Il progetto si fonda sul sistema delle acque milanesi come oggetto fondamentale di intervento per il riassetto dei bastioni di Porta Venezia, uno dei fulcri della città di Milano, riconoscendo sia la sua valenza storico-artistica che lo ha caratterizzata per un lungo periodo, sia i processi di trasformazione che hanno portato alla loro progressiva eliminazione dal paesaggio urbano, rielaborando nuovi temi concepiti come sviluppo di fondamenti provenienti dal passato, rivendicando le potenzialità intrinseche legate alla storia. Il luogo prescelto è sede di un’evidente sovrapposizione di interventi susseguitosi negli anni, che negano l’identità ed il carattere che questa parte di tessuto urbano ha avuto nella storia. La riscoperta del canale Redefossi, con la sua giacitura trecentesca, ha reso possibile portare alla luce il bastione cinquecentesco, facendo decadere la sua caratteristica intrinseca di barriera invalicabile; inoltre ha portato alla luce le linee guida di intervento, parti cruciali del progetto, individuate in quest’ultimo asse e nell’antico tracciato della via Marina. Tali considerazioni sono avvalorate da ipotesi fatte nella storia, quando il Claricio presupponeva il tracciato della strada Marina come antico letto di un corso d’acqua, il quale permetteva l’ingresso del Seveso in città. Dall’altro lato l’asse dei bastioni ha assunto importanza a partire dall’inizio del ‘500, quando venne realizzato il progetto della cinta fortificata sull’asse Redefossi, rendendolo non solo un limite daziario ma anche militare. L’area fu sede di numerosi edifici di rilevanza storica come la basilica di San Dionigi, nodo del crocevia tra la strada per Monza e l’ingresso in città; di numerosi progetti di architetti illustri come il Piermarini che ne ridisegnò l’assetto dopo che nel ‘700, venendo meno l’esigenza difensiva e militare dei bastioni, fu prevista la loro trasformazione in passeggi pubblici. Fu luogo di progetti temporanei quali strutture provvisorie ed apparati celebrativi temporanei (obelischi, archi trionfali, tempietti e colonne) per onorare eventi politici, nozze regali, incoronazioni, vittorie di battaglie e nuovi ordini sociali con particolari festeggiamenti pubblici; ebbero risalto alcune esposizioni nazionali tra le quali quella del 1881, la quale lasciò dietro di sé una distruzione del paesaggio, rendendo inevitabile un restauro, affidato ad Emilio Alemagna. Le acque della cerchia interna del Naviglio furono tombinate in epoca fascista, mentre il sistema del Redefossi venne coperto precedentemente, nel primo decennio del ‘900, poiché causa di inquinamenti e di esalazioni nei quartieri limitrofi. La tombinatura del canale comportò un’importante trasformazione dell’area, portando alla formazione di un vuoto urbano, che divenne occasione di sperimentazione e progettazione in vista delle successive Fiere Campionarie di inizio secolo. Durante il corso del ‘900 l’area ha subito un generale adattamento ed omologazione. L’asse dei Bastioni di Porta Venezia ha perso la sua funzione di luogo pubblico di passeggio e la sua memoria storica per essere trasformato in un grande asse viabilistico; il corso d’acqua è stato sostituito da un progetto di giardini, rampe e scalinate nel verde. Da qui nasce la volontà di ridare “vita” a questo luogo, che ha una storia di notevole rilevanza alle spalle, sempre riconosciuto come luogo della quotidianità e d’incontro, di scambio sociale e di svago. A scala urbana, i vecchi tracciati che hanno caratterizzato l’area nel passato, riemergono, ponendosi come obiettivo la riconnessione del tessuto cittadino. A scala architettonica, l’edificio si inserisce in un contesto saturo di relazioni storiche, ad oggi invisibili, affiorando solo in parte all’aria, come in un rispettoso silenzio; inoltre, l’adozione della fruizione termale si pone come base la riflessione su una ricca tradizione di architetture, come Terme, Bagni Pubblici e Piscine, veri e propri edifici pubblici che fin da epoca antica, proprio in stretta relazione con il sistema delle acque, hanno svolto un ruolo spesso determinante, oggi negato, nel definire e caratterizzare le centralità urbane.

