Viviamo in un tempo geologico in cui l’intervento umano è accelerato al punto da aver modificato l’ambiente con un impatto nuovo e più rapido rispetto al passato. Questo momento prende il nome di Antropocene, una nuova era in cui gli ecosistemi ed i paesaggi non sono più intatti ma influenzati, se non addirittura plasmati, dagli esseri umani. Questo mutato rapporto fra l’azione umana e la natura diventa evidente quando ci troviamo di fronte ad un disastro tecnologico, poiché cambia la scala di riferimento e l’impatto dell’azione umana aumenta. Partendo da questo presupposto, la tesi indaga il prodotto spaziale dell’antropizzazione nel suo caso più estremo, i territori dell’antropocene. Tra questi territori contaminati in cui non è più possibile distinguere ciò che è naturale dall’artificiale, la nostra ricerca prende in analisi Chernobyl come caso di studio. Interrogandosi si quale possa essere il futuro per questi territori ecologicamente compromessi, facendo riferimento alla disciplina della Landscape Ecology, si elabora una strategia declinata secondo due livelli di intervento: il primo di recovering, che agisce sul suolo per accelerare il processo di decontaminazione dai radionuclidi presenti nella Zona; il secondo la creazione di un’infrastruttura a supporto della ricerca scientifica che studia la relazione fra la radiazione e l’ambiente. La nostra visione finale interpreta questo paesaggio come una superficie attiva, dove vengono strutturate nuove condizioni per l’instaurarsi di nuove relazioni e interazioni tra gli elementi considerati.

Office of post-apocalypse design. Chernobyl as a garden of metamorphosis

FUMAGALLI, GIORGIA;RODI, MARTINA
2013/2014

Abstract

Viviamo in un tempo geologico in cui l’intervento umano è accelerato al punto da aver modificato l’ambiente con un impatto nuovo e più rapido rispetto al passato. Questo momento prende il nome di Antropocene, una nuova era in cui gli ecosistemi ed i paesaggi non sono più intatti ma influenzati, se non addirittura plasmati, dagli esseri umani. Questo mutato rapporto fra l’azione umana e la natura diventa evidente quando ci troviamo di fronte ad un disastro tecnologico, poiché cambia la scala di riferimento e l’impatto dell’azione umana aumenta. Partendo da questo presupposto, la tesi indaga il prodotto spaziale dell’antropizzazione nel suo caso più estremo, i territori dell’antropocene. Tra questi territori contaminati in cui non è più possibile distinguere ciò che è naturale dall’artificiale, la nostra ricerca prende in analisi Chernobyl come caso di studio. Interrogandosi si quale possa essere il futuro per questi territori ecologicamente compromessi, facendo riferimento alla disciplina della Landscape Ecology, si elabora una strategia declinata secondo due livelli di intervento: il primo di recovering, che agisce sul suolo per accelerare il processo di decontaminazione dai radionuclidi presenti nella Zona; il secondo la creazione di un’infrastruttura a supporto della ricerca scientifica che studia la relazione fra la radiazione e l’ambiente. La nostra visione finale interpreta questo paesaggio come una superficie attiva, dove vengono strutturate nuove condizioni per l’instaurarsi di nuove relazioni e interazioni tra gli elementi considerati.
ARC I - Scuola di Architettura e Società
27-apr-2015
2013/2014
Tesi di laurea Magistrale
File allegati
File Dimensione Formato  
OPAD_Chernobyl as a Garden of Metamorphosis.pdf

non accessibile

Descrizione: OPAD_Master Thesis
Dimensione 53.16 MB
Formato Adobe PDF
53.16 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri

I documenti in POLITesi sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/104363