La città di Siracusa si caratterizza principalmente per il suo aspetto di essere “doppia”: sopra e sotto. Quella sottostante è la grande cava che ha permesso la costruzione della città sopra nel corso dei secoli. La particolarità è quella di avere un grande numero di architetture e di monumenti, soprattutto greci, costruiti con la pietra di Siracusa, una pietra arenaria multicolore costituita prevalentemente da sabbie gialle, estratta nel corso del tempo dalle Latomie imponenti cave di origine Greca; la pietra venne usata anche per costruire le mura difensive della città. Nel caso specifico delle Latomie e della Balza di Akradina è come se il suolo stesso, che è materia di fondazione della città, diventi suolo archeologico. Inoltre la Balza si presenta come un’enorme terrazza di roccia calcarea in cui sono situate grotte e sepolcri di epoca bizantina ed etrusca, pertanto questo progetto verte a dare degli accessi in questo parco trattandolo come se fosse un’archeologia vera e propria. Uno dei temi principali è il riaggancio al grande anello del Parco delle Mura Dionigiane nel tratto tra le Latomie dei Cappuccini e quelle del Casale, in cui manca questa giunzione perchè lasciato in uno stato di abbandono e scollegato coi monumenti circostanti. Partendo dallo stato di fatto dell’area abbiamo osservato la conformazione naturale della Balza, soprattutto sottolineando i punti in cui essa cambia modo di relazionarsi col parco. Tali variazioni sono state subordinate a uno schema geometrico costituito da un passo costante, il quale è stato tradotto nel nostro progetto architettonico. L’intervento si presenta sotto forma di un percorso in pietra che funge anche da limite del nostro parco e proprio per questo è stato concepito come se facesse parte del suolo stesso. Da esso, in relazione ai punti in cui la Balza muta la sua orografia, si immettono degli accessi paragonabili a “moli” che portano a diversi approdi posti ai piedi della terrazza iblea. Questi percorsi si relazionano col suolo intaccandolo il meno possibile, dal momento che viene trattato come se fosse mera archeologia. Essi seguono i dislivelli, senza mai accostarsi alla pendenza, con l’obiettivo di geometrizzare il dato naturale. Questi “moli” perciò non vengono concepiti come parte di suolo ma si differenziano per la loro materia leggera. L’obiettivo è anche quello di fare percorrere il suolo e scoprire le differenze di quota della Balza in modi differenti. Infine il percorso si congiunge con lo spazio espositivo ipogeo, concepito come un edificio in pietra per dare l’idea che pure esso, essendo un bordo verso la città, appartiene al suolo. Si presenta come un blocco di pietra calcarea i cui interni al di sotto della quota zero vengono rivestiti in pietra lavica per ricordare durante la discesa la quota reale del suolo all’esterno. Il luogo ipogeo, oltre a evocare l’idea di essere all’interno di una latomia, è paragonabile a uno spazio teatrale; la disposizione delle gradonate espositive ricordano l’area della cavea, mentre le terrazze laterali si affacciano come se fosse un loggiato.

L'architettura si cammina. Un percorso nel parco delle latomie a Siracusa

DI BENEDETTO, FRANCESCO;COMPER, FRANCESCA
2014/2015

Abstract

La città di Siracusa si caratterizza principalmente per il suo aspetto di essere “doppia”: sopra e sotto. Quella sottostante è la grande cava che ha permesso la costruzione della città sopra nel corso dei secoli. La particolarità è quella di avere un grande numero di architetture e di monumenti, soprattutto greci, costruiti con la pietra di Siracusa, una pietra arenaria multicolore costituita prevalentemente da sabbie gialle, estratta nel corso del tempo dalle Latomie imponenti cave di origine Greca; la pietra venne usata anche per costruire le mura difensive della città. Nel caso specifico delle Latomie e della Balza di Akradina è come se il suolo stesso, che è materia di fondazione della città, diventi suolo archeologico. Inoltre la Balza si presenta come un’enorme terrazza di roccia calcarea in cui sono situate grotte e sepolcri di epoca bizantina ed etrusca, pertanto questo progetto verte a dare degli accessi in questo parco trattandolo come se fosse un’archeologia vera e propria. Uno dei temi principali è il riaggancio al grande anello del Parco delle Mura Dionigiane nel tratto tra le Latomie dei Cappuccini e quelle del Casale, in cui manca questa giunzione perchè lasciato in uno stato di abbandono e scollegato coi monumenti circostanti. Partendo dallo stato di fatto dell’area abbiamo osservato la conformazione naturale della Balza, soprattutto sottolineando i punti in cui essa cambia modo di relazionarsi col parco. Tali variazioni sono state subordinate a uno schema geometrico costituito da un passo costante, il quale è stato tradotto nel nostro progetto architettonico. L’intervento si presenta sotto forma di un percorso in pietra che funge anche da limite del nostro parco e proprio per questo è stato concepito come se facesse parte del suolo stesso. Da esso, in relazione ai punti in cui la Balza muta la sua orografia, si immettono degli accessi paragonabili a “moli” che portano a diversi approdi posti ai piedi della terrazza iblea. Questi percorsi si relazionano col suolo intaccandolo il meno possibile, dal momento che viene trattato come se fosse mera archeologia. Essi seguono i dislivelli, senza mai accostarsi alla pendenza, con l’obiettivo di geometrizzare il dato naturale. Questi “moli” perciò non vengono concepiti come parte di suolo ma si differenziano per la loro materia leggera. L’obiettivo è anche quello di fare percorrere il suolo e scoprire le differenze di quota della Balza in modi differenti. Infine il percorso si congiunge con lo spazio espositivo ipogeo, concepito come un edificio in pietra per dare l’idea che pure esso, essendo un bordo verso la città, appartiene al suolo. Si presenta come un blocco di pietra calcarea i cui interni al di sotto della quota zero vengono rivestiti in pietra lavica per ricordare durante la discesa la quota reale del suolo all’esterno. Il luogo ipogeo, oltre a evocare l’idea di essere all’interno di una latomia, è paragonabile a uno spazio teatrale; la disposizione delle gradonate espositive ricordano l’area della cavea, mentre le terrazze laterali si affacciano come se fosse un loggiato.
SORTINO, GIANLUCA
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
26-apr-2016
2014/2015
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/119085