La crisi che ha investito il mondo dell’industria all’inizio del nuovo millennio ha generato nuovi paradigmi progettuali. In questa fase recessiva il valore attribuito al gioiello non è più direttamente proporzionale alla preziosità dei materiali utilizzati (il cui costo è per altro proibitivo ai più), né viene generato in modo necessitato dalla quantità di manodopera impiegata, dalla precisione e dalla maestria artigiana: le nuove tecnologie permettono di realizzare prodotti infinitamente precisi e dettagliati, una perfezione che l’artigiano non sarebbe in grado di raggiungere. Si assiste all’aumento di oggetti prodotti industrialmente, praticamente perfetti, ma tutti uguali, forme vacue che riempiono i cassetti delle nostre case. I designer si affrancano più che possono dal vincolo quantitativo che impone la mediazione della produzione industriale di massa, mentre i consumatori chiedono di essere coinvolti, di partecipare attivamente, rivendicando unicità. Nel mare che caratterizza il panorama dell’offerta popolato da ogni tipo di prodotto, cosa acquista importanza per il consumatore? Se non si tratta di materiali preziosi, di maestria artigiana, di bellezza, di cosa si tratta? Cosa diventa prezioso e di valore? A questo proposito ho trovato molto interessante l’intervento di Giulio Iacchetti in occasione della mostra organizzata nel 2010 da Mendini presso il Museo del Design della Triennale a Milano, intitolata “Quali cose siamo”: gli oggetti oggi assumono valore per il consumatore non tanto perché esprimono bene una funzione o perché siano esteticamente ben riusciti, tutti requisiti che non possono certo venire meno, ma che non generano il vero valore aggiunto. Non è più interessante la questione forma-funzione, gli oggetti certamente devono funzionare, ma diventa cruciale cosa porti il prodotto nella memoria e nel vissuto, nel sollevare o nell’evocare momenti della vita di chi lo utilizza. La mostra è piena di oggetti per lo più insignificanti, ma che hanno avuto un valore nella vita delle persone. L’interesse secondo Iacchetti si focalizza su questo aspetto impalpabile dell’oggetto, il suo contenuto poetico, spirituale e immateriale, l’aspetto “magico” del manufatto, così come il suo posto nella vita e nella storia delle persone. Il progettista non dovrebbe mai dimenticare questo aspetto magico degli oggetti. Il tentativo è quello di fare leva sui bisogni indotti e latenti, di riattribuire consistenza immateriale al prodotto, nella convinzione profonda che non abbiamo bisogno di oggetti, ma di significati Il design assume una funzione narrativa e inserisce a vari livelli il consumatore all’interno di una storia. Questo favorisce e amplifica il valore dell’oggetto. Si tratta dunque di valore “relativo”, generato da un’esperienza. Obiettivo del nostro lavoro è l’elaborazione di un progetto di accessori che parte da una riflessione sui cambiamenti che la crisi ha portato nel mondo del gioiello. L’analisi preliminare ha portato a osservare come i limiti e i vincoli determinati dalla crisi siano divenuti stimolo per nuove soluzioni progettuali. È stato necessario un ampliamento dell’esame alle esperienze maturate più recentemente nel mondo del design, anch’esso incalzato dalla crisi. L’ampiezza della sezione relativa al design nella contemporaneità è giustificata dalla considerazione che esso costituisca inevitabile paradigma del mondo del gioiello, punto di riferimento imprescindibile per l’individuazione di tecniche e metodologie di lavoro che possano favorirne il rinnovamento. Ci è sembrato utile seguire, a questo riguardo, la traccia della mostra “Il design oltre le crisi”, in cui si sono seguite le crisi nel corso dell’ultimo secolo e si è cercato di individuare quali siano gli elementi che hanno consentito di dare una risposta propositiva ai problemi da quelle generati; essi sono riconducibili sostanzialmente all’autonomia e all’autoproduzione, declinate in modo diverso nelle diverse epoche. L’attenzione è stata quindi volta allo sviluppo delle nuove tecnologie e ai mutamenti sociali che hanno sollecitato a trovare nuovi percorsi, a riformulare risposte appropriate, per poi focalizzarsi sul gioiello, sul suo rapporto con l’accessorio e sui nuovi metodi di produzione, tra autoproduzione e co-creazione.

