Il punto di partenza su cui si sono basate le riflessioni circa il futuro dell'area che ha ospitato l'Esposizione Universale del 2015 è legato al concetto di legacy, meglio espressa dai temi di sostenibilità, inclusività e identità da attribuire all'area. Attraverso questi principi si è cercato di riconnettere un'area periferica e dal carattere introverso al contesto circostante, puntando verso un sistema di relazioni basato su regole crono-spaziali differenti: da qui l'idea di un parco capace di relazionarsi con le dinamiche paesaggistiche e funzionali della città contemporanea. In tal senso si colloca la figura dello stadio, la cui progettazione appare come massima espressione di un'architettura che va oltre l'estetica per avere un programma sociale rivolto al grande pubblico; esso appare come un evento, inteso sia a livello architettonico che sportivo, nel quale si riflette la cultura e l'identità di una città. La progettazione di questo grande oggetto assume oggi significati sempre più diversi rispetto al passato, abbandonando temi come la staticità e la monumentalità a favore di pratiche volte ad una interazione dinamica sempre più costante con la vita della società. Il concept di progetto segue due direttrici principali: il tema della trasparenza e quello della multifunzionalità. Riguardo alla trasparenza, è stata indagata nei concetti di permeabilità e sparizione: lavorando sull'involucro, si è cercato di concepirlo come una membrana astratta, lineare, semitrasparente. Esso diventa un oggetto scultoreo che intensifica l'interazione con il paesaggio: il rivestimento perde così ogni sua forma di materialità nel momento in cui l’interno viene illuminato, facendo apparire la facciata animata dai flussi di persone che la attraversano; in questo modo è la cavea stessa a diventare la vera membrana che divide l'esterno dall'interno. Per quanto riguarda la multifunzionalità dello stadio, si è scelto di slegare l'edificio al mero evento sportivo e di dotarlo di tutta una serie di funzioni in grado di poter far vivere l'oggetto tutti i giorni della settimana, con lo scopo di renderlo sempre più partecipe alle dinamiche sociali contemporanee.

DisAppearance. Lo stadio tra materia e trasparenza

MAZZOLINI, DENISE CARLOTTA;DELLA VECCHIA, ALESSANDRO;FRIGO, SILVIA
2014/2015

Abstract

Il punto di partenza su cui si sono basate le riflessioni circa il futuro dell'area che ha ospitato l'Esposizione Universale del 2015 è legato al concetto di legacy, meglio espressa dai temi di sostenibilità, inclusività e identità da attribuire all'area. Attraverso questi principi si è cercato di riconnettere un'area periferica e dal carattere introverso al contesto circostante, puntando verso un sistema di relazioni basato su regole crono-spaziali differenti: da qui l'idea di un parco capace di relazionarsi con le dinamiche paesaggistiche e funzionali della città contemporanea. In tal senso si colloca la figura dello stadio, la cui progettazione appare come massima espressione di un'architettura che va oltre l'estetica per avere un programma sociale rivolto al grande pubblico; esso appare come un evento, inteso sia a livello architettonico che sportivo, nel quale si riflette la cultura e l'identità di una città. La progettazione di questo grande oggetto assume oggi significati sempre più diversi rispetto al passato, abbandonando temi come la staticità e la monumentalità a favore di pratiche volte ad una interazione dinamica sempre più costante con la vita della società. Il concept di progetto segue due direttrici principali: il tema della trasparenza e quello della multifunzionalità. Riguardo alla trasparenza, è stata indagata nei concetti di permeabilità e sparizione: lavorando sull'involucro, si è cercato di concepirlo come una membrana astratta, lineare, semitrasparente. Esso diventa un oggetto scultoreo che intensifica l'interazione con il paesaggio: il rivestimento perde così ogni sua forma di materialità nel momento in cui l’interno viene illuminato, facendo apparire la facciata animata dai flussi di persone che la attraversano; in questo modo è la cavea stessa a diventare la vera membrana che divide l'esterno dall'interno. Per quanto riguarda la multifunzionalità dello stadio, si è scelto di slegare l'edificio al mero evento sportivo e di dotarlo di tutta una serie di funzioni in grado di poter far vivere l'oggetto tutti i giorni della settimana, con lo scopo di renderlo sempre più partecipe alle dinamiche sociali contemporanee.
DE ANTONELLIS, STEFANO
MALERBA, PAOLO
SANGIORGI, CLAUDIO
ARC II - Scuola di Architettura Civile
21-dic-2015
2014/2015
Tesi di laurea Magistrale
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