Il progetto si sviluppa nell’area Nord di Villa Adriana, detta “Pantanello”, e mette in relazione le tre architetture che vi insistono: il Teatro Greco, il cui progetto funge da nuovo accesso alla villa; le Paletre oggetto di studio della tesi, e il tempio di Venere Cnidia, il cui intervento crea un punto di risalita che permette di continuare il percoso verso le altre “fabbriche” di Villa Adriana. “Fra i due teatri (Greco e Latino ndr) il terreno considerabilmente s’innalza si per la natura del sito, che per le rovine che l’inglobano. La fabbrica, che copriva questo assai vasto, si chiama da Ligorio e da Piranesi la Palestra; e benchè la pianta fatta da questi non si trovi corrispondente esattamente a quello che Vitruvio scrisse sulla forma di tali edificj, pure da questa stessa è incontrastabile che la fabbrica servisse ad esercizj atletici: quindi conoscendo l’uso delle palestre, la denominazione applicata da questi architetti all’edificio, di cui si tratta, dee riguardarsi assai giusta.” Cosi spiegava lo storico e archeologo Antonio Nibby all’interno di “Descrizione della Villa Adriana” nel 1827 quel complesso di sette edifici alla base della Valle di Tempe. La denominazione di Palestra si basò sul rinvenimento di statue ritenute di atleti. Esso tuttavia non corrisponde alla natura del complesso, il quale ebbe una destinazione molto più nobile ed esclusiva rispetto a quella di semplice ginnasio. Sono stati i recenti scavi a ridefinire la funzione del sito, inserendolo all’interno di quelle architetture della Villa che richiamano all’Egitto, come l’Anthineion e la Valle di Tempe, teoria rafforzata dal ritrovamento di statue dedicate al culto di Iside e Horus, oltre che di una sfinge. Il progetto segue due linee guida: la prima è quella di un lavoro sul suolo che ridefinisce gli ambiti delle Palestre che nei secoli hanno perso il loro limite, lavoro che si attua attraverso una pavimentazione che colma la differenza di livello, seppur minima, tra il terreno e i resti di pavimentazioni originarie del sito. È quindi un progetto che si appropia di quelle architetture già esistenti senza costruire niente in alzato. La seconda linea guida è quella che riguarda l’intervento museale che, ripristinando le gallerie ipogee presenti nello “stato di cose” dell’area, crea così un percorso attraverso le rovine, che conduce al “vero ” intervento: il museo delle Palestre. Il museo è progettato come una sala ipostila circondata da una vasca d’acqua, due temi ricorrenti all’interno della villa.

La palestra di Villa Adriana. Recupero, allestimento e musealizzazione

BACCETTI, GIULIA;NESPOLI, ANDREA
2015/2016

Abstract

Il progetto si sviluppa nell’area Nord di Villa Adriana, detta “Pantanello”, e mette in relazione le tre architetture che vi insistono: il Teatro Greco, il cui progetto funge da nuovo accesso alla villa; le Paletre oggetto di studio della tesi, e il tempio di Venere Cnidia, il cui intervento crea un punto di risalita che permette di continuare il percoso verso le altre “fabbriche” di Villa Adriana. “Fra i due teatri (Greco e Latino ndr) il terreno considerabilmente s’innalza si per la natura del sito, che per le rovine che l’inglobano. La fabbrica, che copriva questo assai vasto, si chiama da Ligorio e da Piranesi la Palestra; e benchè la pianta fatta da questi non si trovi corrispondente esattamente a quello che Vitruvio scrisse sulla forma di tali edificj, pure da questa stessa è incontrastabile che la fabbrica servisse ad esercizj atletici: quindi conoscendo l’uso delle palestre, la denominazione applicata da questi architetti all’edificio, di cui si tratta, dee riguardarsi assai giusta.” Cosi spiegava lo storico e archeologo Antonio Nibby all’interno di “Descrizione della Villa Adriana” nel 1827 quel complesso di sette edifici alla base della Valle di Tempe. La denominazione di Palestra si basò sul rinvenimento di statue ritenute di atleti. Esso tuttavia non corrisponde alla natura del complesso, il quale ebbe una destinazione molto più nobile ed esclusiva rispetto a quella di semplice ginnasio. Sono stati i recenti scavi a ridefinire la funzione del sito, inserendolo all’interno di quelle architetture della Villa che richiamano all’Egitto, come l’Anthineion e la Valle di Tempe, teoria rafforzata dal ritrovamento di statue dedicate al culto di Iside e Horus, oltre che di una sfinge. Il progetto segue due linee guida: la prima è quella di un lavoro sul suolo che ridefinisce gli ambiti delle Palestre che nei secoli hanno perso il loro limite, lavoro che si attua attraverso una pavimentazione che colma la differenza di livello, seppur minima, tra il terreno e i resti di pavimentazioni originarie del sito. È quindi un progetto che si appropia di quelle architetture già esistenti senza costruire niente in alzato. La seconda linea guida è quella che riguarda l’intervento museale che, ripristinando le gallerie ipogee presenti nello “stato di cose” dell’area, crea così un percorso attraverso le rovine, che conduce al “vero ” intervento: il museo delle Palestre. Il museo è progettato come una sala ipostila circondata da una vasca d’acqua, due temi ricorrenti all’interno della villa.
TOLVE, VALERIO
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
26-apr-2016
2015/2016
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/119193