The project developed in this thesis is part of the debate between who assert the necessity to safeguard Brera’s character as place that contains several institutions, consolidating the functions of National Gallery of Art and Fine Arts Academy in its historic site, and who declares the need to find a more suitable location for teaching by transferring the spaces of the Academy to the XXIV May Barracks. There is also the possibility of a third way: it consider the area of Mascheroni's Barracks as space of development for the Brera system and not as a place of forced displacement, linked to pragmatic reasons. This last idea asserts that a decisive synergy between the district of Brera and the former military area can be developed, through the activation of a widespread and unique cultural system in the center of Milan. The question of the relationship between architecture and the city is given in terms of appropriateness, not of adaptation: the architecture does not come from the city, but the city has to be sought through architecture. The work want to underline a very topical issue for the contemporary urban project: the relationship between the fragments or pieces of architecture, which in their singular value assert themselves as true "architectural places", and the structure of city. The leader idea has been the choice to reassess the character of laboratory museum tipical of the Academy, in order to redefine its educational role and its relationship with the Art Gallery founded in 1809. At the same time, the military area, which today is a separate body in the urban contest, has the potential to become a true "Campus of Arts", integrating with Parco Sempione - Palazzo dell'Arte - Castello Sforzesco, and to constitute a cornerstone within the widespread and articulated system of museums and of culture, that represent an original resource in Milan. In support of this general proposal, the architectural project reveals and rediscovers new urban connections and find a further enrichment through the intervention of urban re-appropriation of the Palazzo Brera. It has been decided to intervene both through the recovery of existing buildings, both with appropriate architectural grafts, in order to make possible not only a new usability, but also the reinvention of all existing buildings: not more isolated artifacts, but real pieces of the city, in morphological and spatial sense. Therefore, the project rewrites the Palazzo Brera and the places around it, through the interpretive summary of the projects followed in the centuries, by Giuseppe Piermarini onwards: the galleries and the courts are ideally associated with covered streets and porticoed squares and placed in dialogue seamlessly with Via Brera and Via Fiori Scuri. The reference to the character of "introversion" typical of the city of Milan becomes explicit, which results in spatial sequences of streets and configured courtyards as veritable "urban interiors", with the aim to restore the existing architecture to the urban dimension.

Il Progetto di tesi sviluppato si inserisce all’interno del dibattito, in corso ormai da anni, tra chi afferma la necessità di salvaguardare il carattere di Brera in quanto luogo che racchiude più istituzioni, consolidando le funzioni di Pianacoteca Nazionale e di Accademia di Belle Arti nella sede storica, e chi invece dichiara il bisogno di trovare una collocazione più adatta alla didattica attraverso il trasferimento degli spazi dell’Accademia nella Caserma XXIV Maggio. In tale scenario si è cercato di sostenere, per contro, la possibilità di una terza via, che assuma l’area della caserma di via Mascheroni come spazio di sviluppo per il sistema di Brera e non come luogo di trasferimento forzato legato a ragioni pragmatiche. Si sostiene cioè la tesi che si possa cercare una decisiva sinergia tra la contrada di Brera e l’ex-area militare, tramite l’attivazione di un sistema culturale diffuso e, al contempo, unitario nel centro di Milano. La questione del rapporto tra architettura e città viene qui posta nei termini dell’appropriatezza, non dell’adeguamento: non è l’architettura che deriva dalla città, ma è la città che va cercata attraverso l’architettura; alla quale, difatti, spetta il compito di prendere responsabilità nell’interpretazione e nel riconoscimento dei caratteri permanenti e delle discontinuità incisi nel corpo e nel territorio della città. Il lavoro compiuto porta dunque in evidenza un tema di grande attualità per il progetto urbano contemporaneo: quello del rapporto tra i frammenti o i pezzi dell’architettura, che nel loro valore singolare si affermano come veri e propri "luoghi architettonici", e la struttura della città. L’idea guida è stata la scelta di rivalutare, anche dal punto di vista espositivo, il carattere di museo-laboratorio proprio dell’Accademia, così da ridefinire il suo ruolo didattico e il suo rapporto con la Pinacoteca fondata nel 1809. È infatti tale ruolo il motivo principale per cui, in età neoclassica, si decide di disporre di luoghi adatti all’esposizione delle prime collezioni d’arte di Brera, sede di molteplici istituzioni culturali. Pur essendo oggi avviata la trasformazione museale di Palazzo Citterio, si devono considerare imprescindibili sia la necessità di trovare nuovi spazi per la Pinacoteca, nei cui magazzini giacciono numerose opere alle quali non si riesce a dare sistemazione all’interno delle sale da esposizione; sia quella di potenziare l’Accademia, che non possiede aule adeguate all’insegnamento delle diverse discipline; è il caso in particolare dei corsi di scenografia e ambienti adatti per esporre le proprie collezioni d’arte. Al contempo, l’area militare, che oggi si pone come un corpo separato nel tessuto urbano, ha il potenziale per diventare un vero "Campus delle Arti", integrandosi con l’ambito Parco Sempione - Palazzo dell’Arte - Castello Sforzesco, e di costituire un caposaldo entro il sistema diffuso e articolato di istituzioni museali e della cultura che rappresentano una risorsa assolutamente originale della città di Milano. A sostegno dell’attualità di questa proposta complessiva, il progetto di architettura rivela e riscopre nuove connessioni urbane e trova un ulteriore arricchimento attraverso l’intervento di riappropriazione urbana del Palazzo di Brera. Si è deciso di intervenire sia attraverso il recupero degli edifici esistenti, sia con appropriati innesti architettonici, allo scopo di rendere possibile non solo una nuova fruibilità, ma anche la reinvenzione a tutti gli effetti degli edifici esistenti: non più manufatti isolati, ma veri e propri pezzi di città in senso morfologico e spaziale. Pertanto, il progetto riscrive il Palazzo di Brera assieme a ciò che vi è intorno anche attraverso la sintesi interpretativa dei progetti susseguitisi nei secoli, da Giuseppe Piermarini in poi: le gallerie e le corti vengono idealmente associate a vie coperte e piazze porticate e poste in un dialogo senza soluzione di continuità con via Brera e via Fiori Oscuri. Diventa così esplicito il riferimento a quel carattere di "introversione" della città di Milano, che dà luogo a sequenze spaziali di strade e corti configurate come veri e propri "interni urbani", con l’obiettivo di restituire l’architettura esistente alla dimensione urbana.

