La tesi nasce dal nostro interesse verso il Transition move- ment, un movimento culturale sorto tra il 2005 e il 2006 in Gran Bretagna e Irlanda e sviluppatosi poi negli anni successivi in al- tri Paesi occidentali, tra cui l’Italia con Monteveglio (BO), città in transizione dal 2008. Il suddetto movimento è nato dal ten- tativo di rinnovare un senso civico che abbia come obiettivo il benessere della comunità e conseguentemente il progresso, inteso come avanzamento e miglioria delle condizioni umane. In particolare, è fondamentale introdurre il concetto di «resi- lienza», definita come «la capacità di un sistema di assorbire i disturbi e di riorganizzarsi durante un cambiamento, in maniera tale da mantenere essenzialmente la stessa funzione, struttura, identità e lo stesso sistema di comunicazione interna»1. Detta in altre parole, con resilienza s’intende la capacità di qualsiasi sistema, dal singolo individuo a quelli economici, di resistere e di mantenere il proprio funzionamento nonostante un cambia- mento o uno shock subito dall’esterno e nel caso della Tran- sizione, è considerata in particolare come l’emancipazione dall’economia globalizzata sia essa afferente alla sfera della produzione industriale, alimentare, di energia o del trasporto. Il concetto viene applicato agli insediamenti e alla loro necessità di essere in grado di superare momenti traumatici ripensando alle dinamiche economiche e sociali a livello della comunità. Le iniziative del movimento si impegnano a creare resilienza in diverse aree (alimentazione, economia, energia, ecc.) e su diverse scale (dal locale al nazionale) a seconda del caso. Ma prima di tutto la Transizione è nata dall’essersi resi con- to che, con qualche accorgimento, potremmo tutti re- sponsabilizzarci riguardo alcuni aspetti che sicuramente ci renderebbero più indipendenti da meccanismi di produ- zione dati ormai per assodati e quasi irreversibili. Il movimen- to si propone di agire a livello della comunità e prima anco- ra dell’individuo, il quale viene invogliato a riscoprire le pro- prie potenzialità – riscoperta del progettare, dell’inventare, del fare – e a riattivare il desiderio di imparare e interagire.

Milano in transizione

SCARAMAGLI, FRANCESCA;SONCINI, COSTANZA;RAVASIO, FRANCESCO
2014/2015

Abstract

La tesi nasce dal nostro interesse verso il Transition move- ment, un movimento culturale sorto tra il 2005 e il 2006 in Gran Bretagna e Irlanda e sviluppatosi poi negli anni successivi in al- tri Paesi occidentali, tra cui l’Italia con Monteveglio (BO), città in transizione dal 2008. Il suddetto movimento è nato dal ten- tativo di rinnovare un senso civico che abbia come obiettivo il benessere della comunità e conseguentemente il progresso, inteso come avanzamento e miglioria delle condizioni umane. In particolare, è fondamentale introdurre il concetto di «resi- lienza», definita come «la capacità di un sistema di assorbire i disturbi e di riorganizzarsi durante un cambiamento, in maniera tale da mantenere essenzialmente la stessa funzione, struttura, identità e lo stesso sistema di comunicazione interna»1. Detta in altre parole, con resilienza s’intende la capacità di qualsiasi sistema, dal singolo individuo a quelli economici, di resistere e di mantenere il proprio funzionamento nonostante un cambia- mento o uno shock subito dall’esterno e nel caso della Tran- sizione, è considerata in particolare come l’emancipazione dall’economia globalizzata sia essa afferente alla sfera della produzione industriale, alimentare, di energia o del trasporto. Il concetto viene applicato agli insediamenti e alla loro necessità di essere in grado di superare momenti traumatici ripensando alle dinamiche economiche e sociali a livello della comunità. Le iniziative del movimento si impegnano a creare resilienza in diverse aree (alimentazione, economia, energia, ecc.) e su diverse scale (dal locale al nazionale) a seconda del caso. Ma prima di tutto la Transizione è nata dall’essersi resi con- to che, con qualche accorgimento, potremmo tutti re- sponsabilizzarci riguardo alcuni aspetti che sicuramente ci renderebbero più indipendenti da meccanismi di produ- zione dati ormai per assodati e quasi irreversibili. Il movimen- to si propone di agire a livello della comunità e prima anco- ra dell’individuo, il quale viene invogliato a riscoprire le pro- prie potenzialità – riscoperta del progettare, dell’inventare, del fare – e a riattivare il desiderio di imparare e interagire.
ARC I - Scuola di Architettura e Società
24-lug-2015
2014/2015
Tesi di laurea Magistrale
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