ABSTRACT La tesi vuole essere l’occasione per integrare un precedente progetto di laurea sviluppato in collaborazione con Lodovico Malchiodi e Ruben Maffeis, in cui si affrontava il complesso tema del riuso dei grandi impianti industriali dismessi. Se infatti il tema precedente si poneva come proposito la riconversione di un recinto industriale dismesso all’interno di un’area urbana, l’integrazione vuole essere l’occasione per spostare il campo di indagine e di progetto sul paesaggio agricolo, sviluppando una proposta di recupero, riappropriazione e riconversione di uno dei recinti rurali sparsi che costellano l’intorno. In un mondo sempre più interconnesso sia alla dimensione reale che a quella virtuale, in cui la tendenza contemporanea si rivolge alla scala globale, credo sia necessario riappropriarsi della specificità dei luoghi, guardando con un approccio multidisciplinare al paesaggio e agli elementi che lo compongono, come singolarità, come espressioni delle comunità e dei processi storici a cui appartengono, senza rinunciare alle trasformazioni, ma tenendo a mente che la trasformazione è insita nei luoghi e rinunciare a questa vuol dire rinunciare al rapporto col mondo contemporaneo, con la storia. Il progetto vuole quindi essere l’occasione non solo per creare un museo del paesaggio agricolo legato alla cultura locale, ma vuole anche appropriarsi delle ragioni dello stesso attraverso il rapporto con il suolo, quale luogo, deposito dei segni che nel corso del tempo lo hanno plasmato, appropriandosi della geometria, generando nuove relazioni fisiche e non solo tra le parti che lo compongono. Il compito dell’architetto sarà allora quello di analizzare, sintetizzare e successivamente comprendere gli elementi e le ragioni dei luoghi, sviluppando una strategia d’intervento multidisciplinare, che tenga conto dei segni,a un ripensamento degli assetti specifici attraverso il nuovo ruolo affidato dalla cultura contemporanea al progetto di architettura. Oggi le cascine e i grandi stabilimenti industriali dismessi sono tra le prime architetture nell’ottica di uno sviluppo sostenibile ad offrire la possibilità di trasformazione e creazione di nuovi insediamenti, assieme a una miriade di altri vuoti che si configurano come parentesi all’interno del costruito, come caserme, carceri e centri commerciali: grandi "scatole" svuotate delle proprie funzioni originarie in attesa dell’attribuzione di un nuovo contenuto. RECUPERO E RIUSO Recupero, riparazione, selezione e ricerca delle specificità, reinterpretazione e lavoro di fino: sono tutte parole chiave che descrivono l’approccio progettuale. Recuperare è un’operazione che si ripete e che apre al senso della temporalità, dal passato verso il futuro. “Ciascun territorio è unico, per cui è necessario “riciclare”, grattare una volta di più (ma possibilmente con la massima cura) il vecchio testo che gli uomini hanno scritto sull’insostituibile materia del suolo, per deporvene uno nuovo, che risponde alle esigenze di oggi, prima di essere a sua volta abrogato”. [Corboz A., Il territorio come palinsesto, in Viganò P. (a cura di), Andrè Corboz, Ordine sparso. Saggi sull’arte, il metodo, la città e il territorio. Franco Angeli, Milano 1998, p. 180.] In questa affermazione André Corboz sottolinea la presenza del territorio come materia insostituibile, carica di valore, elemento di riferimento in cui tutti i progetti sono inseriti e stratificati; invita ad intervenire attentamente su di esso, valutando ogni possibile riutilizzo: l’attualità della sua posizione è evidente, nel rispetto dell’ambiente e delle risorse limitate che sono disponibili. La prospettiva è aperta al futuro: il progetto recupera e propone innovazione, rispondendo alle esigenze contemporanee. Assumere l’esistente come luogo del progetto appare come la condizione essenziale per una strategia progettuale corretta e coerente, che si confronta che le complesse situazioni del territorio contemporaneo e si propone il recupero e la valorizzazione dei luoghi nella loro individualità e specificità. Tutti i progetti di trasformazione dovrebbero basarsi sulla consapevole assunzione della memoria dei luoghi per elaborarla e criticarla. In questi termini il progetto è da intendere come pratica investigativa dell’esistente, in grado di coglierne i meccanismi di trasformazione del territorio, di rilevare le condizioni più critiche e le potenzialità esistenti, ed interpretare le possibili evoluzioni: è un indagine che “consiste nel guardare al territorio e allo spazio pubblico come a una terra di antica cultura o a un palinsesto in cui, più o meno evidente, permane il segno di tutti i gesti che, nella memoria, hanno contribuito a modellare quello specifico paesaggio, e non un altro. In queste tracce stratificate nel corso del tempo, contrastanti o affini, l’anamnesi decifra intenzioni e potenzialità che si tratta di salvaguardare e trasmettere. La lettura è un’eredità, e il progetto un lascito”. [Marot S., Il ritorno del paesaggio, in Desvigne e Dalnoky, Federico Motta Editore, Milano, 1996, p.7.] Il nuovo trae così origine da ciò che già c’era, in un’alternanza di conclusione e rinascita in cui frammenti, spazi, forme affiorano come un palinsesto perpetuo, forme urbane che sopravvivono al variare delle funzioni e ai nuovi fenomeni. Questa riflessione ci induce a pensare che la lettura e la percezione delle forme costruite continua ad essere ancora uno strumento indispensabile, anche se sul piano operativo occorre aggiornare le modalità e le strategie capaci di esprimere le forme insediative contemporanee. FASE DESCRITTIVA La “Megalopoli Padana” La pianura padana, come la descrive Eugenio