Ma quale sarebbe il campo dell’utilità oggi? Quale il ruolo dell’architettura contemporanea? A chi spetta il diritto di decidere in materia di architettura? Come assicurare questo diritto alle persone cui esso spetta? Come farlo in un mondo che va verso una povertà crescente? Abbiamo scelto di porci queste domande perché crediamo che l’architettura contemporanea debba vedere uniti, nella ricerca di un habitat umano colto e dignitoso, autorità nazionali, architetti, tecnici e utenti. Di fronte agli attuali problemi di impoverimento e di esaurimento delle risorse diventa indispensabile un’architettura “povera” che riscopra i valori naturali e le tecniche compatibili con il mondo in cui va a inserirsi. “Se la stardirdazzione e la zonizzazione, la tipizzazione e l’existenz minimun, l’igiene e l’efficienza ergonomica, sono stati i paradigmi del progetto dell’abitare che hanno caratterizzato tutto il secolo scorso, l’adattabilità e la flessibilità, la personalizzazione e la riconoscibilità della propria abitazione tra le altre, l'individualità e la ricerca della privacy, l’integrazione nel contesto e la sostenibilità ambientale sono destinati ad essere i nuovi paradigmi del progetto dell’abitare.” Abbiamo scelto un paese “emergente” come l’Uganda per il nostro progetto, al fine di affrontare il tema dell’architettura tramite una diversa natura, la necessarietà, evidenziandone le peculiarità di natura tecnica, sociale e culturale. Un’ architettura in grado di mostrare il lato semplice e vero del proprio essere, in un contesto diverso dai canoni tradizionali dell’agire architettonico. Riteniamo necessario ritrovare un fondamento etico dell’architettura attraverso la realizzazione di idee che tengono contro di un profondo rispetto delle proprietà locali, culturali e costruttive di luoghi poco frequentati dall’architettura tradizionale, con l’obiettivo di costituire un’occasione per quelle popolazioni di guardare al futuro in maniera più consapevole. Cercando quindi di porre l’attenzione sui reali “ bisogni” degli utenti, ma anche sul “bisogno” di fare architetture che siano in grado di soddisfarli.
Il diritto alla città. Studi e progetti per un quartiere sostenibile a Kampala, Uganda
REGAZZONI, FANNY;MISTRETTA, ALESSANDRO;ROMANINI, ELENA
2014/2015
Abstract
Ma quale sarebbe il campo dell’utilità oggi? Quale il ruolo dell’architettura contemporanea? A chi spetta il diritto di decidere in materia di architettura? Come assicurare questo diritto alle persone cui esso spetta? Come farlo in un mondo che va verso una povertà crescente? Abbiamo scelto di porci queste domande perché crediamo che l’architettura contemporanea debba vedere uniti, nella ricerca di un habitat umano colto e dignitoso, autorità nazionali, architetti, tecnici e utenti. Di fronte agli attuali problemi di impoverimento e di esaurimento delle risorse diventa indispensabile un’architettura “povera” che riscopra i valori naturali e le tecniche compatibili con il mondo in cui va a inserirsi. “Se la stardirdazzione e la zonizzazione, la tipizzazione e l’existenz minimun, l’igiene e l’efficienza ergonomica, sono stati i paradigmi del progetto dell’abitare che hanno caratterizzato tutto il secolo scorso, l’adattabilità e la flessibilità, la personalizzazione e la riconoscibilità della propria abitazione tra le altre, l'individualità e la ricerca della privacy, l’integrazione nel contesto e la sostenibilità ambientale sono destinati ad essere i nuovi paradigmi del progetto dell’abitare.” Abbiamo scelto un paese “emergente” come l’Uganda per il nostro progetto, al fine di affrontare il tema dell’architettura tramite una diversa natura, la necessarietà, evidenziandone le peculiarità di natura tecnica, sociale e culturale. Un’ architettura in grado di mostrare il lato semplice e vero del proprio essere, in un contesto diverso dai canoni tradizionali dell’agire architettonico. Riteniamo necessario ritrovare un fondamento etico dell’architettura attraverso la realizzazione di idee che tengono contro di un profondo rispetto delle proprietà locali, culturali e costruttive di luoghi poco frequentati dall’architettura tradizionale, con l’obiettivo di costituire un’occasione per quelle popolazioni di guardare al futuro in maniera più consapevole. Cercando quindi di porre l’attenzione sui reali “ bisogni” degli utenti, ma anche sul “bisogno” di fare architetture che siano in grado di soddisfarli.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/119136