Nuovi paradigmi progettuali del gioiello oltre la crisi. Tra autoproduzione, co-creazione, nuove tecnologie e gioco

TESTA, SUSANNA
2013/2014

Abstract

La crisi che ha investito il mondo dell’industria all’inizio del nuovo millennio ha generato nuovi paradigmi progettuali. In questa fase recessiva il valore attribuito al gioiello non è più direttamente proporzionale alla preziosità dei materiali utilizzati (il cui costo è per altro proibitivo ai più), né viene generato in modo necessitato dalla quantità di manodopera impiegata, dalla precisione e dalla maestria artigiana: le nuove tecnologie permettono di realizzare prodotti infinitamente precisi e dettagliati, una perfezione che l’artigiano non sarebbe in grado di raggiungere. Si assiste all’aumento di oggetti prodotti industrialmente, praticamente perfetti, ma tutti uguali, forme vacue che riempiono i cassetti delle nostre case. I designer si affrancano più che possono dal vincolo quantitativo che impone la mediazione della produzione industriale di massa, mentre i consumatori chiedono di essere coinvolti, di partecipare attivamente, rivendicando unicità. Nel mare che caratterizza il panorama dell’offerta popolato da ogni tipo di prodotto, cosa acquista importanza per il consumatore? Se non si tratta di materiali preziosi, di maestria artigiana, di bellezza, di cosa si tratta? Cosa diventa prezioso e di valore? A questo proposito ho trovato molto interessante l’intervento di Giulio Iacchetti in occasione della mostra organizzata nel 2010 da Mendini presso il Museo del Design della Triennale a Milano, intitolata “Quali cose siamo”: gli oggetti oggi assumono valore per il consumatore non tanto perché esprimono bene una funzione o perché siano esteticamente ben riusciti, tutti requisiti che non possono certo venire meno, ma che non generano il vero valore aggiunto. Non è più interessante la questione forma-funzione, gli oggetti certamente devono funzionare, ma diventa cruciale cosa porti il prodotto nella memoria e nel vissuto, nel sollevare o nell’evocare momenti della vita di chi lo utilizza. La mostra è piena di oggetti per lo più insignificanti, ma che hanno avuto un valore nella vita delle persone. L’interesse secondo Iacchetti si focalizza su questo aspetto impalpabile dell’oggetto, il suo contenuto poetico, spirituale e immateriale, l’aspetto “magico” del manufatto, così come il suo posto nella vita e nella storia delle persone. Il progettista non dovrebbe mai dimenticare questo aspetto magico degli oggetti. Il tentativo è quello di fare leva sui bisogni indotti e latenti, di riattribuire consistenza immateriale al prodotto, nella convinzione profonda che non abbiamo bisogno di oggetti, ma di significati Il design assume una funzione narrativa e inserisce a vari livelli il consumatore all’interno di una storia. Questo favorisce e amplifica il valore dell’oggetto. Si tratta dunque di valore “relativo”, generato da un’esperienza. Obiettivo del nostro lavoro è l’elaborazione di un progetto di accessori che parte da una riflessione sui cambiamenti che la crisi ha portato nel mondo del gioiello. L’analisi preliminare ha portato a osservare come i limiti e i vincoli determinati dalla crisi siano divenuti stimolo per nuove soluzioni progettuali. È stato necessario un ampliamento dell’esame alle esperienze maturate più recentemente nel mondo del design, anch’esso incalzato dalla crisi. L’ampiezza della sezione relativa al design nella contemporaneità è giustificata dalla considerazione che esso costituisca inevitabile paradigma del mondo del gioiello, punto di riferimento imprescindibile per l’individuazione di tecniche e metodologie di lavoro che possano favorirne il rinnovamento. Ci è sembrato utile seguire, a questo riguardo, la traccia della mostra “Il design oltre le crisi”, in cui si sono seguite le crisi nel corso dell’ultimo secolo e si è cercato di individuare quali siano gli elementi che hanno consentito di dare una risposta propositiva ai problemi da quelle generati; essi sono riconducibili sostanzialmente all’autonomia e all’autoproduzione, declinate in modo diverso nelle diverse epoche. L’attenzione è stata quindi volta allo sviluppo delle nuove tecnologie e ai mutamenti sociali che hanno sollecitato a trovare nuovi percorsi, a riformulare risposte appropriate, per poi focalizzarsi sul gioiello, sul suo rapporto con l’accessorio e sui nuovi metodi di produzione, tra autoproduzione e co-creazione.
ARC III - Scuola del Design
28-apr-2015
2013/2014
Tesi di laurea Magistrale
File allegati
File Dimensione Formato  
2015_04_Testa.PDF .pdf

non accessibile

Descrizione: Testo della tesi
Dimensione 22.88 MB
Formato Adobe PDF
22.88 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri

I documenti in POLITesi sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/105742