Milano progetto Brera. Il sistema delle corti e gli spazi per la nuova gipsoteca

DE TOMA, GIULIA
2014/2015

Abstract

The project developed in this thesis is part of the debate between who assert the necessity to safeguard Brera’s character as place that contains several institutions, consolidating the functions of National Gallery of Art and Fine Arts Academy in its historic site, and who declares the need to find a more suitable location for teaching by transferring the spaces of the Academy to the XXIV May Barracks. There is also the possibility of a third way: it consider the area of Mascheroni's Barracks as space of development for the Brera system and not as a place of forced displacement, linked to pragmatic reasons. This last idea asserts that a decisive synergy between the district of Brera and the former military area can be developed, through the activation of a widespread and unique cultural system in the center of Milan. The question of the relationship between architecture and the city is given in terms of appropriateness, not of adaptation: the architecture does not come from the city, but the city has to be sought through architecture. The work want to underline a very topical issue for the contemporary urban project: the relationship between the fragments or pieces of architecture, which in their singular value assert themselves as true "architectural places", and the structure of city. The leader idea has been the choice to reassess the character of laboratory museum tipical of the Academy, in order to redefine its educational role and its relationship with the Art Gallery founded in 1809. At the same time, the military area, which today is a separate body in the urban contest, has the potential to become a true "Campus of Arts", integrating with Parco Sempione - Palazzo dell'Arte - Castello Sforzesco, and to constitute a cornerstone within the widespread and articulated system of museums and of culture, that represent an original resource in Milan. In support of this general proposal, the architectural project reveals and rediscovers new urban connections and find a further enrichment through the intervention of urban re-appropriation of the Palazzo Brera. It has been decided to intervene both through the recovery of existing buildings, both with appropriate architectural grafts, in order to make possible not only a new usability, but also the reinvention of all existing buildings: not more isolated artifacts, but real pieces of the city, in morphological and spatial sense. Therefore, the project rewrites the Palazzo Brera and the places around it, through the interpretive summary of the projects followed in the centuries, by Giuseppe Piermarini onwards: the galleries and the courts are ideally associated with covered streets and porticoed squares and placed in dialogue seamlessly with Via Brera and Via Fiori Scuri. The reference to the character of "introversion" typical of the city of Milan becomes explicit, which results in spatial sequences of streets and configured courtyards as veritable "urban interiors", with the aim to restore the existing architecture to the urban dimension.
SORTINO, GIANLUCA
COMI, GIOVANNI
BERNASCONI, EDOARDO
ARC II - Scuola di Architettura Civile
1-ott-2015
2014/2015
