Il progetto nasce dalla necessità di dare una nuova vita alla colonia marina progettata da Giancarlo De Carlo. La sfida è il confronto con un’architettura che, oltre ad essere un’opera significativa di un importante architetto italiano del secondo Novecento, è unica nel suo genere. Un edificio progettato a misura di bambino richede una nuova funzione compatibile con tale caratteristica. Il progetto per il “SIP-ENEL CHILDREN CAMP” è stato guidato, fin dalle prime tracce, da un sentimento di rispetto nei confronti del manufatto per preservarne ogni particolarità. La tesi si sviluppa seguendo due macro fasi: la fase analitica e la fase progettuale. I temi analizzati nella fase analitica sono: 1. Storia e funzione delle colonie marine sulla riviera romagnola: Le colonie marine nascono nel XVIII secolo in Inghilterra, come strumento di cura per le patologie derivanti dall’inquinamento provocato dalle città industriali. Si pensa, quindi, che la vicinanza al mare e, dunque, l’aria salmastra ed il sole, sono in grado di favorire la guarigione dei soggetti malati. Nel tempo, alla funzione prettamente curativa di tali luoghi, si affianca la funzione turistica. In Italia è la teoria del medico Giuseppe Barellai a permettere l’insediamento delle colonie marine, come luoghi destinati alla cura dei bambini con problemi di salute. Per quanto riguarda l’aspetto architettonico, mentre gli edifici realizzati nel XIX secolo, sono caratterizzati dall’indipendenza delle figure architettoniche rispetto alle finalità terapeutiche, con l’avanzare della tecnica medica, la forma edilizia diventa essa stessa parte integrante della capacità curativa, quindi, tesa a massimizzare le condizioni climatiche favorevoli alla guarigione. Nasce, così, il padiglione come forma-tipo della colonia marina. Con il movimento fascista si assiste ad un nuovo cambiamento, sia fisico, che funzionale, della tipologia edilizia. La forma architettonica deve rappresentare la modernità del governo fascista. I progetti sono realizzati attraverso concorsi, banditi a livello nazionale. Per quanto riguarda la funzione alle finalità terapeutiche si affiancano, invece, quelle di indottrinamento del giovane popolo fascista. Durante gli anni ’30 del Novecento, la costa romagnola viene investita da un’ingente crescita edilizia dovuta, principalmente, al turismo marittimo. Nel secondo dopoguerra, invece, si assiste nuovamente ad un mutamento di tendenza riguardante le colonie marine: si apre una stagione di ricerca di diverse soluzioni ed articolazioni spaziali, idonee per configurazioni adatte alla dimensione ludica, propria dei centri per bambini. A causa, però, del progressivo restringimento della domanda, dovuta alle trasformazioni del fenomeno turistico, a partire dagli anni settanta, sempre più colonie esauriscono la propria destinazione d’uso, cadendo pian piano in disuso. Oggi, tale patrimonio architettonico è oggetto di immobilismo da parte delle autorità competenti, nonostante sia in vigore un programma unitario di riqualificazione dell’immagine turistica denominato “Città delle colonie”, la cui finalità è la necessità di un intervento di recupero e riqualificazione dell’urbanizzato esistente. 2. Giancarlo De Carlo. Ingegnere ed Architetto Giancarlo De Carlo nasce a Genova nel 1919, e trascorre la sua giovinezza tra l’Italia e la Tunisia. La sua carriera universitaria vede il conseguimento della doppia laurea in Ingegneria ed in Architettura, la prima al Politecnico di Milano, la seconda allo IUAV di Venezia. Durante il periodo che intercorre tra le due lauree, durante la Seconda Guerra Mondiale, De Carlo è arruolato come ufficiale di Marina. Una volta ritornato in Italia, prende parte al Movimento Proletario ed amplia la sua visione politica frequentando sostenitori del Movimento Anarchico italiano. Il periodo della resistenza è fondamentale per lo sviluppo della sua attività