How have changes in mobility practices transformed and reshaped spaces and their uses in contemporary cities? – This is the main question to be addressed in this research. In recent years the availability of ICT and the diffusion of fast means of transport have radically changed mobility practices, reducing the impact of spatial distance on mobile people. Those changes in technologies have also been fostered by: the transformation of communities from door-to-door to place-to-place and finally person-to-person (Elliot and Urry, 2010; 48); changes in the configuration of family (Widmer, 2006) from nuclear to unclear; the development of networks of distant personal relations (Larsen et alii, 2006); the massive access of women to work, and the diffusion of new forms of job contracts (Colleoni and Zajczyk, 2003; 40). Finally, the recent economical crisis has lead to an expansion of job search basins, influencing the “inclination to mobility” (Ravalet et alii, 2014) and making people more mobile. The development of mobilities studies and the emergence of a “New Mobilities Paradigm” (Sheller and Urry, 2006) encouraged a redefinition of the concept of mobility. For the purposes of this research, mobility is defined as a “socially produced motion” (Cresswell, 2006; 3), a movement that takes place in a socially structured system and is thus performed differently and acquires different meanings from society to society. For this reason the observation of mobility practices makes it possible to understand the society that performs them and the spaces that are consequently produced, highlighting two important issues. Firstly, the analysis of mobility practices allows changes in everyday urban rhythm to be read. Secondly it makes it possible to understand how the relations between people and territory have changed. As a matter of fact, highly mobile people “inhabit a time space with multiple dimensions, and sail between multiple places and times” (Ascher, 2005; 53), thus generating a disjunction between people and territory (Pasqui, 2008; 24). In this research territory is interpreted as “a strategical construction not a model of reality but the result of an action” (Crosta, 2003; 10). It is an intentional ‘product’ of society and therefore a ‘project’. In order to analyze transformations on urban rhythms and on the relationship between people and territory, I have investigated specific practices of mobility that have been fostered thanks to the development of transport and communication technologies. Starting from the direct observation of people’s everyday practices I tried to combine a social perspective with a spatial one, in order to keep a more interdisciplinary approach regarding the experience of being mobile. I adopted a qualitative method that answers to the need for less static methods of mobility research, as foreseen by the “New Mobilities Paradigm”. This method furnishes a sensitive approach to mobility spaces and allows the rising demands that are generated by emerging mobility practices to be taken into account. Furthermore, thanks to this methodology, it is possible to interpret spaces of mobility not only as those spaces affected by large flows of people but as all spaces that support the development of emerging mobility practices. Additionally the research shows that being mobile is not always the result of a choice. Everyday mobility is linked to economical needs, and related, in most cases, to family and relational constraints, rather then being an essential requisite of the contemporary world (Kaufmann, 2011; Cresswell, 2010), or being considered “as education, as freedom, as modern” (Cresswell, 2010). Lastly, the research enters the theoretical debate regarding reversible mobility practices, a concept which has been contentiously accepted in the field of mobilities studies. This work shows that the individual time of people, in particular those that have been observed in this research, is cyclical and based on a rhythm of presence and absence, proximity and distance. Thus, it is possible to measure the effects of mobility on people's identities and on the relations they establish with their territory each time that a spatial and temporal cycle starts again. At the same time, it is shown that those forms of mobility configure a reversible space that can be subject to completely different interpretations (Bourdin, 2013; 185) and reconfigured on a time by time basis. In this sense, emerging mobility practices design a city made up of the contemporary presence of high and low intensities of use (Viganò, 2010; 31), where surfaces can shrink, and at the same time, spaces can be inhabited and experienced in very intense ways. In looking at urban space from this perspective, urbanism is not only the discipline of material and permanent city design, but also the coordination of these multiple urban rhythms which are made up of the alternation of different intensities of uses.

