bibliografia, a volte proponendo la visione comune della critica e altre proponendo il punto di vista dei differenti studiosi. Quest’ultima analisi ha suggerito l’approfondimento di alcuni temi da noi individuati, che ha condotto ad un’ulteriore confronto tra le fonti indirette e dirette e le nostre osservazioni. Lo studio di queste tematiche ha portato ad una rilettura dei dati raccolti, rivolta a una seconda analisi di quanto già studiato, cosìcchè anche quelle informazioni che in un primo tempo ci erano sembrate superflue, si sono rivelate sotto una luce diversa. Abbiamo deciso di approfondire maggiormente, rispetto agli altri temi, gli arconi dei fianchi nord della basilica, in quanto struttura poco conosciuto e studiata, emblema delle trasformazioni che la basilica ha subito nel corso del XI-XIII secolo. E’ stato svolto un rilievo in pianta e in alzato, un’analisi stratigrafica dell’elevato e l’elaborazione di ortofoto tramite la campagna di rilievo fotografico. Il presente lavoro di tesi, basato sull’analisi dei documenti storici e del dato materiale, si presenta come un taccuino virtuale della basilica, grazie al supporto del modello 3D da noi realizzato che, affiancato alle piante e alle sezioni della chiesa, aiuta la comprensione di particolari aspetti scaturiti dal nostro studio.

Un taccuino virtuale a n-D per la basilica di Sant'Ambrogio a Milano. Rilievo, ricerca, rielaborazione

