Un palcoscenico affollato e un territorio in evoluzione caratterizzano il momento di progettazione del Post Expo. Le nuove opere infrastrutturali, gli interventi di riqualificazione, la realizzazione di nuove aree verdi e servizi, devono riuscire a far emergere dal territorio milanese tutte quelle occasioni di qualità, d’identità, di potenzialità innovativa in campo sociale e produttivo che la città in parte possiede e in parte deve consolidare. Il Post Expo rappresenta un primo tassello di una nuova strategia territoriale che vede la formazione di nuove centralità metropolitane, con la prospettiva, insieme con la Fiera di Rho Pero, di diventare il centro di quella città che oggi ha tanti nomi diversi, ma che rappresenta un’unica realtà territoriale. Sullo sfondo della riflessione proposta, il percorso che ha portato alla configurazione finale del Master Plan è partito dal considerare l’area, non come porzione perimetrata, ma come "tassello generatore". Si intende che, in un contesto come quello del nord ovest milanese, è per noi impossibile prescindere da una visione d’insieme che consideri l’area di progetto come opportunità, stimolo e risorsa per lo sviluppo e il cambiamento di un intero brano di città. Diventa dunque fondamentale immaginare come tutti i suoli, liberi o costruiti, possano cambiare destinazione d’uso o rafforzare la propria identità al fine di creare urbanità, luoghi vivibili, scenari desiderati. L’area oggetto di trasformazione è situata sul margine nordovest della zona urbana milanese, in prossimità del polo fieristico di Rho Pero, sull’asse storico del Sempione, linea di connessione tra il centro della città e la "città territorio". L’ambito colma un "vuoto territoriale" residuale, intercluso tra il margine propriamente urbano e i centri abitati appartenenti all’area metropolitana milanese in un contesto fortemente caratterizzato dalla frammentazione imposta dalle infrastrutture che interrompono la continuità dei suoli. L’area si inserirà all’interno del sistema di trasformazioni dell’intero cuneo nordovest come tassello importante per la ricucitura e la connessione di aree frammentate. Attraverso l’analisi critica delle proposte fin qui avanzate, si mira a proporre un’alternativa progettuale che vede la creazione di “quattro paesaggi”: il Parco della Biomassa, l'Anteparco, il Decumano e il Costruito. Quattro sistemi che rafforzano l'andamento del Decumano in direzione ovest-est, ponendo il cittadino a contatto con scenari diversi, allo stesso tempo figura dello spazio urbano e dello spazio sociale. Dal Paesaggio più naturale a quello più urbano, si è cercato di tramandare l’eredità di Expo 2015 progettando in termini ambientali un sistema sostenibile. E’ nella fascia del costruito che si inserisce il progetto dello stadio, il quale diventa elemento attivo del processo di rinnovamento e di potenziamento del sistema infrastrutturale urbano. In linea con la sua storia, lo stadio afferma un ruolo specifico all’interno della società configurandosi come uno dei luoghi prioritari della centralità urbana, dove la tecnologia e il segno architettonico sono utilizzati per offrire un’esperienza di coesione e di riconoscibilità. Lo stadio rappresenta una stimolante occasione di sperimentazione e integrazione tra le diverse componenti funzionali, morfologiche e tecnologiche della produzione architettonica contemporanea. Diverse sono le variabili che confluiscono nell’evento costruttivo: l’accessibilità, l’integrazione all’esistente, i valori di impatto ambientale, gli aspetti di natura architettonica, strutturale, funzionale, distributiva, impiantistica. Lo stadio quindi come occasione per l’urbanistica e per l’architettura di provarsi su temi complessi per rivendicare il significato dell’architettura stessa e ricondurla al centro dei bisogni collettivi di trasformazione.
Uno scenario per il futuro dell'area Expo : il progetto di uno stadio
TORNAGHI, MANUELA;SPERANZIN, ERICA;ROTA, ANNALISA
2014/2015
Abstract
Un palcoscenico affollato e un territorio in evoluzione caratterizzano il momento di progettazione del Post Expo. Le nuove opere infrastrutturali, gli interventi di riqualificazione, la realizzazione di nuove aree verdi e servizi, devono riuscire a far emergere dal territorio milanese tutte quelle occasioni di qualità, d’identità, di potenzialità innovativa in campo sociale e produttivo che la città in parte possiede e in parte deve consolidare. Il Post Expo rappresenta un primo tassello di una nuova strategia territoriale che vede la formazione di nuove centralità metropolitane, con la prospettiva, insieme con la Fiera di Rho Pero, di diventare il centro di quella città che oggi ha tanti nomi diversi, ma che rappresenta un’unica realtà territoriale. Sullo sfondo della riflessione proposta, il percorso che ha portato alla configurazione finale del Master Plan è partito dal considerare l’area, non come porzione perimetrata, ma come "tassello generatore". Si intende che, in un contesto come quello del nord ovest milanese, è per noi impossibile prescindere da una visione d’insieme che consideri l’area di progetto come opportunità, stimolo e risorsa per lo sviluppo e il cambiamento di un intero brano di città. Diventa dunque fondamentale immaginare come tutti i suoli, liberi o costruiti, possano cambiare destinazione d’uso o rafforzare la propria identità al fine di creare urbanità, luoghi vivibili, scenari desiderati. L’area oggetto di trasformazione è situata sul margine nordovest della zona urbana milanese, in prossimità del polo fieristico di Rho Pero, sull’asse storico del Sempione, linea di connessione tra il centro della città e la "città territorio". L’ambito colma un "vuoto territoriale" residuale, intercluso tra il margine propriamente urbano e i centri abitati appartenenti all’area metropolitana milanese in un contesto fortemente caratterizzato dalla frammentazione imposta dalle infrastrutture che interrompono la continuità dei suoli. L’area si inserirà all’interno del sistema di trasformazioni dell’intero cuneo nordovest come tassello importante per la ricucitura e la connessione di aree frammentate. Attraverso l’analisi critica delle proposte fin qui avanzate, si mira a proporre un’alternativa progettuale che vede la creazione di “quattro paesaggi”: il Parco della Biomassa, l'Anteparco, il Decumano e il Costruito. Quattro sistemi che rafforzano l'andamento del Decumano in direzione ovest-est, ponendo il cittadino a contatto con scenari diversi, allo stesso tempo figura dello spazio urbano e dello spazio sociale. Dal Paesaggio più naturale a quello più urbano, si è cercato di tramandare l’eredità di Expo 2015 progettando in termini ambientali un sistema sostenibile. E’ nella fascia del costruito che si inserisce il progetto dello stadio, il quale diventa elemento attivo del processo di rinnovamento e di potenziamento del sistema infrastrutturale urbano. In linea con la sua storia, lo stadio afferma un ruolo specifico all’interno della società configurandosi come uno dei luoghi prioritari della centralità urbana, dove la tecnologia e il segno architettonico sono utilizzati per offrire un’esperienza di coesione e di riconoscibilità. Lo stadio rappresenta una stimolante occasione di sperimentazione e integrazione tra le diverse componenti funzionali, morfologiche e tecnologiche della produzione architettonica contemporanea. Diverse sono le variabili che confluiscono nell’evento costruttivo: l’accessibilità, l’integrazione all’esistente, i valori di impatto ambientale, gli aspetti di natura architettonica, strutturale, funzionale, distributiva, impiantistica. Lo stadio quindi come occasione per l’urbanistica e per l’architettura di provarsi su temi complessi per rivendicare il significato dell’architettura stessa e ricondurla al centro dei bisogni collettivi di trasformazione.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/117611