sociale e progettuale. Conosce, infatti, Mario Pagano, suo mentore, da cui apprende e sviluppa la concezione morale e sociale del progetto architettonico, sempre soggetto ad una dimensione umana. Durante la sua carriera, De Carlo è influenzato dalle correnti del Movimento Moderno, dalle quali si dissocia, fondando il TEAM X. Gli anni Cinquanta sono propizi per l’architetto che porta avanti l’attività editoriali di Casabella-Continuità, collaborando con Ernesto Nathan Rogers, Vittorio Gregotti e Marco Zanuso. Ha, inoltre, l’opportunità di collaborare con Franco Albini alla Triennale di Milano. De Carlo si inserisce perfettamente nell’ambito culturale milanese, stringendo legami con Elio Vittorini, tramite tra lui e il rettore della Libera Università di Urbino, Carlo Bo. Urbino è considerata una sorta di città-laboratorio per Giancarlo De Carlo, il quale elabora diversi piani urbanistici e riqualificazioni edilizie all’interno di essa. E’ qui che sviluppa la sua concezione architettonica, basata su alcune tematiche principali, quali: la socialità dello spazio, l’innovatività dei modelli insediativi, la pluralità del linguaggio e l’interdisciplinarità. Tali temi si ripropongono in cinque macroaree: l’abitare, il rapporto tra città e territorio, il misurarsi con la storia, le geometrie complesse e i segni urbani e la progettazione dei luoghi pubblici. Il problema dell’abitare, difatti, è uno dei temi più importanti per gli architetti postbellici. Ricostruire le abitazioni significa ricostruire la città, anche nei suoi aspetti politici, sociali e culturali. Secondo De Carlo, però, la ricostruzione deve seguire un principio di qualità dell’alloggio, contrapposto fortemente all’idea di “macchina per l’abitare” cara al Movimento Moderno, mantenendo un forte legame con il paesaggio in cui il complesso abitativo sorge. Il rapporto tra città e territorio, infatti, deve essere indissolubile. L’architettura deve progettare, non solo la forma e l’organizzazione degli spazi per abitare, ma anche gli intervalli paesaggistici. L’ambiente in cui l’uomo esiste è frutto di una stratificazione storica che l’uomo non può ignorare. E’ la storia che definisce il mondo reale. La realtà è al cento della concezione spaziale dell’ingegnere, il quale crede che l’architettura debba essere concepita per essere compresa da chiunque basandosi, perciò, sulla geometria. Infine, i luoghi pubblici sono il cuore vitale della società, destinati per questo motivo ad una progettazione integrata che vede, tra l’altro, la partecipazione attiva degli stessi fruitori. Per comprendere più facilmente la complicata attività progettuale di Giancarlo De Carlo, si rimanda agli esempi progettuali riportati nel paragrafo 2.3. Egli muore a Milano, il 4 giugno del 2005. 3. La colonia SIP-ENEL La colonia SIP-ENEL, sorge a Riccione. Progettata dall’architetto Giancarlo De Carlo nel 1961, e conclusa nel 1963, su commissione della SIP (Società Idroelettrica Piemontese). L’edificio è stato concepito per ospitare circa duecentocinquanta bambini, i figli dei dipendenti della azienda SIP, poi presa in esercizio dall’ENEL nel 1962. L’attuale realtà architettonica è frutto di stratificazioni progettuali, passate attraverso la realizzazione di quattro diverse varianti ufficiali, oltre ad ulteriori modifiche in corso d’opera, conservate presso l’Archivio dei progetti dell’Università IUAV di Venezia. Attualmente l’impianto architettonico è composto da due parti: le due ali prospicienti il mare costituite, ognuna, di cinque blocchi indipendenti, che si sviluppano in altezza su due piani e tre ammezzati, ed il volume retrostante, composto da tre blocchi collegati tra loro tramite un’ampia terrazza, ospitante i servizi. Il complesso è stato progettato sulla base delle necessità dei più piccoli, adattando l’impianto architettonico a loro misura, specialmente nella zona a loro dedicata: le ali. L’attrattività