STANGA, CHIARA;SPINELLI, CHIARA
2013/2014

Abstract

Il tema del presente lavoro di tesi è quello di correlare il rilievo con la documentazione storica della basilica di S. Ambrogio a Milano. La professoressa Raffaella Brumana e il professor Alberto Grimoldi ci hanno proposto l’analisi di un monumento insigne e molto studiato, ma che ancora offre aspetti inediti e prospettive di ricerca. Inoltre, un rilievo aggiornato della fabbrica non era stato ancora effettuato: nella restituzione abbiamo potuto confrontarci con un manufatto complesso ed eterogeneo, frutto di continue trasformazioni e costruzioni annesse nel corso dei tempi. Trattandosi di un caso studio di considerevoli dimensioni sono state necessarie numerose campagne di rilievo per realizzare gli elaborati necessari a comprendere la geometria e le caratteristiche dimensionali della chiesa. La basilica non è opera unitaria e omogenea, ma un palinsesto e testimonianza di differenti momenti storici e volontà esecutive che nel tempo si sono susseguite modificandola profondamente. Incominciando lo studio di un monumento tanto conosciuto come la basilica di S. Ambrogio, la cui stratificazione storica presenta molteplici fasi, nelle quali si sono succedute trasformazioni e modificazioni dell’assetto originario, è venuto naturale affrontare l’argomento dal punto di vista dell’archeologia dell’architettura. Essa è una metodologia che avevamo già incontrato nei nostri studi, in particolare nel Laboratorio di Restauro Architettonico tenuto dai proff. Grimoldi A. e Brumana R., che abbiamo approfondito tramite la lettura di testi specialistici (come quelli di Boato e Mannoni). La base di questo approccio è il rapporto dialettico tra le fonti principali: il manufatto architettonico, la bibliografia e il rilievo, che permettono di relazionarsi all’interpretazione dei dati tramite un legame ciclico dei tre termini principali: le fonti indirette (bibliografia), le fonti dirette (manufatto) e la rielaborazione (formulazione di ipotesi). Il legame permette di avere continui passaggi di spunti tra i tre termini, senza fossilizzarsi su uno solo di essi. Grazie all’apporto di persone provenienti da campi differenti da quello dell’architettura, come quello di Riccardo Valente, archeologo dottorando presso il Politecnico di Milano, la ricerca si è arricchita di nuovi contributi. L’archeologia dell’architettura è un metodo di indagine del manufatto storico che si avvale dell’apporto delle due discipline di cui il nome è composto. Dalla prima, l’archeologia, trae soprattutto la curiosità verso il dato storico e materiale; dalla seconda, l’architettura, le conoscenze sulle tecniche costruttive della fabbrica. Si tratta perciò di affrontare lo studio partendo da quanto si può osservare e procedere a ritroso; lo stesso principio che utilizza l’archeologo nella pratica dello scavo archeologico. In questo modo abbiamo intrapreso lo studio di S. Ambrogio, partendo dalle conoscenze a noi prossime e forse di più vicina appartenenza, come i danni della seconda guerra mondiale e le relazioni di cantiere ottocentesche, retrocedendo verso le fasi precedenti fino alla fabbrica voluta da Ambrogio. Procedendo a ritroso, per sottrazione delle fasi storiche, si può a volte scindere la complessità del manufatto in tutti quei momenti che sono stati fondamentali nella sua trasformazione, trattandone uno per volta. Partendo viceversa dalla ricerca di una “configurazione originale” per poi ricercare le aggiunte più recenti avrebbe significato addentrarsi in un percorso di difficile interpretazione del manufatto architettonico. Cominciando dal piano terra, che comprende le navate, le cappelle laterali, il sacello di S. Vittore in ciel d’oro con relativo museo, il porticato bramantesco, fino ad arrivare al piano dei matronei e del nartece. La basilica, conosciuta come esempio dell’architettura romanica lombarda e studiata in tutte le sue parti, offre in realtà nuovi spunti di ricerca, che partono da alcuni elementi poco analizzati. Ne sono la maggiore evidenza gli arconi disposti tra i contrafforti a pilastro, situati lungo i fianchi nord e sud della chiesa. I sopralluoghi sono quindi stati parte fondamentale del presente lavoro di tesi, che hanno permesso di studiare la fonte diretta, il manufatto stesso. Il continuo rapporto con la bibliografia e le nostre osservazioni ha permesso al sopralluogo di diventare sempre momento sostanziale di confronto in situ dei dati raccolti. Le osservazioni rilevate ci hanno portato ad immaginare la basilica non più come organismo compatto e unitario del XII secolo, ma come palinsesto di differenti momenti storici: sono proprio le continue trasformazioni e modificazioni a rendere S. Ambrogio una tra le chiese più significative per la comunità milanese e non solo, oggetto privilegiato di studi e ricerche. La fortuna critica della basilica è, infatti, molto ampia e comprende scritti sin dal XVI secolo, senza considerare le lettere scritte da Ambrogio stesso alla sorella Marcellina. Sebbene la critica sia concorde nel riconoscere determinate fasi storiche che hanno caratterizzato gli interventi nella basilica, ancora molti sono gli interrogativi aperti su precisi temi, come quello della relazione di posteriorità tra il campanile dei canonici e la basilica oppure quello sull’effettiva originalità di determinati elementi architettonici. I primi studi propriamente condotti da architetti e archeologi, incentrati sul riconoscimento delle tracce della basilica delle origini, furono condotti durante gli scavi promossi da mons. Rossi nel XIX secolo, seguiti da Gaetano Landriani, coevi agli studi dell’erudito francese F. de Dartein. A questi sono seguiti quelli di F. Reggiori che studiò la basilica nel XX secolo. In particolare, egli ebbe modo di osservare, a causa degli squarci nella chiesa provocati dei bombardamenti, alcune parti rimaste nascoste nei sottotetti o lungo il fianco nord, che furono rilevate, fotografate e inserite in numerosi libri da lui pubblicati. Partendo dalle basi acquisite dalla bibliografia si è voluto in primo luogo soffermarsi sul contesto nel quale la basilica di S. Amborgio si inserisce, realizzando delle mappe, nelle quali è possibile osservare l’evoluzione temporale dei dintorni della chiesa. Queste sono state create basandosi sia attraverso fonti documentarie, che attestano la presenza o la costruzione delle differenti fabbriche, sia attraverso una ricerca della cartografia storica di Milano. Sono state poi graficizzate le soglie storiche della basilica individuate durante la lettura della bibliografia, a volte proponendo la visione comune della critica e altre proponendo il punto di vista dei differenti studiosi. Quest’ultima analisi ha suggerito l’approfondimento di alcuni temi da noi individuati, che ha condotto ad un’ulteriore confronto tra le fonti indirette e dirette e le nostre osservazioni. Lo studio di queste tematiche ha portato ad una rilettura dei dati raccolti, rivolta a una seconda analisi di quanto già studiato, cosìcchè anche quelle informazioni che in un primo tempo ci erano sembrate superflue, si sono rivelate sotto una luce diversa. Abbiamo deciso di approfondire maggiormente, rispetto agli altri temi, gli arconi dei fianchi nord della basilica, in quanto struttura poco conosciuto e studiata, emblema delle trasformazioni che la basilica ha subito nel corso del XI-XIII secolo. E’ stato svolto un rilievo in pianta e in alzato, un’analisi stratigrafica dell’elevato e l’elaborazione di ortofoto tramite la campagna di rilievo fotografico. Il presente lavoro di tesi, basato sull’analisi dei documenti storici e del dato materiale, si presenta come un taccuino virtuale della basilica, grazie al supporto del modello 3D da noi realizzato che, affiancato alle piante e alle sezioni della chiesa, aiuta la comprensione di particolari aspetti scaturiti dal nostro studio.
BRUMANA, RAFFAELLA
ARC I - Scuola di Architettura e Società
27-apr-2015
2013/2014
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/104362