Il Progetto di tesi sviluppato si inserisce all’interno del dibattito, in corso ormai da anni, tra chi afferma la necessità di salvaguardare il carattere di Brera in quanto luogo che racchiude più istituzioni, consolidando le funzioni di Pianacoteca Nazionale e di Accademia di Belle Arti nella sede storica, e chi invece dichiara il bisogno di trovare una collocazione più adatta alla didattica attraverso il trasferimento degli spazi dell’Accademia nella Caserma XXIV Maggio. In tale scenario si è cercato di sostenere, per contro, la possibilità di una terza via, che assuma l’area della caserma di via Mascheroni come spazio di sviluppo per il sistema di Brera e non come luogo di trasferimento forzato legato a ragioni pragmatiche. Si sostiene cioè la tesi che si possa cercare una decisiva sinergia tra la contrada di Brera e l’ex-area militare, tramite l’attivazione di un sistema culturale diffuso e, al contempo, unitario nel centro di Milano. La questione del rapporto tra architettura e città viene qui posta nei termini dell’appropriatezza, non dell’adeguamento: non è l’architettura che deriva dalla città, ma è la città che va cercata attraverso l’architettura; alla quale, difatti, spetta il compito di prendere responsabilità nell’interpretazione e nel riconoscimento dei caratteri permanenti e delle discontinuità incisi nel corpo e nel territorio della città. Il lavoro compiuto porta dunque in evidenza un tema di grande attualità per il progetto urbano contemporaneo: quello del rapporto tra i frammenti o i pezzi dell’architettura, che nel loro valore singolare si affermano come veri e propri "luoghi architettonici", e la struttura della città. L’idea guida è stata la scelta di rivalutare, anche dal punto di vista espositivo, il carattere di museo-laboratorio proprio dell’Accademia, così da ridefinire il suo ruolo didattico e il suo rapporto con la Pinacoteca fondata nel 1809. È infatti tale ruolo il motivo principale per cui, in età neoclassica, si decide di disporre di luoghi adatti all’esposizione delle prime collezioni d’arte di Brera, sede di molteplici istituzioni culturali. Pur essendo oggi avviata la trasformazione museale di Palazzo Citterio, si devono considerare imprescindibili sia la necessità di trovare nuovi spazi per la Pinacoteca, nei cui magazzini giacciono numerose opere alle quali non si riesce a dare sistemazione all’interno delle sale da esposizione; sia quella di potenziare l’Accademia, che non possiede aule adeguate all’insegnamento delle diverse discipline; è il caso in particolare dei corsi di scenografia e ambienti adatti per esporre le proprie collezioni d’arte. Al contempo, l’area militare, che oggi si pone come un corpo separato nel tessuto urbano, ha il potenziale per diventare un vero "Campus delle Arti", integrandosi con l’ambito Parco Sempione - Palazzo dell’Arte - Castello Sforzesco, e di costituire un caposaldo entro il sistema diffuso e articolato di istituzioni museali e della cultura che rappresentano una risorsa assolutamente originale della città di Milano. A sostegno dell’attualità di questa proposta complessiva, il progetto di architettura rivela e riscopre nuove connessioni urbane e trova un ulteriore arricchimento attraverso l’intervento di riappropriazione urbana del Palazzo di Brera. Si è deciso di intervenire sia attraverso il recupero degli edifici esistenti, sia con appropriati innesti architettonici, allo scopo di rendere possibile non solo una nuova fruibilità, ma anche la reinvenzione a tutti gli effetti degli edifici esistenti: non più manufatti isolati, ma veri e propri pezzi di città in senso morfologico e spaziale. Pertanto, il progetto riscrive il Palazzo di Brera assieme a ciò che vi è intorno anche attraverso la sintesi interpretativa dei progetti susseguitisi nei secoli, da Giuseppe Piermarini in poi: le gallerie e le corti vengono idealmente associate a vie coperte e piazze porticate e poste in un dialogo senza soluzione di continuità con via Brera e via Fiori Oscuri. Diventa così esplicito il riferimento a quel carattere di "introversione" della città di Milano, che dà luogo a sequenze spaziali di strade e corti configurate come veri e propri "interni urbani", con l’obiettivo di restituire l’architettura esistente alla dimensione urbana.
Tesi di laurea Magistrale
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