“In che modo i recenti cambiamenti delle pratiche di mobilità trasformano e riconfigurano spazi e usi della città contemporanea?” È la domanda principale di questa ricerca. La diffusione di Tecnologie di Informazione e Comunicazione e di mezzi di trasporto ad alta velocità ha, negli ultimi decenni, radicalmente modificato le pratiche di mobilità, permettendo una riduzione sensibile dell’impatto della distanza sulla vita delle persone. Oltre al progresso tecnologico, è possibile enumerare numerosi altri fattori che hanno inciso, con uguale rilevanza, nelle trasformazioni delle pratiche di mobilità. Innanzitutto, bisogna menzionare la progressiva trasformazione delle comunità da porta-a-porta a persona-a-persona (Elliot and Urry, 2010; 48), contemporaneamente si è modificata in modo radicale la configurazione della famiglia tradizionale (Widmer, 2006), passando dal nucleo familiare classico alla famiglia estesa e difficilmente identificabile, parallelamente si moltiplicano le relazioni personali a distanza (Larsen et alii, 2006). Inoltre fattori più strettamente legati al mondo del lavoro come l’accesso delle donne al mercato del lavoro, la diffusione di nuovi contratti (Colleoni and Zajczyk, 2003; 40) ed infine, la recente crisi economica che ha provocato un allargamento del bacino di ricerca di lavoro influenzando l’inclinazione alla mobilità (Ravalet et alii, 2014), hanno di fatto incrementato gli spostamenti quotidiani dei singoli individui. Quest’accresciuta presenza della mobilità nella vita quotidiana e nello spazio urbano ha stimolato numerose riflessioni sul concetto, portando alla configurazione di uno specifico settore disciplinare, i mobilities studies e alla definizione di un “New Mobilities Paradigm” (Sheller and Urry, 2006). In questa ricerca la mobilità è stata definita come “un movimento socialmente prodotto” (Cresswell, 2006; 3) realizzato in un sistema sociale strutturato e che acquisisce un significato diverso da società a società. Di conseguenza attraverso l’osservazione delle pratiche di mobilità è possibile analizzare sia le società che le hanno prodotte sia gli spazi che da queste pratiche vengono continuamente generati e riconfigurati, mettendo in evidenza due questioni di grande rilevanza: innanzitutto il cambiamento dei ritmi urbani quotidiani; poi la trasformazione del rapporto tra individuo e territorio. Infatti, le persone che compiono grandi spostamenti quotidiani “abitano una dimensione spazio-temporale multipla, destreggiandosi tra luoghi e tempi molteplici” (Ascher, 2005; 53), generando, in questo modo, una scissione del tradizionale rapporto tra individuo e territorio (Pasqui, 2008; 24). In questa ricerca il territorio è stato interpretato “come una costruzione strategica, non un modello della realtà ma il risultato di un’azione (Crosta, 2003; 10). Esso è un prodotto intenzionale della società che lo configura: un progetto. Al fine di analizzare le trasformazioni dei ritmi urbani quotidiani e del rapporto tra persone e territorio, in questa ricerca ho personalmente indagato un tipo particolare di pratiche di mobilità che si sta diffondendo grazie ai cambiamenti recenti dei trasporti e delle tecnologie di comunicazione. Partendo dall’osservazione diretta di queste pratiche ho provato a combinare in un approccio interdisciplinare la prospettiva sociale a quella spaziale, adottando un metodo qualitativo, che risponde ad una richiesta di metodi più dinamici di analisi della mobilità, espressa dagli studiosi del “New Mobilities Paradigm”. Questo metodo, mettendo in luce l’esperienza individuale dell’essere in movimento permette, da un lato, un approccio sensibile agli spazi di mobilità, dall’altro, di cogliere le domande crescenti generate dalle nuove pratiche. Inoltre grazie all’uso di questa metodologia di ricerca è stato possibile interpretare gli spazi di mobilità non solo come quegli spazi toccati da grandi flussi di persone, ma come tutti quegli spazi che permettono e supportano lo sviluppo di una vita in movimento. In più la ricerca dimostra che la mobilità non è sempre il risultato di una scelta. Gli spostamenti quotidiani sono spesso dovuti a necessità economiche e a obblighi familiari e relazionali, piuttosto che essere sinonimo di contemporaneità oppure di educazione, libertà, modernità (Kaufmann, 2011; Cresswell, 2010). In fine questa ricerca si interroga sul concetto di mobilità reversibile, offrendo un’interessante punto di riflessione. Questo lavoro dimostra, infatti, che il tempo individuale dei soggetti analizzati è ciclico e basato su un ritmo fatto da assenze e presenze, prossimità e distanza. Ogni qualvolta un nuovo ciclo di mobilità ha inizio è possibile misurare l’impatto del ciclo precedente sull’identità delle persone e sulla relazione stabilita tra individuo e territorio. Allo stesso modo queste forme di mobilità configurano uno spazio reversibile che può essere soggetto a interpretazioni completamente diverse (Bourdin, 2013; 185) e può essere riconfigurato di volta in volta. In questo senso è possibile dire che le pratiche di mobilità emergenti disegnano una città costituita dalla presenza contemporanea d’intensità d’uso molto diverse (Viganò, 2010; 31). In questa città, temporaneamente, alcune aree si ritirano e vengono abbandonate, mentre altri spazi vengono vissuti in modo molto intenso. Adottando questa prospettiva per osservare lo spazio urbano, l’urbanistica non può essere considerata unicamente come la disciplina del progetto permanente e materiale della città, al contrario essa è anche e soprattutto il coordinamento di questi molteplici ritmi urbani generati dall’alternanza di diverse intensità d’uso.

