This thesis deals with the issue of architect training. Specifically, it deals with the relationship between architectural design subjects and technical-scientific subjects in higher education architecture programmes. The first part reviews the history of this relationship and investigates how architects were trained in modern and contemporary times, when polytechnic institutes were first founded. The second part is more specific, and concentrates on the case study of Milan’s Politecnico. In detail, it studies the second Milan Bovisa Faculty (now the School of Civic Architecture), from its foundation in 1997 to its demise in 2015. The case of Milan is compared with Zurich’s Polytechnic Institute, both to understand the historical background in which Milan’s Politecnico was founded, and to provide room for a comparison. The third part includes a number of interviews, which add a significant contribution to the work: a personal yet important testimony of “design” vs “teaching”, focusing on the issue architect-training in the arts, humanities and technical-scientific subjects. The aim of this thesis is to highlight the critical issues in the didactics at the Milano Bovisa Politecnico, and to analyse the solutions put forward, so that these may contribute to the debate over the future of the School of Architecture. The Bovisa School has been an experience, an experiment and a considerable attempt at architect training. Despite its demise, it has generated and can still generate tools for discussion and analysis, and help to plan the didactics of architectural design.

Oggetto di questa tesi è la formazione dell’architetto e, in particolare, il rapporto tra le discipline legate al progetto e quelle di derivazione tecnico-scientifica nella didattica dell’architettura. È un tema difficile e complesso su cui la bibliografia non è amplissima, che qui si è deciso di circoscrivere, concentrando l’analisi sul caso del Politecnico di Milano e più in particolare sulla seconda Facoltà di Milano Bovisa (oggi divenuta Scuola di Architettura Civile) dalla sua nascita, nel 1997, alla sua dismissione, nel 2015. Il caso di Milano viene confrontato con quello del Politecnico di Zurigo, sia per comprendere meglio il quadro storico della nascita del Politecnico di Milano, sia per avere un termine di paragone. La prima parte della tesi è storiografica e va a indagare la formazione dell’architetto dall’età moderna a quella contemporanea, quando nacquero i politecnici. Si è visto come l’artista abbia sviluppato, nell’età moderna, una nuova coscienza di sé, del proprio lavoro individuale, della necessità di acquisire nozioni non solo pratiche ma anche teoriche, quali matematica, geometria, astronomia, disegno, prospettiva... La seconda parte della tesi, come detto, analizza il caso del Politecnico di Milano e in particolare l’esperienza della seconda Facoltà di Architettura Milano Bovisa. Questa fase costituisce quindi il cuore delle riflessioni sulla didattica, sul progetto e sullo strumento del “laboratorio” . La scelta di utilizzare i documenti istituzionali (regolamenti, norme, leggi, guida dello studente, piani di studio e dati statistici) è nata con l’intento di voler verificare l’ipotesi secondo la quale la normativa didattica sia lo strumento con cui l’università risponde al quesito: “Cosa e come deve studiare un architetto?”. Capire se la risposta burocratica soddisfi effettivamente le richieste di studenti, docenti e più in generale della società o piuttosto sia, come spesso accade, un compromesso, è l’obiettivo della nostra ricerca. La presente tesi è completata da un importante contributo, ovvero una serie di interviste. Una testimonianza soggettiva, ma importante, del problema “progetto” e “insegnamento”, con particolare attenzione alla questione della formazione artistica, umanistica e tecnico-scientifica dell’architetto. Avere una testimonianza diretta di alcuni protagonisti della “scuola di Milano”, come qualcuno l’ha definita, ci è parso un contributo prezioso e interessante che apre a nuove domande e quesiti. Le “voci” registrate comprendono i docenti delle due culture: di progettazione e di costruzione; a questi si aggiungono altri docenti la cui attività principale non è la didattica bensì l’intensa pratica professionale. Persone di formazione diversa ma che esprimono tutte un modo di essere architetto e contemporaneamente insegnante, studioso e professionista. La questione della riforma scolastica è presente nei dibattiti politici odierni e si comprende come le soluzioni proposte non sempre siano efficaci. Spesso la qualità della didattica sembra diminuire e all’istruzione, che nella sua accezione culturale non è considerata più un buon investimento e viene vista come non rispondente alle esigenze del mondo lavorativo, si contrappone una formazione il più possibile professionalizzante. Si ritorna a mettere in antitesi teoria e pratica, mentre non dovrebbero essere due ambiti opposti bensì complementari. Dunque, l’intento modesto ma importante della tesi è l’individuazione dei punti critici della didattica al Politecnico di Milano Bovisa e l’analisi delle soluzioni proposte affinché possano divenire un’ulteriore informazione e strumento per il dibattito sulla Scuola di Architettura. La scuola di Bovisa è stata un’esperienza, un esperimento, un tentativo importante nella didattica. Nonostante la sua chiusura, essa ha generato e può generare elementi importanti di discussione e analisi nel percorso di definizione di una didattica del progetto dell’architettura.

La didattica della progettazione architettonica. Il problema delle materie tecnico-scientifiche nell'insegnamento dell'architettura. I casi del Politecnico di Zurigo e del Politecnico di Milano.

