In molte città la rigenerazione fisica d’interi quartieri ha portato con sé grandi trasformazioni sociali e del tessuto economico. Questo fenomeno, a volte spontaneo e a volte generato da politiche amministrative e piani di rigenerazione, è stato definito negli anni ’60 dalla sociologa inglese Ruth Glass con il termine di “gentrification”. La ricostituzione dell’ambiente costruito rafforza il fascino di un quartiere generando un incremento del valore di mercato degli immobili. Ciò porta quindi a un ricambio degli abitanti del quartiere attraverso lo sfratto della classe meno agiata e che da generazioni occupa le proprie case a favore della “gentry” (piccola nobiltà) che diventa l’unica a potersi permettere questo privilegio. Attraverso una scrupolosa analisi di alcuni indicatori, sono stati individuati alcuni quartieri tra Brooklyn e Manhattan non ancora condizionati da questo fenomeno ma probabilmente molto a rischio, poiché circondati ormai da aree fortemente gentrificate, come è avvenuto nel noto quartiere di Williamsbrurg. Scopo del progetto urbano è stato quello di far fronte all’avanzamento della gentrificazione attraverso l’installazione di serie di edifici che occupano lo spazio della strada. Contrastando l’accesso veicolare, grazie a checkpoint autogestiti e mantenendo per i residenti la piccola dimensione del quartiere, sicura, pedonale e appartata, gli edifici accolgono al loro interno spazi accessibili a cittadini e visitatori che potranno qui svolgere attività creative, di tipo artigianale e di formazione, e aree verdi di cui essi stessi seguiranno il mantenimento e la salvaguardia. Questo tipo di approccio avrà una fondamentale conseguenza: ostacolare i processi di gentrification permettendo inoltre ai residenti di migliorare le condizioni abitative e dei servizi del quartiere.

Theoria per New York. Serie di presidi urbani resistenti alla gentrification

CINTI, MARIA LAURA;PERALE, GIORGIA
2014/2015

Abstract

In molte città la rigenerazione fisica d’interi quartieri ha portato con sé grandi trasformazioni sociali e del tessuto economico. Questo fenomeno, a volte spontaneo e a volte generato da politiche amministrative e piani di rigenerazione, è stato definito negli anni ’60 dalla sociologa inglese Ruth Glass con il termine di “gentrification”. La ricostituzione dell’ambiente costruito rafforza il fascino di un quartiere generando un incremento del valore di mercato degli immobili. Ciò porta quindi a un ricambio degli abitanti del quartiere attraverso lo sfratto della classe meno agiata e che da generazioni occupa le proprie case a favore della “gentry” (piccola nobiltà) che diventa l’unica a potersi permettere questo privilegio. Attraverso una scrupolosa analisi di alcuni indicatori, sono stati individuati alcuni quartieri tra Brooklyn e Manhattan non ancora condizionati da questo fenomeno ma probabilmente molto a rischio, poiché circondati ormai da aree fortemente gentrificate, come è avvenuto nel noto quartiere di Williamsbrurg. Scopo del progetto urbano è stato quello di far fronte all’avanzamento della gentrificazione attraverso l’installazione di serie di edifici che occupano lo spazio della strada. Contrastando l’accesso veicolare, grazie a checkpoint autogestiti e mantenendo per i residenti la piccola dimensione del quartiere, sicura, pedonale e appartata, gli edifici accolgono al loro interno spazi accessibili a cittadini e visitatori che potranno qui svolgere attività creative, di tipo artigianale e di formazione, e aree verdi di cui essi stessi seguiranno il mantenimento e la salvaguardia. Questo tipo di approccio avrà una fondamentale conseguenza: ostacolare i processi di gentrification permettendo inoltre ai residenti di migliorare le condizioni abitative e dei servizi del quartiere.
ARC I - Scuola di Architettura e Società
24-lug-2015
2014/2015
Tesi di laurea Magistrale
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