What spaces for highly mobile people? Analyzing emerging practices of mobility in Italy

VENDEMMIA, BRUNA

Abstract

How have changes in mobility practices transformed and reshaped spaces and their uses in contemporary cities? – This is the main question to be addressed in this research. In recent years the availability of ICT and the diffusion of fast means of transport have radically changed mobility practices, reducing the impact of spatial distance on mobile people. Those changes in technologies have also been fostered by: the transformation of communities from door-to-door to place-to-place and finally person-to-person (Elliot and Urry, 2010; 48); changes in the configuration of family (Widmer, 2006) from nuclear to unclear; the development of networks of distant personal relations (Larsen et alii, 2006); the massive access of women to work, and the diffusion of new forms of job contracts (Colleoni and Zajczyk, 2003; 40). Finally, the recent economical crisis has lead to an expansion of job search basins, influencing the “inclination to mobility” (Ravalet et alii, 2014) and making people more mobile. The development of mobilities studies and the emergence of a “New Mobilities Paradigm” (Sheller and Urry, 2006) encouraged a redefinition of the concept of mobility. For the purposes of this research, mobility is defined as a “socially produced motion” (Cresswell, 2006; 3), a movement that takes place in a socially structured system and is thus performed differently and acquires different meanings from society to society. For this reason the observation of mobility practices makes it possible to understand the society that performs them and the spaces that are consequently produced, highlighting two important issues. Firstly, the analysis of mobility practices allows changes in everyday urban rhythm to be read. Secondly it makes it possible to understand how the relations between people and territory have changed. As a matter of fact, highly mobile people “inhabit a time space with multiple dimensions, and sail between multiple places and times” (Ascher, 2005; 53), thus generating a disjunction between people and territory (Pasqui, 2008; 24). In this research territory is interpreted as “a strategical construction not a model of reality but the result of an action” (Crosta, 2003; 10). It is an intentional ‘product’ of society and therefore a ‘project’. In order to analyze transformations on urban rhythms and on the relationship between people and territory, I have investigated specific practices of mobility that have been fostered thanks to the development of transport and communication technologies. Starting from the direct observation of people’s everyday practices I tried to combine a social perspective with a spatial one, in order to keep a more interdisciplinary approach regarding the experience of being mobile. I adopted a qualitative method that answers to the need for less static methods of mobility research, as foreseen by the “New Mobilities Paradigm”. This method furnishes a sensitive approach to mobility spaces and allows the rising demands that are generated by emerging mobility practices to be taken into account. Furthermore, thanks to this methodology, it is possible to interpret spaces of mobility not only as those spaces affected by large flows of people but as all spaces that support the development of emerging mobility practices. Additionally the research shows that being mobile is not always the result of a choice. Everyday mobility is linked to economical needs, and related, in most cases, to family and relational constraints, rather then being an essential requisite of the contemporary world (Kaufmann, 2011; Cresswell, 2010), or being considered “as education, as freedom, as modern” (Cresswell, 2010). Lastly, the research enters the theoretical debate regarding reversible mobility practices, a concept which has been contentiously accepted in the field of mobilities studies. This work shows that the individual time of people, in particular those that have been observed in this research, is cyclical and based on a rhythm of presence and absence, proximity and distance. Thus, it is possible to measure the effects of mobility on people's identities and on the relations they establish with their territory each time that a spatial and temporal cycle starts again. At the same time, it is shown that those forms of mobility configure a reversible space that can be subject to completely different interpretations (Bourdin, 2013; 185) and reconfigured on a time by time basis. In this sense, emerging mobility practices design a city made up of the contemporary presence of high and low intensities of use (Viganò, 2010; 31), where surfaces can shrink, and at the same time, spaces can be inhabited and experienced in very intense ways. In looking at urban space from this perspective, urbanism is not only the discipline of material and permanent city design, but also the coordination of these multiple urban rhythms which are made up of the alternation of different intensities of uses.
