Il presente lavoro di tesi di laurea Magistrale in Architettura nasce dalla volontà di dare una risposta al fine vita dei padiglioni di Expo Milano 2015, attraverso lo studio del dettaglio tecnologico. La prima parte della tesi affronta il tema della smontabilità dal punto di vista del dettaglio esecutivo. La seconda parte, invece affronta la dismissione di Expo 2015 attraverso tre modalità d’ intervento. La connessione tra il dettaglio costruttivo e la smontabilità, è visibile a inizio ottocento quando le tecniche costruttive e innovazioni tecnologiche, riguardano acciaio, ghisa e ferro. Le Esposizioni Universali davano campo d’applicazione a queste sperimentazioni tecnologiche. Dal punto di vista delle connessioni e dell’ iter di assemblaggio e dis-assemblaggio degli elementi tecnici ci sono dei passi avanti a partire dal 1851 quando Paxton progettò il Palazzo di Cristallo per l’ Esposizione Universale di Londra. Nelle esposizioni Parigine del 1878, 1889 e 1900, troviamo i più interessanti dettagli costruttivi. Nel 1878, viene rivisita la capriata in diverse variazioni tra la galleria principale e quelle secondarie. Il sistema adoperato è quello Polonceau a due Contraffissi. Per quanto riguarda l’ Esposizione del 1889, le tecnologie analizzate sono quelle della Galleria delle Macchine e della Torre Eiffel. la prima presenta una larghezza complessiva di 200 piedi circa 160m di larghezza, il plinto di base era di 3 metri di larghezza. . L’ innalzamento dei 4 plinti della torre Eiffel dimostra una sinergia tra la prefabbricazione degli elementi costituenti la struttura ,il loro assemblaggio a terra e poi sollevamento in posizione attraverso mezzi meccanici. La Torre Eiffel, che era nata per essere smontata è rimasta come architettura simbolo della Città. I primi 50 anni del ventesimo secolo sono dominati, più che dall’ effimero nelle esposizioni universali da architetture che durante lo scoppio dei due conflitti mondiali danno un senso di permanenza e potenza degli stati, la scala dimensionale a prevalere è quella del masterplan. con aree sempre più grandi. Bisogna aspettare agli anni 60’-70’ per riprendere fiducia nel progresso tecnologico e quindi nelle sperimentazioni in campo costruttivo. Gli anni 90’ sono quelli in cui le Expo vengono scelte dalle Nazioni ospitanti per riqualificare parti di città, abbandonate o dismesse. Negli anni 2000, si realizzano interventi non permanenti, e sostenibili a livello ambientale. Quindi ripartono le sperimentazioni degli edifici smontabili, ne è un esempio, Die Halle 26, realizzata per l’ Expo di Hannover. La durata è un fattore sia a carattere riflessivo ma anche pratico, e lo si percepisce con lo studio del dettaglio tecnologico. sia in questa prima parte che nella seconda parte che affronta l’ argomento della dismissione dell’ EXPO MILANO 2015. La DISMISSIONE DI EXPO MILANO 2015, non è qualcosa ‘’che può o non può essere’’, ma è realmente attuabile attraverso tre modalità d’ intervento. Quella della progettazione in fase esecutiva della Smontabilità. La smontabilità della struttura attraverso il suo studio a carattere modulare, così può essere facilmente decostruita e conteinerizzata. Come ad esempio i padiglioni Cile, Angola. Un’altra modalità d’ intervento riguarda quei padiglioni che presentano connessioni a secco e materiali riciclabili, ma negli studi esecutivi di progetto, non è stato pensato un post-expo. Questi padiglioni hanno la potenzialità di essere smontati e recuperati per parti. Due esempi sono: il Padiglione del Kuwait, costituito da quattro parti, con quella antistante delle Vele e il Padiglione Israeliano anch’esso diviso in quattro parti, con il Green Wall inclinato che può essere pensato separatamente. Infine un’altra strategia d’ intervento,che andrà a sollecitare la maggior parte dei padiglioni è quella della demolizione selettiva, possibilmente intrapresa dal padiglione dell’ Irlanda e da quello del Kazakistan che selezionando le varie parti che costituiscono il Padiglione, in particolare le strutture in legno e acciaio, i tamponamenti e gli elementi delle facciate si apprestano a smantellare il sito così come richiesto da Expo, demolendo e riciclando questi materiali.
