Analisi del livello di diffusione e percezione dell'ingegneria biomedica negli ospedali italiani

For six months, I have been able to spend time in the Clinical Engineering Department (CED) of the San Raffaele Hospital in Milano which is the biggest CED in Italy and among the oldest ones. Since 1972, the San Raffaele Hospital has been an IRCCS (Institute for Treatment and Research) and nowadays it is one of the biggest Italian Research Centers in terms of number of scientific papers. We analyzed the hospital departments in which a newly graduated Biomedical Engineer can work, such as the well-known CED, the Ethics Committee, the Health and Safety Department, the Information Systems, the mechanized Clinical Analytical Laboratory. We tried to identify other hospital departments in which Bioengineers can use their skills, such as the biomedical signal processing and medical images Laboratory, the Technology Transfer Office (TTO) and Telemedicine. Biomedical engineers can work also in the management area, like in the Quality Office of the hospital or as Risk manager. After that, a survey was conducted among doctors and nurses who were maximum 35 years old and who worked in an Italian hospital. The purpose was to understand if they pictured Bioengineers as health workers, in other words if they are used to work side by side with them as nurses and doctors do. Possible solutions are suggested in order to use the competencies of Bioengineers in the best way, making them a precious help for the other health workers.

All’interno di uno stage di sei mesi presso il Servizio di Ingegneria Clinica (SIC) dell’Ospedale San Raffaele di Milano, è stato possibile interfacciarsi con la realtà di un SIC storico, presente sul territorio dalla fine degli anni ’80 e che oggi conta il maggior numero di dipendenti. Dal 1972 l’Ospedale San Raffaele è riconosciuto dal Ministero della Salute come Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico ed oggi rappresenta uno dei principali centri nazionali di Ricerca scientifica prodotta annualmente, per volume e profilo. A partire da questa struttura ed allargandosi ad altre realtà ospedaliere lombarde, sono state analizzate le posizioni in cui le competenze di un laureato in Ingegneria Biomedica possono essere meglio sfruttate: innanzitutto vengono esaminate quelle posizioni ormai storicamente ricoperte da un Bioingegnere, ovvero all’interno del Servizio di Ingegneria Clinica, del Comitato Etico, dei Sistemi Informativi, del Servizio di Prevenzione e Protezione e del Laboratorio di Analisi Cliniche, laddove automatizzato. In seguito, una volta approfondite le competenze acquisite da un Bioingegnere durante il percorso universitario, è evidenziato come queste possano essere sfruttate al meglio anche in altre Unità dell’Ospedale. In particolare, negli ospedali italiani più all’avanguardia, sono presenti degli esempi virtuosi: un laureato in Ingegneria Biomedica può esprimersi pienamente anche nel campo della Ricerca scientifica, soprattutto quando si tratta di analisi dei Segnali e delle Immagini Biomediche. Inoltre, laddove ci si occupa di Ricerca, è sempre presente un Ufficio di Trasferimento Biotecnologico all’interno, in cui lavora personale che conosce il mondo della Ricerca ed il mondo della brevettabilità. Un altro potenziale ambito è quello mai completamente maturo della Telemedicina, che permette di applicare le conoscenze tecnologiche al mondo ospedaliero. Oltre all’ambito della ricerca, da un punto di vista più manageriale, l’Ingegnere Biomedico può essere di valido supporto anche nell’Area Qualità dell’Ospedale e quando si tratta di condurre analisi per la Gestione del Rischio Ospedaliero. Nella seconda parte del lavoro sono riportati i risultati di un’indagine condotta tra il personale sanitario (Medici, Infermieri e Specializzandi in medicina, età massima trentacinque anni), con lo scopo di capire se e come l’Ingegnere Biomedico sia riconosciuto come figura appartenente all’ambito sanitario: infatti nelle Facoltà di Medicina si è ormai consapevoli del fatto che il lavoro del medico non può essere portato avanti senza la collaborazione del personale infermieristico o, ad esempio, dei tecnici radiologi, mentre non è sempre chiaro quanto questo lavoro possa essere agevolato grazie alla collaborazione con un Bioingegnere. Nelle conclusioni sono evidenziate possibili soluzioni da mettere in pratica all’interno delle strutture ospedaliere per valorizzare e sfruttare al meglio la figura del Bioingegnere, in modo che rappresenti un valido aiuto per gli operatori sanitari e sia addirittura in grado di prevenire i loro bisogni.