Secondo Oscar Wilde <<se non si parla di una cosa, essa non è mai esistita [...]>> Il Castello di Montanaro, visto che nessuno ne ha mai parlato, si potrebbe dire che non esiste. Ma contrariamente a quanto si possa possa pensare, questo castello occupa indubbiamente un posto di rilievo nella storia del contado Piacentino. La storia del castello di Montanaro ha inizio molti secoli addietro, infatti le prime testimonianze risalgono alla prima metà dell’anno mille, appartenne ai Cassodoca, ai da Rizzolo, ai Dal Pozzo Farnese, ai Portapuglia, tutte famiglie di primo piano dell’aristocrazia Piacentina. Nel milleseicentoquarantotto venne acquistato dalla Famiglia Marazzani Visconti Terzi, famiglia di origine Riminese, stabilitasi a Piacenza nel XV secolo, che lo trasformarono in una splendida residenza di campagna, una delle più belle del contado Piacentino. Il castello di Montanaro appartiene alla cultura Piacentina anche quale esempio di centro organizzativo ed amministrativo di una grande proprietà terriera, la cui organizzazione è ancora ogi riconoscibile pur dopo lo smembramento dela proprietà fondiaria della famiglia avvenuta in tempi più vicini a noi. Il castello ed il suo terreno di pertinenza, una volta magnanfico giardino al’italiana, versano da parecchi anni in un deplorevole stato di abbandono e duole constatare che tale situazione si sia verificata sotto la tutela amministrativa della Regione Emilia Romagna, che ne è stata proprietaria per oltre un ventennio. Nel duemilaotto l’industriale Franco Spaggiari acquista il castello e si prefissa con coraggio e determinazione di restaurarlo nel corso dei prossimi anni. La finalità di questa tesi è quella di fornire le fondamentali nozioni e conoscenze relative al complesso architettonico, tenendo presente il fine ultimo, ossia, proporre corretti e rispettosi interventi di recupero e valorizzazione del castello.

Il castello di Montanaro. Analisi e progetto della conoscenza e della conservazione del paesaggio agrario storico piacentino

FRANCIA, STEFANO;BERTE', ALESSANDRO
2013/2014

Abstract

Secondo Oscar Wilde <> Il Castello di Montanaro, visto che nessuno ne ha mai parlato, si potrebbe dire che non esiste. Ma contrariamente a quanto si possa possa pensare, questo castello occupa indubbiamente un posto di rilievo nella storia del contado Piacentino. La storia del castello di Montanaro ha inizio molti secoli addietro, infatti le prime testimonianze risalgono alla prima metà dell’anno mille, appartenne ai Cassodoca, ai da Rizzolo, ai Dal Pozzo Farnese, ai Portapuglia, tutte famiglie di primo piano dell’aristocrazia Piacentina. Nel milleseicentoquarantotto venne acquistato dalla Famiglia Marazzani Visconti Terzi, famiglia di origine Riminese, stabilitasi a Piacenza nel XV secolo, che lo trasformarono in una splendida residenza di campagna, una delle più belle del contado Piacentino. Il castello di Montanaro appartiene alla cultura Piacentina anche quale esempio di centro organizzativo ed amministrativo di una grande proprietà terriera, la cui organizzazione è ancora ogi riconoscibile pur dopo lo smembramento dela proprietà fondiaria della famiglia avvenuta in tempi più vicini a noi. Il castello ed il suo terreno di pertinenza, una volta magnanfico giardino al’italiana, versano da parecchi anni in un deplorevole stato di abbandono e duole constatare che tale situazione si sia verificata sotto la tutela amministrativa della Regione Emilia Romagna, che ne è stata proprietaria per oltre un ventennio. Nel duemilaotto l’industriale Franco Spaggiari acquista il castello e si prefissa con coraggio e determinazione di restaurarlo nel corso dei prossimi anni. La finalità di questa tesi è quella di fornire le fondamentali nozioni e conoscenze relative al complesso architettonico, tenendo presente il fine ultimo, ossia, proporre corretti e rispettosi interventi di recupero e valorizzazione del castello.
ARC I - Scuola di Architettura e Società
29-apr-2015
2013/2014
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/106165