Parlare oggi di un episodio architettonico straordinario come Villa Adriana risulta quantomeno articolato, sia per il confronto con un manufatto estremamente complesso tuttora indecifrabile in toto, sia per la mole di scritti e studi che su di essa sono stati fatti. Non mancano apporti da nessun ambito disciplinare: nella fattispecie intere generazione di architetti si sono cimentati nella lettura e nell’interpretazione di questo complesso, senza mai giungere ad una fine globalmente esaustiva. Il carattere e la forza di ciò che ne resta, nelle rovine e nei reperti che ordinariamente vengono portati alla luce, permette allo studioso, che intenda utilizzare la metodologia ermeneutica, di poter esprimere un’interpretazione personale rispetto alla composizione architettonica del sito. Villa Adriana è quindi leggibile come un grande palinsesto di segni possibili, non tanto per i manufatti di epoche successive che su di essa si sono sovrapposti, quanto più per la stratificazione delle molteplici possibilità interpretative che essa ha permesso. Come dice Massimilano Falsitta in Villa Adriana, una questione di composizione architettonica: “Proprio dalla ricomposizione di più letture, dal confronto di più punti di vista e dalla giustapposizione quasi casuale di tanti elementi può risorgere ancora lo spirito di quest’opera. In questo modo Villa Adriana è stata in grado di influenzare generazioni di artisti”. Non solo una grande mole di teorie interpretative è stata prodotta, ma Villa Adriana è servita come insegnamento ed esercizio di composizione architettonica per innumerevoli architetti e specialisti. Non è raro infatti ritrovare all’interno di opere di moltissimi architetti, seppur in maniera diammetralmente differente tra loro, alcuni frammenti ed alcune letture del lessico compositivo della Villa. Tramite la sua complessa molteplicità di forme riesce a suggestionare e suggerire soluzioni architettoniche differenti declinate in fogge più o meno riuscite. Sono molti gli architetti che, dopo la riscoperta del sito nel 1400-1500, la frequentano, la ridisegnano e traggono spunto proprio da essa per le proprie opere: anche dal punto di vista materico la Villa venne spogliata per la costruzione di molti altri manufatti architettonici. Anche durante lo scorso secolo un’innumerevole schiera di architetti, si cimentano nello studio e nell’interpretazione della Villa, tentando di enunciarne determinanti formali e leggendone lo stato di rovina come un’ulteriore possibilità che si riverbera poi all’interno di molti loro progetti. Villa Adriana è innanzitutto un luogo della cultura architettonica, è un topos, un testo che ritorna ovunque, un testo continuamente rivisitato, ma non sempre capito. È la modernità il carattere primario di questo luogo e ciò che lo rende unico: Villa Adriana è un testo moderno. Perché un testo moderno? In generale è vero che qualunque forma di palinsesto è un testo che incita a nuove scritture; di conseguenza la rovina stessa incita a pensare ai luoghi. Villa Adriana ha di straordinario che non è mai stata conosciuta prima di essere un rudere: non si ha alcuna testimonianza o sua descrizione se non nella modernità, quando viene conosciuta come rovina. Quello che vediamo oggi è una delle possibili restituzioni, è quello che la cultura del nostro tempo ci ha consegnato, è quello che scavi, ricerche e restauro ci hanno lasciato insieme al grande dibattito sulla questione del restauro dei monumenti e dell’archeologia. La condizione di rovina e le spoliazioni della stessa hanno costruito il manufatto che è oggi la Villa, manufatto che lascia aperti ancora molti quesiti e possibilità di interpretazione. Il nostro scopo non è quello di porre fine a questi interrogativi, tanto più che proprio questi sono la base per l’invenzione che da essa può scaturire, quanto più quello di astrarre ed estrapolare alcuni principi compositivi e formali per poi permetterci di re-inventare dei brani irrisolti di questo grande manufatto. L’operazione compiuta dal tempo nei confronti della villa imperiale esaspera ancora di più il progetto che il vero fautore dell’opera aveva in mente; Villa Adriana è infatti eminentemente l’opera stessa di Adriano, che grazie all’aiuto di architetti e specialisti dell’epoca costruisce l’intera villa in base alle propria cultura ed alla propria raffinatezza compositiva. Adriano costruisce durante tutto il corso della sua vita di imperatore questa architettura di cui poco si conosce dal punto di vista della destinazione e della sua fruizione. Una cosa è però certa: questa architettura è forse il primo dei musei costruiti consapevolmente, dopo quello di Alessandria d’Egitto. Proprio questo era conosciuto benissimo da Adriano (basti pensare che a Canopo, vicino ad Alessandria, muore Antinoo): era un luogo dove tutti i saperi venivano messi a confronto e dove gli studiosi stavano a produrre conoscenza; il museo e la biblioteca di Alessandria erano un tutt’uno. A Villa Adriana accade qualcosa di simile: Villa Adriana è un museo in quanto raccoglie e mette a confronto l’architettura e l’arte di quell’epoca e in particolare del mondo greco ellenistico a cui faceva riferimento Adriano. Si tratta di una sorta di unico complesso dove a confronto tra di loro stanno diversi pezzi di architettura, che sono ciascuno una sorta di evocazione di architetture note. L’assoluta modernità di Villa Adriana risiede nel fatto che non vengono inventate nuove architetture, ma si tratta di una sorta di montaggio di architetture note e reinventate, decontestualizzate e ricontestualizzate.

