Così come per Roma, città multiforme formata da differenti sedimentazioni nel corso di millenni, anche i suoi quartieri raccontano diverse storie. La storia del quartiere Flaminio è segnata da tre grandi periodi: i primi anni del '900, quando veniva considerato periferico e con funzione prettamente militare; i Giochi Olimpici del 1960, quando cambia volto e diventa teatro di una nuova idea urbanistica; gli anni dei concorsi, banditi per ridare vita alle aree abbandonate del quartiere, in cui nascono le opere di Zaha Hadid e Renzo Piano. Il lavoro di questa tesi prende avvio dall'ultimo concorso bandito all'inizio del 2015, Progetto Flaminio, per la realizzazione di una Città della Scienza nell'area dell'ex Caserma di via Guido Reni. L'idea di base del masterplan è la volontà di mantenere quegli edifici esistenti che possono essere riconvertiti alle funzioni richieste dal bando e realizzare una "città" che si integri totalmente con il suo intorno, proponendo innanzitutto delle soluzioni ai diversi problemi esistenti nel quartiere, riscontrati in fase di analisi. Il progetto si concentra poi sul Museo della Scienza, che si compone di due parti: la rifunzionalizzazione del capannone, che dalla via Flaminia introduce a via Guido Reni, all'interno del quale troveranno luogo gli spazi secondari, e la realizzazione di uno spazio ipogeo, destinato unicamente alla funzione espositiva, che si presenta come una piazza coperta "bucata" da tre grandi corti vetrate. Lo scopo di queste corti è molteplice ma, se in primo luogo nascono per realizzare delle "finestre pubbliche" sul museo, ribadendo così la funzione della piazza, hanno un ruolo fondamentale per l'illuminazione naturale e la ventilazione del locale. Gli ultimi due capitoli della tesi trattano appunto questi due temi, importanti nella progettazione di un museo e ancor di più di uno spazio ipogeo. Insieme alla ventilazione verrà proposta una soluzione alla necessità di raffrescamento estivo, tipica del clima mediterraneo, attraverso l'inserimento di un impianto di ventilazione ibrido con pompa di calore, gestito da un sistema di domotica avanzata. Lo studio dell'illuminazione naturale è condotto invece tramite software appositi allo scopo di trovare possibili soluzioni che possano garantire il maggior apporto di luce naturale, limitando i carichi termici e l'utilizzo di illuminazione artificiale. Il progetto di un edificio ipogeo presenta sicuramente diverse problematiche, ma la combinazione di varie potenzialità permette di avere uno sguardo più ampio verso una progettazione sostenibile.

Una città della scienza per Roma. Progetto di un edificio ipogeo

GENOVESE, VANESSA
2014/2015

Abstract

Così come per Roma, città multiforme formata da differenti sedimentazioni nel corso di millenni, anche i suoi quartieri raccontano diverse storie. La storia del quartiere Flaminio è segnata da tre grandi periodi: i primi anni del '900, quando veniva considerato periferico e con funzione prettamente militare; i Giochi Olimpici del 1960, quando cambia volto e diventa teatro di una nuova idea urbanistica; gli anni dei concorsi, banditi per ridare vita alle aree abbandonate del quartiere, in cui nascono le opere di Zaha Hadid e Renzo Piano. Il lavoro di questa tesi prende avvio dall'ultimo concorso bandito all'inizio del 2015, Progetto Flaminio, per la realizzazione di una Città della Scienza nell'area dell'ex Caserma di via Guido Reni. L'idea di base del masterplan è la volontà di mantenere quegli edifici esistenti che possono essere riconvertiti alle funzioni richieste dal bando e realizzare una "città" che si integri totalmente con il suo intorno, proponendo innanzitutto delle soluzioni ai diversi problemi esistenti nel quartiere, riscontrati in fase di analisi. Il progetto si concentra poi sul Museo della Scienza, che si compone di due parti: la rifunzionalizzazione del capannone, che dalla via Flaminia introduce a via Guido Reni, all'interno del quale troveranno luogo gli spazi secondari, e la realizzazione di uno spazio ipogeo, destinato unicamente alla funzione espositiva, che si presenta come una piazza coperta "bucata" da tre grandi corti vetrate. Lo scopo di queste corti è molteplice ma, se in primo luogo nascono per realizzare delle "finestre pubbliche" sul museo, ribadendo così la funzione della piazza, hanno un ruolo fondamentale per l'illuminazione naturale e la ventilazione del locale. Gli ultimi due capitoli della tesi trattano appunto questi due temi, importanti nella progettazione di un museo e ancor di più di uno spazio ipogeo. Insieme alla ventilazione verrà proposta una soluzione alla necessità di raffrescamento estivo, tipica del clima mediterraneo, attraverso l'inserimento di un impianto di ventilazione ibrido con pompa di calore, gestito da un sistema di domotica avanzata. Lo studio dell'illuminazione naturale è condotto invece tramite software appositi allo scopo di trovare possibili soluzioni che possano garantire il maggior apporto di luce naturale, limitando i carichi termici e l'utilizzo di illuminazione artificiale. Il progetto di un edificio ipogeo presenta sicuramente diverse problematiche, ma la combinazione di varie potenzialità permette di avere uno sguardo più ampio verso una progettazione sostenibile.
PERABONI, CARLO
RUGGINENTI, STEFANO
ARC I - Scuola di Architettura e Società
21-dic-2015
2014/2015
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/116866