Dismettere Milano Expo 2015. Potenzialità attraverso diverse modalità d'intervento
GALATI RANDO, ALESSANDRA
2014/2015
Abstract
Il presente lavoro di tesi di laurea Magistrale in Architettura nasce dalla volontà di dare una risposta al fine vita dei padiglioni di Expo Milano 2015, attraverso lo studio del dettaglio tecnologico. La prima parte della tesi affronta il tema della smontabilità dal punto di vista del dettaglio esecutivo. La seconda parte, invece affronta la dismissione di Expo 2015 attraverso tre modalità d’ intervento. La connessione tra il dettaglio costruttivo e la smontabilità, è visibile a inizio ottocento quando le tecniche costruttive e innovazioni tecnologiche, riguardano acciaio, ghisa e ferro. Le Esposizioni Universali davano campo d’applicazione a queste sperimentazioni tecnologiche. Dal punto di vista delle connessioni e dell’ iter di assemblaggio e dis-assemblaggio degli elementi tecnici ci sono dei passi avanti a partire dal 1851 quando Paxton progettò il Palazzo di Cristallo per l’ Esposizione Universale di Londra. Nelle esposizioni Parigine del 1878, 1889 e 1900, troviamo i più interessanti dettagli costruttivi. Nel 1878, viene rivisita la capriata in diverse variazioni tra la galleria principale e quelle secondarie. Il sistema adoperato è quello Polonceau a due Contraffissi. Per quanto riguarda l’ Esposizione del 1889, le tecnologie analizzate sono quelle della Galleria delle Macchine e della Torre Eiffel. la prima presenta una larghezza complessiva di 200 piedi circa 160m di larghezza, il plinto di base era di 3 metri di larghezza. . L’ innalzamento dei 4 plinti della torre Eiffel dimostra una sinergia tra la prefabbricazione degli elementi costituenti la struttura ,il loro assemblaggio a terra e poi sollevamento in posizione attraverso mezzi meccanici. La Torre Eiffel, che era nata per essere smontata è rimasta come architettura simbolo della Città. I primi 50 anni del ventesimo secolo sono dominati, più che dall’ effimero nelle esposizioni universali da architetture che durante lo scoppio dei due conflitti mondiali danno un senso di permanenza e potenza degli stati, la scala dimensionale a prevalere è quella del masterplan. con aree sempre più grandi. Bisogna aspettare agli anni 60’-70’ per riprendere fiducia nel progresso tecnologico e quindi nelle sperimentazioni in campo costruttivo. Gli anni 90’ sono quelli in cui le Expo vengono scelte dalle Nazioni ospitanti per riqualificare parti di città, abbandonate o dismesse. Negli anni 2000, si realizzano interventi non permanenti, e sostenibili a livello ambientale. Quindi ripartono le sperimentazioni degli edifici smontabili, ne è un esempio, Die Halle 26, realizzata per l’ Expo di Hannover. La durata è un fattore sia a carattere riflessivo ma anche pratico, e lo si percepisce con lo studio del dettaglio tecnologico. sia in questa prima parte che nella seconda parte che affronta l’ argomento della dismissione dell’ EXPO MILANO 2015. La DISMISSIONE DI EXPO MILANO 2015, non è qualcosa ‘’che può o non può essere’’, ma è realmente attuabile attraverso tre modalità d’ intervento. Quella della progettazione in fase esecutiva della Smontabilità. La smontabilità della struttura attraverso il suo studio a carattere modulare, così può essere facilmente decostruita e conteinerizzata. Come ad esempio i padiglioni Cile, Angola. Un’altra modalità d’ intervento riguarda quei padiglioni che presentano connessioni a secco e materiali riciclabili, ma negli studi esecutivi di progetto, non è stato pensato un post-expo. Questi padiglioni hanno la potenzialità di essere smontati e recuperati per parti. Due esempi sono: il Padiglione del Kuwait, costituito da quattro parti, con quella antistante delle Vele e il Padiglione Israeliano anch’esso diviso in quattro parti, con il Green Wall inclinato che può essere pensato separatamente. Infine un’altra strategia d’ intervento,che andrà a sollecitare la maggior parte dei padiglioni è quella della demolizione selettiva, possibilmente intrapresa dal padiglione dell’ Irlanda e da quello del Kazakistan che selezionando le varie parti che costituiscono il Padiglione, in particolare le strutture in legno e acciaio, i tamponamenti e gli elementi delle facciate si apprestano a smantellare il sito così come richiesto da Expo, demolendo e riciclando questi materiali.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/116402