L'Area Angolata di Villa Adriana

ELI, CECILIA;GATTI, ALESSANDRO GIOVANNI;VATTERONI, LUCA
2014/2015

Abstract

Parlare oggi di un episodio architettonico straordinario come Villa Adriana risulta quantomeno articolato, sia per il confronto con un manufatto estremamente complesso tuttora indecifrabile in toto, sia per la mole di scritti e studi che su di essa sono stati fatti. Non mancano apporti da nessun ambito disciplinare: nella fattispecie intere generazione di architetti si sono cimentati nella lettura e nell’interpretazione di questo complesso, senza mai giungere ad una fine globalmente esaustiva. Il carattere e la forza di ciò che ne resta, nelle rovine e nei reperti che ordinariamente vengono portati alla luce, permette allo studioso, che intenda utilizzare la metodologia ermeneutica, di poter esprimere un’interpretazione personale rispetto alla composizione architettonica del sito. Villa Adriana è quindi leggibile come un grande palinsesto di segni possibili, non tanto per i manufatti di epoche successive che su di essa si sono sovrapposti, quanto più per la stratificazione delle molteplici possibilità interpretative che essa ha permesso. Come dice Massimilano Falsitta in Villa Adriana, una questione di composizione architettonica: “Proprio dalla ricomposizione di più letture, dal confronto di più punti di vista e dalla giustapposizione quasi casuale di tanti elementi può risorgere ancora lo spirito di quest’opera. In questo modo Villa Adriana è stata in grado di influenzare generazioni di artisti”. Non solo una grande mole di teorie interpretative è stata prodotta, ma Villa Adriana è servita come insegnamento ed esercizio di composizione architettonica per innumerevoli architetti e specialisti. Non è raro infatti ritrovare all’interno di opere di moltissimi architetti, seppur in maniera diammetralmente differente tra loro, alcuni frammenti ed alcune letture del lessico compositivo della Villa. Tramite la sua complessa molteplicità di forme riesce a suggestionare e suggerire soluzioni architettoniche differenti declinate in fogge più o meno riuscite. Sono molti gli architetti che, dopo la riscoperta del sito nel 1400-1500, la frequentano, la ridisegnano e traggono spunto proprio da essa per le proprie opere: anche dal punto di vista materico la Villa venne spogliata per la costruzione di molti altri manufatti architettonici. Anche durante lo scorso secolo un’innumerevole schiera di architetti, si cimentano nello studio e nell’interpretazione della Villa, tentando di enunciarne determinanti formali e leggendone lo stato di rovina come un’ulteriore possibilità che si riverbera poi all’interno di molti loro progetti. Villa Adriana è innanzitutto un luogo della cultura architettonica, è un topos, un testo che ritorna ovunque, un testo continuamente rivisitato, ma non sempre capito. È la modernità il carattere primario di questo luogo e ciò che lo rende unico: Villa Adriana è un testo moderno. Perché un testo moderno? In generale è vero che qualunque forma di palinsesto è un testo che incita a nuove scritture; di conseguenza la rovina stessa incita a pensare ai luoghi. Villa Adriana ha di straordinario che non è mai stata conosciuta prima di essere un rudere: non si ha alcuna testimonianza o sua descrizione se non nella modernità, quando viene conosciuta come rovina. Quello che vediamo oggi è una delle possibili restituzioni, è quello che la cultura del nostro tempo ci ha consegnato, è quello che scavi, ricerche e restauro ci hanno lasciato insieme al grande dibattito sulla questione del restauro dei monumenti e dell’archeologia. La condizione di rovina e le spoliazioni della stessa hanno costruito il manufatto che è oggi la Villa, manufatto che lascia aperti ancora molti quesiti e possibilità di interpretazione. Il nostro scopo non è quello di porre fine a questi interrogativi, tanto più che proprio questi sono la base per l’invenzione che da essa può scaturire, quanto più quello di astrarre ed estrapolare alcuni principi compositivi e formali per poi permetterci di re-inventare dei brani irrisolti di questo grande manufatto. L’operazione compiuta dal tempo nei confronti della villa imperiale esaspera ancora di più il progetto che il vero fautore dell’opera aveva in mente; Villa Adriana è infatti eminentemente l’opera stessa di Adriano, che grazie all’aiuto di architetti e specialisti dell’epoca costruisce l’intera villa in base alle propria cultura ed alla propria raffinatezza compositiva. Adriano costruisce durante tutto il corso della sua vita di imperatore questa architettura di cui poco si conosce dal punto di vista della destinazione e della sua fruizione. Una cosa è però certa: questa architettura è forse il primo dei musei costruiti consapevolmente, dopo quello di Alessandria d’Egitto. Proprio questo era conosciuto benissimo da Adriano (basti pensare che a Canopo, vicino ad Alessandria, muore Antinoo): era un luogo dove tutti i saperi venivano messi a confronto e dove gli studiosi stavano a produrre conoscenza; il museo e la biblioteca di Alessandria erano un tutt’uno. A Villa Adriana accade qualcosa di simile: Villa Adriana è un museo in quanto raccoglie e mette a confronto l’architettura e l’arte di quell’epoca e in particolare del mondo greco ellenistico a cui faceva riferimento Adriano. Si tratta di una sorta di unico complesso dove a confronto tra di loro stanno diversi pezzi di architettura, che sono ciascuno una sorta di evocazione di architetture note. L’assoluta modernità di Villa Adriana risiede nel fatto che non vengono inventate nuove architetture, ma si tratta di una sorta di montaggio di architetture note e reinventate, decontestualizzate e ricontestualizzate.
SORTINO, GIANLUCA
ARC II - Scuola di Architettura Civile
24-lug-2015
2014/2015
Tesi di laurea Magistrale
File allegati
File Dimensione Formato  
2015_07_Eli_Gatti_Vatteroni_01.pdf

