La problematica delle periferie urbane ha radici molto lontane nel tempo, presenti già nell’edificazione dei grandi ospedali urbani tardo rinascimentali, i primi reclusori, castra autonomi posti all’esterno della cinta muraria. A Milano viene subito in mente il Lazzaretto all’esterno dei Bastioni di P.ta Venezia. Tuttavia le periferie moderne nascono con la Rivoluzione Industriale: epoca nella quale si fa risalire la costruzione degli slums londinesi, delle casernes di Haussmann a Parigi e delle mietkasernen di Berlino. In seguito altri due periodi decisivi sono gli anni Venti e Trenta, particolarmente importanti per le città americane e poi il secondo dopoguerra fino agli anni ’60, decisivo in tutta Europa e soprattutto nel nostro paese. Queste “soglie” riuniscono sotto il comune denominatore della “periferia” paesaggi architettonici molto diversi. Nella complessità di questi habitat urbani risiede la più grande energia potenziale della città contemporanea, che come architetti possiamo e dobbiamo provare a liberare attraverso la rigenerazione del paesaggio, dell’abitare e la costruzione di luoghi condivisi, dove si celebra il rito dell’urbanità. Le periferie sono la più importante scommessa urbana del prossimo futuro, come afferma giustamente Renzo Piano nel suo articolo ormai celebre sul “rammendo” delle periferie, che è stato anche lo stimolo iniziale per questo lavoro di tesi. Piano parla di “fertilizzare” le periferie con strutture pubbliche, portare in periferia la cultura, i nuovi teatri, i musei e le università. Senza costruire, ove possibile, nuova espansione, ma intensificando la città, completando le aree ex industriali, militari o ferroviarie. E in queste stesse aree, perchè no, qualche volta svuotare, aprire parchi e metterli in rete ri-disegnando i confini tra città e mondo rurale, senza dimenticare però la necessaria porosità del paesaggio urbano nei confronti della natura. In questa direzione si muove il presente progetto di ri-fondazione urbana sull’area dell’ex Piazza d’Armi di Milano, retrostante la caserma Santa Barbara, sulla strada per Baggio, centrato sul ruolo del paesaggio agricolo che bussa alle porte della città.
Città fertile e abitare sospeso. Progetto di una torre sull'area dell'ex Piazza d'Armi di Baggio, a Milano
BONFANTI, MARCO
2014/2015
Abstract
La problematica delle periferie urbane ha radici molto lontane nel tempo, presenti già nell’edificazione dei grandi ospedali urbani tardo rinascimentali, i primi reclusori, castra autonomi posti all’esterno della cinta muraria. A Milano viene subito in mente il Lazzaretto all’esterno dei Bastioni di P.ta Venezia. Tuttavia le periferie moderne nascono con la Rivoluzione Industriale: epoca nella quale si fa risalire la costruzione degli slums londinesi, delle casernes di Haussmann a Parigi e delle mietkasernen di Berlino. In seguito altri due periodi decisivi sono gli anni Venti e Trenta, particolarmente importanti per le città americane e poi il secondo dopoguerra fino agli anni ’60, decisivo in tutta Europa e soprattutto nel nostro paese. Queste “soglie” riuniscono sotto il comune denominatore della “periferia” paesaggi architettonici molto diversi. Nella complessità di questi habitat urbani risiede la più grande energia potenziale della città contemporanea, che come architetti possiamo e dobbiamo provare a liberare attraverso la rigenerazione del paesaggio, dell’abitare e la costruzione di luoghi condivisi, dove si celebra il rito dell’urbanità. Le periferie sono la più importante scommessa urbana del prossimo futuro, come afferma giustamente Renzo Piano nel suo articolo ormai celebre sul “rammendo” delle periferie, che è stato anche lo stimolo iniziale per questo lavoro di tesi. Piano parla di “fertilizzare” le periferie con strutture pubbliche, portare in periferia la cultura, i nuovi teatri, i musei e le università. Senza costruire, ove possibile, nuova espansione, ma intensificando la città, completando le aree ex industriali, militari o ferroviarie. E in queste stesse aree, perchè no, qualche volta svuotare, aprire parchi e metterli in rete ri-disegnando i confini tra città e mondo rurale, senza dimenticare però la necessaria porosità del paesaggio urbano nei confronti della natura. In questa direzione si muove il presente progetto di ri-fondazione urbana sull’area dell’ex Piazza d’Armi di Milano, retrostante la caserma Santa Barbara, sulla strada per Baggio, centrato sul ruolo del paesaggio agricolo che bussa alle porte della città.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/116386