Education border aims to investigate the relationship between the Arab-Israeli conflict and the space built on occupied Palestinian land, through the design of an iconic building is a new potential agreement. Designed in an area at the center of the hot area of Tel Aviv, in the Ajami neighborhood, the new Museum of the Sea took part in the long strand undertaken by the Franciscan presence in the Holy Land with the project Stones of Remembrance. The uncertain status has created precarious situations. The constant presence of diplomatic initiatives on the table helped to create an ever-changing environment, which defines every action or accomplishment in the field of temporary nature. The proposed research on the assumption that the design method based on the study of urban morphology-social can be a way into the so-called tissue "informal". This thesis, therefore, is confronted with a complex program which aims functional a Museum of the Sea, but as a challenge, an aggregator multicultural playing with the neighborhood, the sea and the wars silent. This atmosphere leads to design a building that would act as a space of social relations in the service of the complex situation. The architectural elements are thus designed to make this place a joint capital. The building of the Museum of the Sea, buried for most of its development section, emerges only in its main space, or the public square. The towers, strong vertical elements, connect the public sphere of the square in front of the sea to a basement area, the aquarium, and simultaneously stand motionless on the landscape to give memory and sustained changes in Ajami. The terraces, designed as a meeting place reserved and strongly tied to the dictates of the neighborhood, promote dialogue focusing on spaces minutes and spanned. In these places the shadow becomes simple design tool, facilitating the reconnection of a rough social fabric.

Educazione di confine intende indagare la relazione tra il conflitto arabo-israeliano e lo spazio costruito nei territori palestinesi occupati, attraverso la progettazione di un edificio simbolo di una nuova possibile intesa. Concepito in un territorio al centro della zona calda di Tel Aviv, nel quartiere di Ajami, il nuovo Museo del Mare prende parte al lungo filone intrapreso dalla presenza francescana in Terra Santa con il progetto Pietre della Memoria. La condizione incerta ha creato situazioni precarie. La costante presenza di iniziative sul tavolo diplomatico ha contribuito a creare un ambiente in continua evoluzione, che definisce ogni azione o realizzazione nel campo della temporaneità. La ricerca proposta parte dal presupposto che il metodo di progettazione basato sullo studio della morfologia urbana-sociale possa costituire una strada all’interno dei cosiddetti tessuti “informali”. Questa tesi, dunque, si confronta con un programma complesso che ha come obiettivo funzionale un Museo del Mare, ma come vera sfida, un polo di aggregazione multiculturale che gioca con il quartiere, il mare e le guerre silenziose. Tale atmosfera porta a concepire un edificio in grado di porsi come spazio sociale di relazioni a servizio della complessa situazione esistente. Gli elementi architettonici mirano quindi a rendere questo luogo uno snodo sociale. L’edificio del Museo del Mare, interrato per la maggior parte del suo sviluppo in sezione, riemerge solo nel suo spazio principale, ovvero la piazza pubblica. Le torri, forte elementi verticale, collegano la sfera pubblica della piazza di fronte al mare ad un ambiente interrato, l’acquario, e contemporaneamente si stagliano immobili sul paesaggio per dare memoria dei sofferti cambiamenti di Ajami. Le terrazze, intese come luogo di incontro riservato e fortemente legato ai dettami del quartiere, favoriscono il dialogo incentrandosi su spazi minuti e calibrati. In questi luoghi l’ombra diventa semplice strumento di progettazione, favorendo la riconnessione di un dissestato tessuto sociale.

Educazione di confine. Un museo del mare per Ajami, Tel Aviv

COLAPRICE, LUCA
2014/2015

Abstract

Education border aims to investigate the relationship between the Arab-Israeli conflict and the space built on occupied Palestinian land, through the design of an iconic building is a new potential agreement. Designed in an area at the center of the hot area of Tel Aviv, in the Ajami neighborhood, the new Museum of the Sea took part in the long strand undertaken by the Franciscan presence in the Holy Land with the project Stones of Remembrance. The uncertain status has created precarious situations. The constant presence of diplomatic initiatives on the table helped to create an ever-changing environment, which defines every action or accomplishment in the field of temporary nature. The proposed research on the assumption that the design method based on the study of urban morphology-social can be a way into the so-called tissue "informal". This thesis, therefore, is confronted with a complex program which aims functional a Museum of the Sea, but as a challenge, an aggregator multicultural playing with the neighborhood, the sea and the wars silent. This atmosphere leads to design a building that would act as a space of social relations in the service of the complex situation. The architectural elements are thus designed to make this place a joint capital. The building of the Museum of the Sea, buried for most of its development section, emerges only in its main space, or the public square. The towers, strong vertical elements, connect the public sphere of the square in front of the sea to a basement area, the aquarium, and simultaneously stand motionless on the landscape to give memory and sustained changes in Ajami. The terraces, designed as a meeting place reserved and strongly tied to the dictates of the neighborhood, promote dialogue focusing on spaces minutes and spanned. In these places the shadow becomes simple design tool, facilitating the reconnection of a rough social fabric.
ABDELQUADAR, SENAN
ARC I - Scuola di Architettura e Società
18-dic-2015
2014/2015
Educazione di confine intende indagare la relazione tra il conflitto arabo-israeliano e lo spazio costruito nei territori palestinesi occupati, attraverso la progettazione di un edificio simbolo di una nuova possibile intesa. Concepito in un territorio al centro della zona calda di Tel Aviv, nel quartiere di Ajami, il nuovo Museo del Mare prende parte al lungo filone intrapreso dalla presenza francescana in Terra Santa con il progetto Pietre della Memoria. La condizione incerta ha creato situazioni precarie. La costante presenza di iniziative sul tavolo diplomatico ha contribuito a creare un ambiente in continua evoluzione, che definisce ogni azione o realizzazione nel campo della temporaneità. La ricerca proposta parte dal presupposto che il metodo di progettazione basato sullo studio della morfologia urbana-sociale possa costituire una strada all’interno dei cosiddetti tessuti “informali”. Questa tesi, dunque, si confronta con un programma complesso che ha come obiettivo funzionale un Museo del Mare, ma come vera sfida, un polo di aggregazione multiculturale che gioca con il quartiere, il mare e le guerre silenziose. Tale atmosfera porta a concepire un edificio in grado di porsi come spazio sociale di relazioni a servizio della complessa situazione esistente. Gli elementi architettonici mirano quindi a rendere questo luogo uno snodo sociale. L’edificio del Museo del Mare, interrato per la maggior parte del suo sviluppo in sezione, riemerge solo nel suo spazio principale, ovvero la piazza pubblica. Le torri, forte elementi verticale, collegano la sfera pubblica della piazza di fronte al mare ad un ambiente interrato, l’acquario, e contemporaneamente si stagliano immobili sul paesaggio per dare memoria dei sofferti cambiamenti di Ajami. Le terrazze, intese come luogo di incontro riservato e fortemente legato ai dettami del quartiere, favoriscono il dialogo incentrandosi su spazi minuti e calibrati. In questi luoghi l’ombra diventa semplice strumento di progettazione, favorendo la riconnessione di un dissestato tessuto sociale.
Tesi di laurea Magistrale
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