Il progetto “Decolonize Spatial Practice: From Expo and the neoliberal city to crowdfunding and open architecture” coglie l’occasione della riprogettazione dell’area che ha ospitato Expo2015, per riflettere sullo stato della pratica e del dibattito architettonico contemporaneo. Attraverso la riprogettazione dell’intera area, di alcuni edifici, di una piattaforma online per l’auto-planning e la gestione economica aperta, tenta di elaborare delle possibili soluzioni che potranno caratterizzare il futuro della professione negli anni avvenire. Una collana di saggi e di interviste con architetti, ricercatori, designer, artisti, storici e sociologi, analizza alcune pratiche ibride odierne e si interroga su possibili soluzioni che guardino al futuro del progetto architettonico urbano e del mercato delle costruzioni. I periodi di crisi sono momenti di forte trasformazione sociale e alcune urgenti e problematiche questioni riguardano anche l’architetto. In anni recenti abbiamo assistito alla progressiva scomparsa delle istituzioni pubbliche nel disegno della città e nel garantire una qualità e coerenza etica e formale dello sviluppo urbano, sempre più regolato dal mercato immobiliare e finanziario. Oggi il ruolo del progettista è estremamente messo in crisi e banalizzato, ritrovandosi in una posizione marginale . Le città si sono trasformate in un’arena dove forze di mercato e tensioni economiche e finanziarie impediscono ragionamenti svincolati dagli interessi di una plutocrazia imperante. Si punta ad una de-politicizzazione della città e degli enti che le governano, annullando il ruolo critico e politico del progettista che ha perso il suo substrato teorico e ideologico. Alla scomparsa delle istituzioni abbiamo visto opporsi e crescere invece numerose iniziative dal basso spinte dalla rivoluzione digitale, che tentano di supplire alla mancanza di politiche sociali e di welfare state. Il progetto di tesi guarda a pratiche come il crowdfunding, la sharing economy e lo sviluppo open source e alle loro possibili implicazioni per la progettazione. Si é provato inoltre ad approfondire e studiare lo sviluppo di una serie di pratiche e teorie nate a cavallo tra gli anni cinquanta e settanta, che avevano già portato avanti un’apertura del mondo del progetto verso l’utente. Elemento fondamentale che ha caratterizzato la ricerca é la comprensione della necessità di trovare equilibrio tra apertura totale e chiusura dell’interazione al progetto da parte dell’utente, capendo come anche la gestione spontanea necessiti di essere guidata da una forte spina dorsale di regole basiche.
Decolonize spatial practice : from Expo and the neoliberal city to crowdfunding and open architecture
MARULLO, LUCA
2014/2015
Abstract
Il progetto “Decolonize Spatial Practice: From Expo and the neoliberal city to crowdfunding and open architecture” coglie l’occasione della riprogettazione dell’area che ha ospitato Expo2015, per riflettere sullo stato della pratica e del dibattito architettonico contemporaneo. Attraverso la riprogettazione dell’intera area, di alcuni edifici, di una piattaforma online per l’auto-planning e la gestione economica aperta, tenta di elaborare delle possibili soluzioni che potranno caratterizzare il futuro della professione negli anni avvenire. Una collana di saggi e di interviste con architetti, ricercatori, designer, artisti, storici e sociologi, analizza alcune pratiche ibride odierne e si interroga su possibili soluzioni che guardino al futuro del progetto architettonico urbano e del mercato delle costruzioni. I periodi di crisi sono momenti di forte trasformazione sociale e alcune urgenti e problematiche questioni riguardano anche l’architetto. In anni recenti abbiamo assistito alla progressiva scomparsa delle istituzioni pubbliche nel disegno della città e nel garantire una qualità e coerenza etica e formale dello sviluppo urbano, sempre più regolato dal mercato immobiliare e finanziario. Oggi il ruolo del progettista è estremamente messo in crisi e banalizzato, ritrovandosi in una posizione marginale . Le città si sono trasformate in un’arena dove forze di mercato e tensioni economiche e finanziarie impediscono ragionamenti svincolati dagli interessi di una plutocrazia imperante. Si punta ad una de-politicizzazione della città e degli enti che le governano, annullando il ruolo critico e politico del progettista che ha perso il suo substrato teorico e ideologico. Alla scomparsa delle istituzioni abbiamo visto opporsi e crescere invece numerose iniziative dal basso spinte dalla rivoluzione digitale, che tentano di supplire alla mancanza di politiche sociali e di welfare state. Il progetto di tesi guarda a pratiche come il crowdfunding, la sharing economy e lo sviluppo open source e alle loro possibili implicazioni per la progettazione. Si é provato inoltre ad approfondire e studiare lo sviluppo di una serie di pratiche e teorie nate a cavallo tra gli anni cinquanta e settanta, che avevano già portato avanti un’apertura del mondo del progetto verso l’utente. Elemento fondamentale che ha caratterizzato la ricerca é la comprensione della necessità di trovare equilibrio tra apertura totale e chiusura dell’interazione al progetto da parte dell’utente, capendo come anche la gestione spontanea necessiti di essere guidata da una forte spina dorsale di regole basiche.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/117588