della colonia consiste, principalmente, nella cura del dettaglio: lo studio delle aperture, dei colori e materiali impiegati, l’articolazione spaziale complessa, rendono l’edificio un unicum nel panorama costiero romagnolo. La colonia rimane in attività fino ai primi anni ’90, quando nel 1995 è abbandonata. Divenuta proprietà privata nel 2003, è destinata ad essere convertita in un albergo di lusso, previa demolizione. A causa, però, dell’importanza storica della colonia, riconosciuta dall’opinione pubblica, il 7 luglio 2009, la colonia è stata dichiarata “immobile di interesse culturale” ai sensi del Decreto Legislativo 42 del 2004, grazie ad un provvedimento della Sovrintendenza di Ravenna. In questo modo la demolizione è impedita. Nonostante il vincolo della Sovrintendenza, però, nel 2009 i proprietari della colonia commissionano all’Ingegnere Renato Zanguio il progetto per la realizzazione di un hotel. Tale progetto avrebbe implicato il cambio di destinazione d’uso da attività ricettiva extra-alberghiera ad attività ricettiva alberghiera, e di conseguenza il cambiamenti nella conformazione fisica dell’edificio. 4. Indagini e analisi urbanistiche del Comune di Riccione In questo capitolo sono state eseguite una serie di analisi urbanistiche, con la finalità di comprendere maggiormente il contesto comunale in cui sorge l’edificio. Dai risultati delle indagini è emerso che la provincia di Riccione è soggetta a fenomeni di subsidenza, oltre che di erosione costiera. Sono riportati, tramite tabelle e grafici gli indici demografici, economici, turistici ed immobiliari del comune di Riccione. Mettendo a sistema i dati ottenuti è stata elaborata un’analisi s.w.o.t. 5. Indagini e analisi urbanistiche del quartiere Abissinia Il capitolo 5 contiene l’estrapolazione dei dati utili alle indagini urbanistiche ed economiche del quartiere Abissinia, dove è ubicata la colonia SIP-ENEL. Sono stati estrapolati i dati relativi, principalmente, al settore turistico-ricettivo ed immobiliare, in modo da poter sviluppare consapevolmente un progetto urbanistico, in linea con le reali esigenze del quartiere. 6. Analisi dello stato di fatto Ad oggi nulla è stato realizzato, e l’edificio verte in uno stato di evidente abbandono, come risulta dal sopralluogo che abbiamo effettuato in data 11 novembre 2014, i cui risultati sono riportati nel capitolo 6 del testo corrente. In particolare le patologie di degrado che affliggono maggiormente la struttura sono: umidità da infiltrazione, con conseguente distacco e lacuna del rivestimento esterno; in alcuni punti vi è, inoltre, un distacco del copriferro. 7. Il progetto E’ il settimo capitolo, però, ad esporre la parte essenziale di questo elaborato: la fase progettuale. Il progetto prevede interventi di conservazione con minime variazioni alla destinazione d’uso. Lo scopo è quello di recuperare gli spazi esistenti senza pregiudicare l’impianto architettonico originario che, come precedentemente esposto, è finalizzato alle esigenze dei bambini. Determinata la vocazione d’uso della struttura, il nuovo progetto converte l’ex colonia in un Children Camp, un luogo dove i bambini possano svolgere diverse attività ludico-educative in presenza di adulti specializzati in diversi settori artistici e culturali. L’intervento prevede, dunque, la risistemazione interna di alcuni spazi, e l’adeguamento alla normativa vigente. Gli spazi interni delle ali sono gestiti in modo da creare dei percorsi tematici, sviluppati su piani diversi. Gli spazi contenuti nei volumi retrostanti le ali, sono destinati a funzioni comuni, quali cucina, lavanderia ed uffici, ed infermeria. I due spazi sono collegati concettualmente e fisicamente da una hall d’ingresso, caratterizzata da una vetrata a tutt’altezza che focalizza lo sguardo verso il mare. Al progetto di conservazione è affiancato un progetto di nuova costruzione, il quale