SALERNO, ROSSELLA
PUCCI, PAOLA
29-giu-2015
“In che modo i recenti cambiamenti delle pratiche di mobilità trasformano e riconfigurano spazi e usi della città contemporanea?” È la domanda principale di questa ricerca. La diffusione di Tecnologie di Informazione e Comunicazione e di mezzi di trasporto ad alta velocità ha, negli ultimi decenni, radicalmente modificato le pratiche di mobilità, permettendo una riduzione sensibile dell’impatto della distanza sulla vita delle persone. Oltre al progresso tecnologico, è possibile enumerare numerosi altri fattori che hanno inciso, con uguale rilevanza, nelle trasformazioni delle pratiche di mobilità. Innanzitutto, bisogna menzionare la progressiva trasformazione delle comunità da porta-a-porta a persona-a-persona (Elliot and Urry, 2010; 48), contemporaneamente si è modificata in modo radicale la configurazione della famiglia tradizionale (Widmer, 2006), passando dal nucleo familiare classico alla famiglia estesa e difficilmente identificabile, parallelamente si moltiplicano le relazioni personali a distanza (Larsen et alii, 2006). Inoltre fattori più strettamente legati al mondo del lavoro come l’accesso delle donne al mercato del lavoro, la diffusione di nuovi contratti (Colleoni and Zajczyk, 2003; 40) ed infine, la recente crisi economica che ha provocato un allargamento del bacino di ricerca di lavoro influenzando l’inclinazione alla mobilità (Ravalet et alii, 2014), hanno di fatto incrementato gli spostamenti quotidiani dei singoli individui. Quest’accresciuta presenza della mobilità nella vita quotidiana e nello spazio urbano ha stimolato numerose riflessioni sul concetto, portando alla configurazione di uno specifico settore disciplinare, i mobilities studies e alla definizione di un “New Mobilities Paradigm” (Sheller and Urry, 2006). In questa ricerca la mobilità è stata definita come “un movimento socialmente prodotto” (Cresswell, 2006; 3) realizzato in un sistema sociale strutturato e che acquisisce un significato diverso da società a società. Di conseguenza attraverso l’osservazione delle pratiche di mobilità è possibile analizzare sia le società che le hanno prodotte sia gli spazi che da queste pratiche vengono continuamente generati e riconfigurati, mettendo in evidenza due questioni di grande rilevanza: innanzitutto il cambiamento dei ritmi urbani quotidiani; poi la trasformazione del rapporto tra individuo e territorio. Infatti, le persone che compiono grandi spostamenti quotidiani “abitano una dimensione spazio-temporale multipla, destreggiandosi tra luoghi e tempi molteplici” (Ascher, 2005; 53), generando, in questo modo, una scissione del tradizionale rapporto tra individuo e territorio (Pasqui, 2008; 24). In questa ricerca il territorio è stato interpretato “come una costruzione strategica, non un modello della realtà ma il risultato di un’azione (Crosta, 2003; 10). Esso è un prodotto intenzionale della società che lo configura: un progetto. Al fine di analizzare le trasformazioni dei ritmi urbani quotidiani e del rapporto tra persone e territorio, in questa ricerca ho personalmente indagato un tipo particolare di pratiche di mobilità che si sta diffondendo grazie ai cambiamenti recenti dei trasporti e delle tecnologie di comunicazione. Partendo dall’osservazione diretta di queste pratiche ho provato a combinare in un approccio interdisciplinare la prospettiva sociale a quella spaziale, adottando un metodo qualitativo, che risponde ad una richiesta di metodi più dinamici di analisi della mobilità, espressa dagli studiosi del “New Mobilities Paradigm”. Questo metodo, mettendo in luce l’esperienza individuale dell’essere in movimento permette, da un lato, un approccio sensibile agli spazi di mobilità, dall’altro, di cogliere le domande crescenti generate dalle nuove pratiche. Inoltre grazie all’uso di questa metodologia di ricerca è stato possibile interpretare gli spazi di mobilità non solo come quegli spazi toccati da grandi flussi di persone, ma come tutti quegli spazi che permettono e supportano lo sviluppo di una vita in movimento. In più la ricerca dimostra che la mobilità non è sempre il risultato di una scelta. Gli spostamenti quotidiani sono spesso dovuti a necessità economiche e a obblighi familiari e relazionali, piuttosto che essere sinonimo di contemporaneità oppure di educazione, libertà, modernità (Kaufmann, 2011; Cresswell, 2010). In fine questa ricerca si interroga sul concetto di mobilità reversibile, offrendo un’interessante punto di riflessione. Questo lavoro dimostra, infatti, che il tempo individuale dei soggetti analizzati è ciclico e basato su un ritmo fatto da assenze e presenze, prossimità e distanza. Ogni qualvolta un nuovo ciclo di mobilità ha inizio è possibile misurare l’impatto del ciclo precedente sull’identità delle persone e sulla relazione stabilita tra individuo e territorio. Allo stesso modo queste forme di mobilità configurano uno spazio reversibile che può essere soggetto a interpretazioni completamente diverse (Bourdin, 2013; 185) e può essere riconfigurato di volta in volta. In questo senso è possibile dire che le pratiche di mobilità emergenti disegnano una città costituita dalla presenza contemporanea d’intensità d’uso molto diverse (Viganò, 2010; 31). In questa città, temporaneamente, alcune aree si ritirano e vengono abbandonate, mentre altri spazi vengono vissuti in modo molto intenso. Adottando questa prospettiva per osservare lo spazio urbano, l’urbanistica non può essere considerata unicamente come la disciplina del progetto permanente e materiale della città, al contrario essa è anche e soprattutto il coordinamento di questi molteplici ritmi urbani generati dall’alternanza di diverse intensità d’uso.
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