Il rischio è l’unione di due anime: il pericolo e l’opportunità. Presi insieme implicano che il rischio è una combinazione strategica di minacce ed occasioni che vanno opportunamente sfruttate per ricavarne effetti positivi. Proprio queste due facce della stessa medaglia fanno del rischio una fonte di creazione di valore per l’impresa. Ma come si misura questo valore? La letteratura in merito ai metodi di valutazione delle imprese è molto vasta e presenta una quantità piuttosto abbondante di metodologie di stima del capitale economico di una azienda. L’analisi critica dei più popolari metodi di valutazione evidenzia delle forti limitazioni nel tenere in considerazione tutti i fattori di rischio. Vi sono metodi, come ad esempio l’approccio patrimoniale, sia esso semplice o nella sua variante complessa, che addirittura la componente di rischio non la prendono nemmeno in considerazione, andando semplicemente a valutare una azienda in base ai singoli elementi che costituiscono l’attivo e il passivo di Stato Patrimoniale. L’unica metodologia che riesce ad affrontare in maniera più esaustiva tale problematica è quella basta sui Discounted Cash Flow o la sua variante Adjusted Present value. Sono metodi più rigorosi, che permettono una valutazione dinamica dell’impresa e che traducono nella stima dei flussi di cassa e nel calcolo del tasso di attualizzazione, l’aleatorietà che il rischio comporta nei risultati di una azienda. Tuttavia le tecniche basate sul NPV richiedono la stima di un risk premium da aggiungere al tasso risk-free per cogliere tutti i rischi associati all’impresa (o asset) in esame. Il risultato è un tasso risk-adjusted che considera lo scostamento temporale dei flussi di cassa e il livello di rischio come parametri intercambiabili. Emerge quindi come tutte le tecniche tradizionali e siano accomunate da una considerazione: la rischiosità di un bene è incapsulata in un numero, che si traduce in un più alto tasso di sconto, flussi di cassa inferiori o uno sconto sul valore. L’obiettivo di questa tesi è quindi stato duplice: da un lato è stata volta ad indagare quale fosse l’effettivo impatto che il rischio ha nella valutazione aziendale, attraverso una disamina dei principali metodi di valutazioni previsti in letteratura e con la somministrazione di una survey ad un campione di analisti finanziari; dall’altro lato è servita a mettere in evidenza le lacune che ancora sono presenti sia in letteratura sia poi nella pratica, lasciando spazio ad altri studi che possano in futuro colmare tali mancanze.

Il rischio e l'enterprise risk management nella valutazione di impresa

PIERI, STEFANO
2014/2015

Abstract

Il rischio è l’unione di due anime: il pericolo e l’opportunità. Presi insieme implicano che il rischio è una combinazione strategica di minacce ed occasioni che vanno opportunamente sfruttate per ricavarne effetti positivi. Proprio queste due facce della stessa medaglia fanno del rischio una fonte di creazione di valore per l’impresa. Ma come si misura questo valore? La letteratura in merito ai metodi di valutazione delle imprese è molto vasta e presenta una quantità piuttosto abbondante di metodologie di stima del capitale economico di una azienda. L’analisi critica dei più popolari metodi di valutazione evidenzia delle forti limitazioni nel tenere in considerazione tutti i fattori di rischio. Vi sono metodi, come ad esempio l’approccio patrimoniale, sia esso semplice o nella sua variante complessa, che addirittura la componente di rischio non la prendono nemmeno in considerazione, andando semplicemente a valutare una azienda in base ai singoli elementi che costituiscono l’attivo e il passivo di Stato Patrimoniale. L’unica metodologia che riesce ad affrontare in maniera più esaustiva tale problematica è quella basta sui Discounted Cash Flow o la sua variante Adjusted Present value. Sono metodi più rigorosi, che permettono una valutazione dinamica dell’impresa e che traducono nella stima dei flussi di cassa e nel calcolo del tasso di attualizzazione, l’aleatorietà che il rischio comporta nei risultati di una azienda. Tuttavia le tecniche basate sul NPV richiedono la stima di un risk premium da aggiungere al tasso risk-free per cogliere tutti i rischi associati all’impresa (o asset) in esame. Il risultato è un tasso risk-adjusted che considera lo scostamento temporale dei flussi di cassa e il livello di rischio come parametri intercambiabili. Emerge quindi come tutte le tecniche tradizionali e siano accomunate da una considerazione: la rischiosità di un bene è incapsulata in un numero, che si traduce in un più alto tasso di sconto, flussi di cassa inferiori o uno sconto sul valore. L’obiettivo di questa tesi è quindi stato duplice: da un lato è stata volta ad indagare quale fosse l’effettivo impatto che il rischio ha nella valutazione aziendale, attraverso una disamina dei principali metodi di valutazioni previsti in letteratura e con la somministrazione di una survey ad un campione di analisti finanziari; dall’altro lato è servita a mettere in evidenza le lacune che ancora sono presenti sia in letteratura sia poi nella pratica, lasciando spazio ad altri studi che possano in futuro colmare tali mancanze.
MONDA, BARBARA
ING - Scuola di Ingegneria Industriale e dell'Informazione
18-dic-2015
2014/2015
Tesi di laurea Magistrale
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