prevede la realizzazione di un edificio connesso alla colonia, con una conformazione a torre, destinato alla ricezione, nel quale è prevista la collocazione di uno spazio espositivo. Lo sviluppo in pianta prevede uno spazio di accoglienza al piano terra, posto in un blocco connesso allo stesso tempo al volume della torre e all’ingresso alla colonia, mentre ai piani superiori si sviluppa come un quadrato perfetto, collocato nella stessa posizione in cui sarebbe dovuto sorgere il blocco di isolamento progettato da De Carlo nella quarta variante del novembre del 1961. Interventi di minore impatto sono stati realizzati sulla facciata ovest della colonia, inserendo una pelle vetrata a chiusura di due zone filtro non più adatte a tale funzione, creando dei nuovi spazi di ingresso per i dipendenti dell’edificio. I nuovi volumi sono stati progettati anche attraverso analisi statiche ed impiantistica, in conformità con le normative vigenti. Al progetto compositivo si affianca quello di architettura di interni: gli arredi sono stati progettati ad hoc per ogni spazio della colonia, utilizzando colori e materiali per creare ambienti idonei alla permanenza di bambini. Infine, è risultato fondamentale, per la sopravvivenza e continuità storica dell’edificio, il progetto di conservazione, inteso principalmente come consolidamento statico delle strutture danneggiate e blocco dell’avanzamento dei fenomeni di degrado già presenti sulla colonia. Anche l’intorno dell’edificio è soggetto a riqualificazione, favorendo l’afflusso di turisti e residenti sia nel periodo estivo che invernale, rivitalizzando una zona urbana concepita come periferica, grazie alla riqualificazione, non solo degli edifici esistenti ma anche, alla creazione di una via pedonale che permette una fruibilità continua dell’area.
SIP-ENEL children camp : un nuovo polo per l'infanzia. Progetto di riuso per l’ex colonia Sip-Enel realizzata da Giancarlo De Carlo
TURELLO, VALENTINA;PIATTI, MARTINA;REBORA, CHIARA;MASTRANDREA, CATERINA
2014/2015
Abstract
Il progetto nasce dalla necessità di dare una nuova vita alla colonia marina progettata da Giancarlo De Carlo. La sfida è il confronto con un’architettura che, oltre ad essere un’opera significativa di un importante architetto italiano del secondo Novecento, è unica nel suo genere. Un edificio progettato a misura di bambino richede una nuova funzione compatibile con tale caratteristica. Il progetto per il “SIP-ENEL CHILDREN CAMP” è stato guidato, fin dalle prime tracce, da un sentimento di rispetto nei confronti del manufatto per preservarne ogni particolarità. La tesi si sviluppa seguendo due macro fasi: la fase analitica e la fase progettuale. I temi analizzati nella fase analitica sono: 1. Storia e funzione delle colonie marine sulla riviera romagnola: Le colonie marine nascono nel XVIII secolo in Inghilterra, come strumento di cura per le patologie derivanti dall’inquinamento provocato dalle città industriali. Si pensa, quindi, che la vicinanza al mare e, dunque, l’aria salmastra ed il sole, sono in grado di favorire la guarigione dei soggetti malati. Nel tempo, alla funzione prettamente curativa di tali luoghi, si affianca la funzione turistica. In Italia è la teoria del medico Giuseppe Barellai a permettere l’insediamento delle colonie marine, come luoghi destinati alla cura dei bambini con problemi di salute. Per quanto riguarda l’aspetto architettonico, mentre gli edifici realizzati nel XIX secolo, sono caratterizzati dall’indipendenza delle figure architettoniche rispetto alle finalità terapeutiche, con l’avanzare della tecnica medica, la forma edilizia diventa essa stessa parte integrante della capacità curativa, quindi, tesa a massimizzare le condizioni climatiche favorevoli alla guarigione. Nasce, così, il padiglione come forma-tipo della colonia marina. Con il movimento fascista si assiste ad un nuovo cambiamento, sia