Oggetto di ricerca della tesi è il quartiere popolare San Siro, concepito negli anni Trenta come insediamento periferico rispetto a Milano e che in tempi successivi è stato circondato dall’espansione della città, trovandosi oggi del tutto coinvolto nelle sue dinamiche di trasformazione. Questo percorso lo rende ora un brano di periferia inserito appieno nella città, con la quale intrattiene relazioni contrastanti e spesso conflittuali. Il quartiere si presenta infatti come una realtà complessa e multiproblematica: a significative condizioni di degrado edilizio e dello spazio pubblico si somma un profilo sociale stratificato, che vede convivere una forte componente di popolazione straniera, di recente immigrazione, con popolazione anziana italiana, situazioni diffuse di disagio psichico e condizioni economiche precarie. La somma di questi fattori rende spesso il quartiere luogo di conflitti e oggetto di rappresentazioni stigmatizzate e appiattenti da parte dei media, nonché realtà sempre più permeata da situazioni di abbandono e svuotamento. Vi è una crescente presenza di spazi sottoutilizzati o vuoti in quartiere, tanto che il vuoto sta diventando sempre più una “presenza” con cui gli abitanti sono ormai abituati a convivere. Si svuotano gli alloggi, che attualmente l’ente proprietario Aler, a causa di forti crisi interne, non è in grado di restituire ristrutturati o messi a norma alla città, e si svuotano gli spazi ad uso non abitativo, la cui inattività influisce negativamente sulla vivibilità dello spazio pubblico e priva il quartiere di potenziali luoghi di incontro e socialità. La nostra ricerca, svolta per un lungo periodo sul campo e in stretto contatto con il territorio, ci ha permesso di adottare un punto di vista diverso sul quartiere, nato dal confronto diretto con la realtà del luogo e supportato dalla presenza, come primi interlocutori, non solo degli spazi fisici ma anche degli abitanti e dei soggetti locali che vivono quotidianamente il territorio, vera risorsa potenziale e attiva del quartiere. La nostra lettura ha posto come obiettivo la proposta di uno scenario futuro per San Siro in cui il quartiere, valorizzando le potenzialità locali e le risorse esistenti, latenti o manifeste, sia in grado di costruire un suo percorso di rigenerazione. Questa proposta si scontra la visione di chi considera San Siro un luogo “scomodo”, nel quale sembra impossibile agire e per il quale è più semplice immaginare uno scenario di sostituzione dell’esistente con parti di città nuove, e lo colloca invece al livello una serie di trasformazioni più puntuali e minute già in atto a Milano che, partendo dal basso, riescono a riappropriarsi e riattivare dei luoghi problematici restituendogli identità. La nostra riflessione ha assunto come campo iniziale di indagine gli spazi vuoti ad uso non abitativo presenti sul territorio e gli spazi aperti pubblici ad essi connessi. Questi spazi sono stati considerati non un problema ma una risorsa per il quartiere, la cui riattivazione costituisce il primo passaggio di un percorso di rigenerazione esteso nel tempo e costruito con la partecipazione e interazione dei soggetti e delle competenze locali. La prima parte della ricerca è stata dedicata alla comprensione del territorio e dei suoi spazi vuoti, avvenuta sul campo tramite osservazione diretta, interviste e mappature, e restituita nel prodotto finale di tesi tramite un ”atlante”. Una seconda parte ha avuto come obiettivo la comprensione delle dinamiche e problematiche che portano gli spazi del quartiere a svuotarsi per poi poter proporre, in una terza parte, una visione progettuale che comprendesse indicazioni sulle modalità di riuso degli spazi vuoti, sulle funzioni da innescare al loro interno e sulle politiche in grado di orientarne il riuso. Le varie componenti di progetto sono state poi messe a sistema in una sequenza temporale in grado di definire attori, tempi e modalità di rigenerazione degli spazi e, conseguentemente, del quartiere. La scelta di questo oggetto di ricerca è nata non solo dalla volontà di confrontarci con delle problematiche e delle dinamiche che riguardano Milano, la città in cui viviamo e in cui stiamo studiando per diventare architetti, ma anche da una nostra esigenza personale: la possibilità di indagare e misurarsi su un contesto reale. Nel nostro percorso didattico - formativo non abbiamo avuto molte occasioni per instaurare quel fondamentale contatto fra i temi oggetto di studio e la loro concretezza; la tendenza è sempre stata quella di ragionare troppo sulla carta e troppo poco nella realtà dei luoghi, non permettendo di valutare le implicazioni reali e sociali di un progetto. Riteniamo al contrario che sia fondamentale instaurare un contatto con la realtà sulla quale si vuole intervenire, per capirla più a fondo e rendere più consapevole un’attività di progetto.