Milano : nuove terme tra i passeggi sui bastioni e i boschetti di Porta Orientale

BERTOCCO, DAVIDE;BERTOCCO, ALESSIO
2014/2015

Abstract

Il progetto si fonda sul sistema delle acque milanesi come oggetto fondamentale di intervento per il riassetto dei bastioni di Porta Venezia, uno dei fulcri della città di Milano, riconoscendo sia la sua valenza storico-artistica che lo ha caratterizzata per un lungo periodo, sia i processi di trasformazione che hanno portato alla loro progressiva eliminazione dal paesaggio urbano, rielaborando nuovi temi concepiti come sviluppo di fondamenti provenienti dal passato, rivendicando le potenzialità intrinseche legate alla storia. Il luogo prescelto è sede di un’evidente sovrapposizione di interventi susseguitosi negli anni, che negano l’identità ed il carattere che questa parte di tessuto urbano ha avuto nella storia. La riscoperta del canale Redefossi, con la sua giacitura trecentesca, ha reso possibile portare alla luce il bastione cinquecentesco, facendo decadere la sua caratteristica intrinseca di barriera invalicabile; inoltre ha portato alla luce le linee guida di intervento, parti cruciali del progetto, individuate in quest’ultimo asse e nell’antico tracciato della via Marina. Tali considerazioni sono avvalorate da ipotesi fatte nella storia, quando il Claricio presupponeva il tracciato della strada Marina come antico letto di un corso d’acqua, il quale permetteva l’ingresso del Seveso in città. Dall’altro lato l’asse dei bastioni ha assunto importanza a partire dall’inizio del ‘500, quando venne realizzato il progetto della cinta fortificata sull’asse Redefossi, rendendolo non solo un limite daziario ma anche militare. L’area fu sede di numerosi edifici di rilevanza storica come la basilica di San Dionigi, nodo del crocevia tra la strada per Monza e l’ingresso in città; di numerosi progetti di architetti illustri come il Piermarini che ne ridisegnò l’assetto dopo che nel ‘700, venendo meno l’esigenza difensiva e militare dei bastioni, fu prevista la loro trasformazione in passeggi pubblici. Fu luogo di progetti temporanei quali strutture provvisorie ed apparati celebrativi temporanei (obelischi, archi trionfali, tempietti e colonne) per onorare eventi politici, nozze regali, incoronazioni, vittorie di battaglie e nuovi ordini sociali con particolari festeggiamenti pubblici; ebbero risalto alcune esposizioni nazionali tra le quali quella del 1881, la quale lasciò dietro di sé una distruzione del paesaggio, rendendo inevitabile un restauro, affidato ad Emilio Alemagna. Le acque della cerchia interna del Naviglio furono tombinate in epoca fascista, mentre il sistema del Redefossi venne coperto precedentemente, nel primo decennio del ‘900, poiché causa di inquinamenti e di esalazioni nei quartieri limitrofi. La tombinatura del canale comportò un’importante trasformazione dell’area, portando alla formazione di un vuoto urbano, che divenne occasione di sperimentazione e progettazione in vista delle successive Fiere Campionarie di inizio secolo. Durante il corso del ‘900 l’area ha subito un generale adattamento ed omologazione. L’asse dei Bastioni di Porta Venezia ha perso la sua funzione di luogo pubblico di passeggio e la sua memoria storica per essere trasformato in un grande asse viabilistico; il corso d’acqua è stato sostituito da un progetto di giardini, rampe e scalinate nel verde. Da qui nasce la volontà di ridare “vita” a questo luogo, che ha una storia di notevole rilevanza alle spalle, sempre riconosciuto come luogo della quotidianità e d’incontro, di scambio sociale e di svago. A scala urbana, i vecchi tracciati che hanno caratterizzato l’area nel passato, riemergono, ponendosi come obiettivo la riconnessione del tessuto cittadino. A scala architettonica, l’edificio si inserisce in un contesto saturo di relazioni storiche, ad oggi invisibili, affiorando solo in parte all’aria, come in un rispettoso silenzio; inoltre, l’adozione della fruizione termale si pone come base la riflessione su una ricca tradizione di architetture, come Terme, Bagni Pubblici e Piscine, veri e propri edifici pubblici che fin da epoca antica, proprio in stretta relazione con il sistema delle acque, hanno svolto un ruolo spesso determinante, oggi negato, nel definire e caratterizzare le centralità urbane.
SCHIAVO, ALESSIO
CISLAGHI, GIOVANNI
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
26-apr-2016
2014/2015
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/119109