fisico, che funzionale, della tipologia edilizia. La forma architettonica deve rappresentare la modernità del governo fascista. I progetti sono realizzati attraverso concorsi, banditi a livello nazionale. Per quanto riguarda la funzione alle finalità terapeutiche si affiancano, invece, quelle di indottrinamento del giovane popolo fascista. Durante gli anni ’30 del Novecento, la costa romagnola viene investita da un’ingente crescita edilizia dovuta, principalmente, al turismo marittimo. Nel secondo dopoguerra, invece, si assiste nuovamente ad un mutamento di tendenza riguardante le colonie marine: si apre una stagione di ricerca di diverse soluzioni ed articolazioni spaziali, idonee per configurazioni adatte alla dimensione ludica, propria dei centri per bambini. A causa, però, del progressivo restringimento della domanda, dovuta alle trasformazioni del fenomeno turistico, a partire dagli anni settanta, sempre più colonie esauriscono la propria destinazione d’uso, cadendo pian piano in disuso. Oggi, tale patrimonio architettonico è oggetto di immobilismo da parte delle autorità competenti, nonostante sia in vigore un programma unitario di riqualificazione dell’immagine turistica denominato “Città delle colonie”, la cui finalità è la necessità di un intervento di recupero e riqualificazione dell’urbanizzato esistente. 2. Giancarlo De Carlo. Ingegnere ed Architetto Giancarlo De Carlo nasce a Genova nel 1919, e trascorre la sua giovinezza tra l’Italia e la Tunisia. La sua carriera universitaria vede il conseguimento della doppia laurea in Ingegneria ed in Architettura, la prima al Politecnico di Milano, la seconda allo IUAV di Venezia. Durante il periodo che intercorre tra le due lauree, durante la Seconda Guerra Mondiale, De Carlo è arruolato come ufficiale di Marina. Una volta ritornato in Italia, prende parte al Movimento Proletario ed amplia la sua visione politica frequentando sostenitori del Movimento Anarchico italiano. Il periodo della resistenza è fondamentale per lo sviluppo della sua attività sociale e progettuale. Conosce, infatti, Mario Pagano, suo mentore, da cui apprende e sviluppa la concezione morale e sociale del progetto architettonico, sempre soggetto ad una dimensione umana. Durante la sua carriera, De Carlo è influenzato dalle correnti del Movimento Moderno, dalle quali si dissocia, fondando il TEAM X. Gli anni Cinquanta sono propizi per l’architetto che porta avanti l’attività editoriali di Casabella-Continuità, collaborando con Ernesto Nathan Rogers, Vittorio Gregotti e Marco Zanuso. Ha, inoltre, l’opportunità di collaborare con Franco Albini alla Triennale di Milano. De Carlo si inserisce perfettamente nell’ambito culturale milanese, stringendo legami con Elio Vittorini, tramite tra lui e il rettore della Libera Università di Urbino, Carlo Bo. Urbino è considerata una sorta di città-laboratorio per Giancarlo De Carlo, il quale elabora diversi piani urbanistici e riqualificazioni edilizie all’interno di essa. E’ qui che sviluppa la sua concezione architettonica, basata su alcune tematiche principali, quali: la socialità dello spazio, l’innovatività dei modelli insediativi, la pluralità del linguaggio e l’interdisciplinarità. Tali temi si ripropongono in cinque macroaree: l’abitare, il rapporto tra città e territorio, il misurarsi con la storia, le geometrie complesse e i segni urbani e la progettazione dei luoghi pubblici. Il problema dell’abitare, difatti, è uno dei temi più importanti per gli architetti postbellici. Ricostruire le abitazioni significa ricostruire la città, anche nei suoi aspetti politici, sociali e culturali. Secondo De Carlo, però, la ricostruzione deve seguire un principio di qualità dell’alloggio, contrapposto fortemente all’idea di “macchina per l’abitare” cara al Movimento Moderno, mantenendo un forte legame con il paesaggio in cui il complesso abitativo sorge. Il rapporto tra città e