Shrinking San Siro. I vuoti come risorsa per un futuro possibile
COMMISSO, SILVIA ANNA IDA;RAINERI, SILVIA
2014/2015
Abstract
Oggetto di ricerca della tesi è il quartiere popolare San Siro, concepito negli anni Trenta come insediamento periferico rispetto a Milano e che in tempi successivi è stato circondato dall’espansione della città, trovandosi oggi del tutto coinvolto nelle sue dinamiche di trasformazione. Questo percorso lo rende ora un brano di periferia inserito appieno nella città, con la quale intrattiene relazioni contrastanti e spesso conflittuali. Il quartiere si presenta infatti come una realtà complessa e multiproblematica: a significative condizioni di degrado edilizio e dello spazio pubblico si somma un profilo sociale stratificato, che vede convivere una forte componente di popolazione straniera, di recente immigrazione, con popolazione anziana italiana, situazioni diffuse di disagio psichico e condizioni economiche precarie. La somma di questi fattori rende spesso il quartiere luogo di conflitti e oggetto di rappresentazioni stigmatizzate e appiattenti da parte dei media, nonché realtà sempre più permeata da situazioni di abbandono e svuotamento. Vi è una crescente presenza di spazi sottoutilizzati o vuoti in quartiere, tanto che il vuoto sta diventando sempre più una “presenza” con cui gli abitanti sono ormai abituati a convivere. Si svuotano gli alloggi, che attualmente l’ente proprietario Aler, a causa di forti crisi interne, non è in grado di restituire ristrutturati o messi a norma alla città, e si svuotano gli spazi ad uso non abitativo, la cui inattività influisce negativamente sulla vivibilità dello spazio pubblico e priva il quartiere di potenziali luoghi di incontro e socialità. La nostra ricerca, svolta per un lungo periodo sul campo e in stretto contatto con il territorio, ci ha permesso di adottare un punto di vista diverso sul quartiere, nato dal confronto diretto con la realtà del luogo e supportato dalla presenza, come primi interlocutori, non solo degli spazi fisici ma anche degli abitanti e dei soggetti locali che vivono quotidianamente il territorio, vera risorsa potenziale e attiva del quartiere. La nostra lettura ha posto come obiettivo la proposta di uno scenario futuro per San Siro in cui il quartiere, valorizzando le potenzialità locali e le risorse esistenti, latenti o manifeste, sia in grado di costruire un suo percorso di rigenerazione. Questa proposta si scontra la visione di chi considera San Siro un luogo “scomodo”, nel quale sembra impossibile agire e per il quale è più semplice immaginare uno scenario di sostituzione dell’esistente con parti di città nuove, e lo colloca invece al livello una serie di trasformazioni più puntuali e minute già in atto a Milano che, partendo dal basso, riescono a riappropriarsi e riattivare dei luoghi problematici restituendogli identità. La nostra riflessione ha assunto come campo iniziale di indagine gli spazi vuoti ad uso non abitativo presenti sul territorio e gli spazi aperti pubblici ad essi connessi. Questi spazi sono stati considerati non un problema ma una risorsa per il quartiere, la cui riattivazione costituisce il primo passaggio di un percorso di rigenerazione esteso nel tempo e costruito con la partecipazione e interazione dei soggetti e delle competenze locali. La prima parte della ricerca è stata dedicata alla comprensione del territorio e dei suoi spazi vuoti, avvenuta sul campo tramite osservazione diretta, interviste e mappature, e restituita nel prodotto finale di tesi tramite un ”atlante”. Una seconda parte ha avuto come obiettivo la comprensione delle dinamiche e problematiche che portano gli spazi del quartiere a svuotarsi per poi poter proporre, in una terza parte, una visione progettuale che comprendesse indicazioni sulle modalità di riuso degli spazi vuoti, sulle funzioni da innescare al loro interno e sulle politiche in grado di orientarne il riuso. Le varie componenti di progetto sono state poi messe a sistema in una sequenza temporale in grado di definire attori, tempi e modalità di rigenerazione degli spazi e, conseguentemente, del quartiere. La scelta di questo oggetto di ricerca è nata non solo dalla volontà di confrontarci con delle problematiche e delle dinamiche che riguardano Milano, la città in cui viviamo e in cui stiamo studiando per diventare architetti, ma anche da una nostra esigenza personale: la possibilità di indagare e misurarsi su un contesto reale. Nel nostro percorso didattico - formativo non abbiamo avuto molte occasioni per instaurare quel fondamentale contatto fra i temi oggetto di studio e la loro concretezza; la tendenza è sempre stata quella di ragionare troppo sulla carta e troppo poco nella realtà dei luoghi, non permettendo di valutare le implicazioni reali e sociali di un progetto. Riteniamo al contrario che sia fondamentale instaurare un contatto con la realtà sulla quale si vuole intervenire, per capirla più a fondo e rendere più consapevole un’attività di progetto.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/108292