RAMPOLDI, SARA NAM SOOK

Abstract

This thesis deals with the issue of architect training. Specifically, it deals with the relationship between architectural design subjects and technical-scientific subjects in higher education architecture programmes. The first part reviews the history of this relationship and investigates how architects were trained in modern and contemporary times, when polytechnic institutes were first founded. The second part is more specific, and concentrates on the case study of Milan’s Politecnico. In detail, it studies the second Milan Bovisa Faculty (now the School of Civic Architecture), from its foundation in 1997 to its demise in 2015. The case of Milan is compared with Zurich’s Polytechnic Institute, both to understand the historical background in which Milan’s Politecnico was founded, and to provide room for a comparison. The third part includes a number of interviews, which add a significant contribution to the work: a personal yet important testimony of “design” vs “teaching”, focusing on the issue architect-training in the arts, humanities and technical-scientific subjects. The aim of this thesis is to highlight the critical issues in the didactics at the Milano Bovisa Politecnico, and to analyse the solutions put forward, so that these may contribute to the debate over the future of the School of Architecture. The Bovisa School has been an experience, an experiment and a considerable attempt at architect training. Despite its demise, it has generated and can still generate tools for discussion and analysis, and help to plan the didactics of architectural design.
PRUSICKI, MARCO STANISLAO
PRACCHI, ATTILIO
PRUSICKI, MARCO STANISLAO
11-dic-2015
Teaching architectural design. The issue of technical-scientific subjects in teaching architecture. The cases of Zurich's and Milan's polytechnic institutes.
Oggetto di questa tesi è la formazione dell’architetto e, in particolare, il rapporto tra le discipline legate al progetto e quelle di derivazione tecnico-scientifica nella didattica dell’architettura. È un tema difficile e complesso su cui la bibliografia non è amplissima, che qui si è deciso di circoscrivere, concentrando l’analisi sul caso del Politecnico di Milano e più in particolare sulla seconda Facoltà di Milano Bovisa (oggi divenuta Scuola di Architettura Civile) dalla sua nascita, nel 1997, alla sua dismissione, nel 2015. Il caso di Milano viene confrontato con quello del Politecnico di Zurigo, sia per comprendere meglio il quadro storico della nascita del Politecnico di Milano, sia per avere un termine di paragone. La prima parte della tesi è storiografica e va a indagare la formazione dell’architetto dall’età moderna a quella contemporanea, quando nacquero i politecnici. Si è visto come l’artista abbia sviluppato, nell’età moderna, una nuova coscienza di sé, del proprio lavoro individuale, della necessità di acquisire nozioni non solo pratiche ma anche teoriche, quali matematica, geometria, astronomia, disegno, prospettiva... La seconda parte della tesi, come detto, analizza il caso del Politecnico di Milano e in particolare l’esperienza della seconda Facoltà di Architettura Milano Bovisa. Questa fase costituisce quindi il cuore delle riflessioni sulla didattica, sul progetto e sullo strumento del “laboratorio” . La scelta di utilizzare i documenti istituzionali (regolamenti, norme, leggi, guida dello studente, piani di studio e dati statistici) è nata con l’intento di voler verificare l’ipotesi secondo la quale la normativa didattica sia lo strumento con cui l’università risponde al quesito: “Cosa e come deve studiare un architetto?”. Capire se la risposta burocratica soddisfi effettivamente le richieste di studenti, docenti e più in generale della società o piuttosto sia, come spesso accade, un compromesso, è l’obiettivo della nostra ricerca. La presente tesi è completata da un importante contributo, ovvero una serie di interviste. Una testimonianza soggettiva, ma importante, del problema “progetto” e “insegnamento”, con particolare attenzione alla questione della formazione artistica, umanistica e tecnico-scientifica dell’architetto. Avere una testimonianza diretta di alcuni protagonisti della “scuola di Milano”, come qualcuno l’ha definita, ci è parso un contributo prezioso e interessante che apre a nuove domande e quesiti. Le “voci” registrate comprendono i docenti delle due culture: di progettazione e di costruzione; a questi si aggiungono altri docenti la cui attività principale non è la didattica bensì l’intensa pratica professionale. Persone di formazione diversa ma che esprimono tutte un modo di essere architetto e contemporaneamente insegnante, studioso e professionista. La questione della riforma scolastica è presente nei dibattiti politici odierni e si comprende come le soluzioni proposte non sempre siano efficaci. Spesso la qualità della didattica sembra diminuire e all’istruzione, che nella sua accezione culturale non è considerata più un buon investimento e viene vista come non rispondente alle esigenze del mondo lavorativo, si contrappone una formazione il più possibile professionalizzante. Si ritorna a mettere in antitesi teoria e pratica, mentre non dovrebbero essere due ambiti opposti bensì complementari. Dunque, l’intento modesto ma importante della tesi è l’individuazione dei punti critici della didattica al Politecnico di Milano Bovisa e l’analisi delle soluzioni proposte affinché possano divenire un’ulteriore informazione e strumento per il dibattito sulla Scuola di Architettura. La scuola di Bovisa è stata un’esperienza, un esperimento, un tentativo importante nella didattica. Nonostante la sua chiusura, essa ha generato e può generare elementi importanti di discussione e analisi nel percorso di definizione di una didattica del progetto dell’architettura.
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