territorio, infatti, deve essere indissolubile. L’architettura deve progettare, non solo la forma e l’organizzazione degli spazi per abitare, ma anche gli intervalli paesaggistici. L’ambiente in cui l’uomo esiste è frutto di una stratificazione storica che l’uomo non può ignorare. E’ la storia che definisce il mondo reale. La realtà è al cento della concezione spaziale dell’ingegnere, il quale crede che l’architettura debba essere concepita per essere compresa da chiunque basandosi, perciò, sulla geometria. Infine, i luoghi pubblici sono il cuore vitale della società, destinati per questo motivo ad una progettazione integrata che vede, tra l’altro, la partecipazione attiva degli stessi fruitori. Per comprendere più facilmente la complicata attività progettuale di Giancarlo De Carlo, si rimanda agli esempi progettuali riportati nel paragrafo 2.3. Egli muore a Milano, il 4 giugno del 2005. 3. La colonia SIP-ENEL La colonia SIP-ENEL, sorge a Riccione. Progettata dall’architetto Giancarlo De Carlo nel 1961, e conclusa nel 1963, su commissione della SIP (Società Idroelettrica Piemontese). L’edificio è stato concepito per ospitare circa duecentocinquanta bambini, i figli dei dipendenti della azienda SIP, poi presa in esercizio dall’ENEL nel 1962. L’attuale realtà architettonica è frutto di stratificazioni progettuali, passate attraverso la realizzazione di quattro diverse varianti ufficiali, oltre ad ulteriori modifiche in corso d’opera, conservate presso l’Archivio dei progetti dell’Università IUAV di Venezia. Attualmente l’impianto architettonico è composto da due parti: le due ali prospicienti il mare costituite, ognuna, di cinque blocchi indipendenti, che si sviluppano in altezza su due piani e tre ammezzati, ed il volume retrostante, composto da tre blocchi collegati tra loro tramite un’ampia terrazza, ospitante i servizi. Il complesso è stato progettato sulla base delle necessità dei più piccoli, adattando l’impianto architettonico a loro misura, specialmente nella zona a loro dedicata: le ali. L’attrattività della colonia consiste, principalmente, nella cura del dettaglio: lo studio delle aperture, dei colori e materiali impiegati, l’articolazione spaziale complessa, rendono l’edificio un unicum nel panorama costiero romagnolo. La colonia rimane in attività fino ai primi anni ’90, quando nel 1995 è abbandonata. Divenuta proprietà privata nel 2003, è destinata ad essere convertita in un albergo di lusso, previa demolizione. A causa, però, dell’importanza storica della colonia, riconosciuta dall’opinione pubblica, il 7 luglio 2009, la colonia è stata dichiarata “immobile di interesse culturale” ai sensi del Decreto Legislativo 42 del 2004, grazie ad un provvedimento della Sovrintendenza di Ravenna. In questo modo la demolizione è impedita. Nonostante il vincolo della Sovrintendenza, però, nel 2009 i proprietari della colonia commissionano all’Ingegnere Renato Zanguio il progetto per la realizzazione di un hotel. Tale progetto avrebbe implicato il cambio di destinazione d’uso da attività ricettiva extra-alberghiera ad attività ricettiva alberghiera, e di conseguenza il cambiamenti nella conformazione fisica dell’edificio. 4. Indagini e analisi urbanistiche del Comune di Riccione In questo capitolo sono state eseguite una serie di analisi urbanistiche, con la finalità di comprendere maggiormente il contesto comunale in cui sorge l’edificio. Dai risultati delle indagini è emerso che la provincia di Riccione è soggetta a fenomeni di subsidenza, oltre che di erosione costiera. Sono riportati, tramite tabelle e grafici gli indici demografici, economici, turistici ed immobiliari del comune di Riccione. Mettendo a sistema i dati ottenuti è stata elaborata un’analisi s.w.o.t. 5. Indagini e analisi urbanistiche del quartiere Abissinia Il capitolo 5 contiene l’estrapolazione dei dati utili alle indagini urbanistiche ed economiche del quartiere Abissinia, dove è ubicata la colonia SIP-ENEL. Sono stati estrapolati i dati relativi, principalmente, al settore turistico-ricettivo ed immobiliare, in modo da poter sviluppare consapevolmente un progetto urbanistico, in linea con le reali esigenze del quartiere. 