non accessibile

Descrizione: Relazione ed abstract
Dimensione 100.02 kB
Formato Adobe PDF
100.02 kB Adobe PDF   Visualizza/Apri
2015_07_Eli_Gatti_Vatteroni_02.pdf

non accessibile

Descrizione: Tavola di progetto_1
Dimensione 3.27 MB
Formato Adobe PDF
3.27 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri
2015_07_Eli_Gatti_Vatteroni_03.pdf

non accessibile

Descrizione: Tavola di progetto_2
Dimensione 44.02 MB
Formato Adobe PDF
44.02 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri
2015_07_Eli_Gatti_Vatteroni_04.pdf

non accessibile

Descrizione: Tavola di progetto_3
Dimensione 9.48 MB
Formato Adobe PDF
9.48 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri
2015_07_Eli_Gatti_Vatteroni_05.pdf

non accessibile

Descrizione: Tavola di progetto_4
Dimensione 38.56 MB
Formato Adobe PDF
38.56 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri
2015_07_Eli_Gatti_Vatteroni_06.pdf

non accessibile

Descrizione: Tavola di progetto_5
Dimensione 5.96 MB
Formato Adobe PDF
5.96 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri
2015_07_Eli_Gatti_Vatteroni_07.pdf

non accessibile

Descrizione: Tavola di progetto_6
Dimensione 6.66 MB
Formato Adobe PDF
6.66 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri
2015_07_Eli_Gatti_Vatteroni_08.pdf

non accessibile

Descrizione: Tavola di progetto_7
Dimensione 55.79 MB
Formato Adobe PDF
55.79 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri
2015_07_Eli_Gatti_Vatteroni_09.pdf

non accessibile

Descrizione: Tavola di progetto_8
Dimensione 47.2 MB
Formato Adobe PDF
47.2 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri
2015_07_Eli_Gatti_Vatteroni_10.pdf

non accessibile

Descrizione: Tavola di progetto_9
Dimensione 44.72 MB
Formato Adobe PDF
44.72 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri
2015_07_Eli_Gatti_Vatteroni_11.pdf

non accessibile

Descrizione: Tavola di progetto_10
Dimensione 32.69 MB
Formato Adobe PDF
32.69 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri
2015_07_Eli_Gatti_Vatteroni_12.pdf

non accessibile

Descrizione: Tavola di progetto_11
Dimensione 45.66 MB
Formato Adobe PDF
45.66 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri
2015_07_Eli_Gatti_Vatteroni_13.pdf

non accessibile

Descrizione: Tavola di progetto_12
Dimensione 59.84 MB
Formato Adobe PDF
59.84 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri
2015_07_Eli_Gatti_Vatteroni_14.pdf

non accessibile

Descrizione: Tavola di progetto_13
Dimensione 24.36 MB
Formato Adobe PDF
24.36 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri
2015_07_Eli_Gatti_Vatteroni_15.pdf

non accessibile

Descrizione: Tavola di progetto_14
Dimensione 15.82 MB
Formato Adobe PDF
15.82 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri
2015_07_Eli_Gatti_Vatteroni_16.pdf

non accessibile

Descrizione: Tavola di progetto_15
Dimensione 10.08 MB
Formato Adobe PDF
10.08 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri
2015_07_Eli_Gatti_Vatteroni_17.pdf

non accessibile

Descrizione: Tavola di progetto_16
Dimensione 5.84 MB
Formato Adobe PDF
5.84 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri

I documenti in POLITesi sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/109374