La Direttiva Alluvioni 2007/60/EC, recepita in Italia tramite il DLgs n. 49 del 23 Febbraio 2010, individua nuovi strumenti per l’analisi e la gestione del rischio alluvionale. La definizione delle mappe di rischio deve essere anticipata, necessariamente, da un’attività di identificazione degli scenari di pericolosità idraulica in grado di fornire indicazioni attendibili in merito all’estensione dell’inondazione, all’altezza idrica e alle caratteristiche del deflusso (velocità e portata). Un approccio rigoroso impone l’utilizzo di modelli numerici di dettaglio, quali ad esempio i modelli bidimensionali, in grado di fornire indicazioni puntuali sui valori di altezza e velocità. Questo, almeno, è l’obiettivo di lungo periodo cui si associano, inevitabilmente, attività ad alta onerosità in termini sia temporali che economici. Sorge l’esigenza, pertanto, di disporre di strumenti di analisi semplificati in grado da cui ottenere informazioni attendibili e utili alla definizione della pericolosità idraulica, a partire non dallo svolgimento di analisi idrauliche di dettaglio ma dalla corretta interpretazione dei dati pregressi già nelle disponibilità degli Enti di pianificazione idraulica. Il lavoro di Tesi, sviluppato in collaborazione con l’Autorità di Bacino del fiume Po, assumendo quale “caso studio” il fiume Scrivia a Tortona, ricava informazioni sulla distribuzione dei valori del tirante idrico a partire dalle informazioni estrapolabili dalle simulazioni monodimensionali del deflusso (profili 1D) e dagli strumenti cartografici e di pianificazione alla scala locale; tale processo metodologico è stato validato attraverso un’attività di confronto tra i risultati prodotti e quelli disponibili e derivanti da studi più approfonditi (simulazioni 2D). In sintesi, il lavoro di ricerca proposto consente di verificare: (1) in ottica essenzialmente geometrica, in che misura e con quali procedure il risultato della soluzione 1D possa essere estrapolato attorno all'asse di calcolo, a simulare una superficie idrica 2D; (2) in ottica fenomenologica, quali siano i processi idraulici che generano le maggiori deviazioni tra la superficie di riferimento e quella estrapolata da modello 1D.

Metodi semplificativi per la valutazione quantitativa della pericolosità idraulica

CARUSO, VALENTINA
2014/2015

Abstract

La Direttiva Alluvioni 2007/60/EC, recepita in Italia tramite il DLgs n. 49 del 23 Febbraio 2010, individua nuovi strumenti per l’analisi e la gestione del rischio alluvionale. La definizione delle mappe di rischio deve essere anticipata, necessariamente, da un’attività di identificazione degli scenari di pericolosità idraulica in grado di fornire indicazioni attendibili in merito all’estensione dell’inondazione, all’altezza idrica e alle caratteristiche del deflusso (velocità e portata). Un approccio rigoroso impone l’utilizzo di modelli numerici di dettaglio, quali ad esempio i modelli bidimensionali, in grado di fornire indicazioni puntuali sui valori di altezza e velocità. Questo, almeno, è l’obiettivo di lungo periodo cui si associano, inevitabilmente, attività ad alta onerosità in termini sia temporali che economici. Sorge l’esigenza, pertanto, di disporre di strumenti di analisi semplificati in grado da cui ottenere informazioni attendibili e utili alla definizione della pericolosità idraulica, a partire non dallo svolgimento di analisi idrauliche di dettaglio ma dalla corretta interpretazione dei dati pregressi già nelle disponibilità degli Enti di pianificazione idraulica. Il lavoro di Tesi, sviluppato in collaborazione con l’Autorità di Bacino del fiume Po, assumendo quale “caso studio” il fiume Scrivia a Tortona, ricava informazioni sulla distribuzione dei valori del tirante idrico a partire dalle informazioni estrapolabili dalle simulazioni monodimensionali del deflusso (profili 1D) e dagli strumenti cartografici e di pianificazione alla scala locale; tale processo metodologico è stato validato attraverso un’attività di confronto tra i risultati prodotti e quelli disponibili e derivanti da studi più approfonditi (simulazioni 2D). In sintesi, il lavoro di ricerca proposto consente di verificare: (1) in ottica essenzialmente geometrica, in che misura e con quali procedure il risultato della soluzione 1D possa essere estrapolato attorno all'asse di calcolo, a simulare una superficie idrica 2D; (2) in ottica fenomenologica, quali siano i processi idraulici che generano le maggiori deviazioni tra la superficie di riferimento e quella estrapolata da modello 1D.
BALLIO, FRANCESCO
ING I - Scuola di Ingegneria Civile, Ambientale e Territoriale
30-set-2015
2014/2015
Tesi di laurea Magistrale
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