6. Analisi dello stato di fatto Ad oggi nulla è stato realizzato, e l’edificio verte in uno stato di evidente abbandono, come risulta dal sopralluogo che abbiamo effettuato in data 11 novembre 2014, i cui risultati sono riportati nel capitolo 6 del testo corrente. In particolare le patologie di degrado che affliggono maggiormente la struttura sono: umidità da infiltrazione, con conseguente distacco e lacuna del rivestimento esterno; in alcuni punti vi è, inoltre, un distacco del copriferro. 7. Il progetto E’ il settimo capitolo, però, ad esporre la parte essenziale di questo elaborato: la fase progettuale. Il progetto prevede interventi di conservazione con minime variazioni alla destinazione d’uso. Lo scopo è quello di recuperare gli spazi esistenti senza pregiudicare l’impianto architettonico originario che, come precedentemente esposto, è finalizzato alle esigenze dei bambini. Determinata la vocazione d’uso della struttura, il nuovo progetto converte l’ex colonia in un Children Camp, un luogo dove i bambini possano svolgere diverse attività ludico-educative in presenza di adulti specializzati in diversi settori artistici e culturali. L’intervento prevede, dunque, la risistemazione interna di alcuni spazi, e l’adeguamento alla normativa vigente. Gli spazi interni delle ali sono gestiti in modo da creare dei percorsi tematici, sviluppati su piani diversi. Gli spazi contenuti nei volumi retrostanti le ali, sono destinati a funzioni comuni, quali cucina, lavanderia ed uffici, ed infermeria. I due spazi sono collegati concettualmente e fisicamente da una hall d’ingresso, caratterizzata da una vetrata a tutt’altezza che focalizza lo sguardo verso il mare. Al progetto di conservazione è affiancato un progetto di nuova costruzione, il quale prevede la realizzazione di un edificio connesso alla colonia, con una conformazione a torre, destinato alla ricezione, nel quale è prevista la collocazione di uno spazio espositivo. Lo sviluppo in pianta prevede uno spazio di accoglienza al piano terra, posto in un blocco connesso allo stesso tempo al volume della torre e all’ingresso alla colonia, mentre ai piani superiori si sviluppa come un quadrato perfetto, collocato nella stessa posizione in cui sarebbe dovuto sorgere il blocco di isolamento progettato da De Carlo nella quarta variante del novembre del 1961. Interventi di minore impatto sono stati realizzati sulla facciata ovest della colonia, inserendo una pelle vetrata a chiusura di due zone filtro non più adatte a tale funzione, creando dei nuovi spazi di ingresso per i dipendenti dell’edificio. I nuovi volumi sono stati progettati anche attraverso analisi statiche ed impiantistica, in conformità con le normative vigenti. Al progetto compositivo si affianca quello di architettura di interni: gli arredi sono stati progettati ad hoc per ogni spazio della colonia, utilizzando colori e materiali per creare ambienti idonei alla permanenza di bambini. Infine, è risultato fondamentale, per la sopravvivenza e continuità storica dell’edificio, il progetto di conservazione, inteso principalmente come consolidamento statico delle strutture danneggiate e blocco dell’avanzamento dei fenomeni di degrado già presenti sulla colonia. Anche l’intorno dell’edificio è soggetto a riqualificazione, favorendo l’afflusso di turisti e residenti sia nel periodo estivo che invernale, rivitalizzando una zona urbana concepita come periferica, grazie alla riqualificazione, non solo degli edifici esistenti ma anche, alla creazione di una via pedonale che permette una fruibilità continua dell’area.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/119192