Turri, può ormai essere vista come un unico spazio urbanizzato, come un’unica megalopoli nella quale i territori agricoli sono delle aree interstiziali, incluse fra le direttrici di urbanizzazione che attraversano la pianura. Le zone abitate si impongono senza soluzione di continuità lungo le arcate che si sviluppano dai piedi delle Alpi e all’Appennino dando forma ad una duplice città lineare che dal suo vertice occidentale, in Piemonte, si estende verso Oriente sino all’Adriatico. E’ questa la “megalopoli triangolare”, un sistema di città tra loro legate a rete, alla cui formazione si possono ricondurre i continui flussi migratori, le nuove e complesse relazioni sociali, i nuovi modi di produrre, oltre che le diverse concentrazioni Abitative; mentre il territorio, privato ormai dei riferimenti storici, politici e culturali che un tempo costituivano l’anima della grande pianura, ci appare sempre più indistinto e unificato, preda della cosiddetta città diffusa che rappresenta la nuova forma urbana. Una realtà, dunque, complessa, segnata da conflitti diversi, tra cui quelli propri di uno spazio intasato ma fortemente attrattivo, non ancora governato secondo un’armonica coniugazione delle specificità locali con la più ampia dimensione macroregionale e globale; per la sua strategica collocazione geografica, è una terra autonomamente capace di creare cultura e ricchezza e si pone come mediatrice di funzioni fondamentali che si sviluppano tra il Mediterraneo e l’Europa centrale. Sistema del costruito L’area di progetto è situata a Quarto Inferiore, frazione del comune di Granarolo, a nord-est della città di Bologna, e si attesta su un grande asse urbano che lo connette a questi due centri. Il territorio in cui Quarto Inferiore si inserisce presenta come elemento dominante il sistema agricolo naturale all’interno del quale spiccano come isole sparse gli insediamenti agricoli, residenziali ed industriali. I campi agricoli richiamano a grande scala l’orientamento dato dalla centuriazione romana, ancora percepibile ma che si va poi a perdere nella lettura del sistema del costruito, che sembra piuttosto strutturarsi addossandosi agli assi infrastrutturali o seguendo le direttive dei capisaldi attorno ai quali è stati generato. Sistema delle relazioni Oggetto dell’intervento è un’isola residenziale agricola attualmente dismessa, situata in località Quarto Inferiore. Guardando alla scala nazionale, lo stabile in questione risulta perpendicolare alla via Emilia e esprime un elevato potenziale per la sua posizione strategica, in grado di garantire un bacino d’utenza di straordinarie dimensioni, trovandosi a una distanza inferiore di 20 km dall’aeroporto e a meno di 10 km da centro e stazione di Bologna, che è connessa a città come Milano e Roma a meno di 2 ore di viaggio con treni ad alta velocità; a scala locale invece, l’area di progetto si attesta su un importante asse stradale che collega la città di Bologna al comune di Granarolo. L’area in questione si inserisce nel sistema delle isole agricole di Quarto Inferiore come un elemento interconnesso, delimitato da un recinto, che sviluppa relazioni con l’intorno, caratterizzato da campi agricoli di diversa grandezza, isole industriali, tessuti connettivi e un complesso sistema di rogge e canali. All’interno del recinto è presente una casa colonica in rovina, l’intervento di riuso e di rigenerazione di questa architettura offre quindi la possibilità per una vera e propria operazione di trasformazione delle aree circostanti: il progetto intende dilatare il recinto dandogli forma, misura e utilizzando la rovina come baricentro della nuova corte abitata che si verrà a creare. Sistema ambientale (centuriazione, idrografia) La centuriazione romana, con la sua sedimentazione millenaria, è la matrice che, sebbene alterata in più punti, ancora costituisce la trama organizzativa di fondo di un vasto settore del territorio meridionale del comune di Granarolo e che ne conferisce il principale carattere identitario. Entro le sue maglie regolari è contenuta una serie considerevole di insediamenti di rilievo storico; molto diffuso è l’insediamento sparso, sia nella forma delle tradizionali corti coloniche a due corpi o a corpo unitario, molte delle quali ancora integre nel loro impianto, sia nella forma di ville padronali e anche di beni religiosi, testimonianze della intensa utilizzazione di questo territorio. I tracciati della centuriazione hanno assunto oggi la veste di strade di varia importanza, ma sono anche rappresentati da semplici percorsi sterrati fra i campi coltivati, o anche soltanto da fossi residui; si tratta quindi di elementi talvolta fragili nella loro consistenza, che richiedono attente misure di salvaguardia e insieme di valorizzazione della rispettiva possibilità di percezione dal territorio. AREA DI PROGETTO La forma agricola della frazione di Quarto Inferiore è strutturata sulla permanenza dei segni della centuriatio romana; presenta tessuti agricoli, rogge, strade agricole, insediamenti rurali sparsi e isole industriali che seguono ancora oggi l’orientamento e le misure di questa. L’area di progetto appartiene a questa struttura e si trova allineata ai sottomultipli degli assi della centuriazione, al tempo stesso si colloca nelle vicinanze dell’area urbana di Quarto Inferiore, attestandosi su una roggia. FASE PROGETTUALE Strategia d’intervento Il carattere episodico e continuo degli insediamenti che è emerso nelle letture del territorio riemerge nella binteresse come isole connesse. Oggetto della strategia progettuale è l’individuazione e l’articolazione di nuove modalità di intervento necessarie alla definizione di un reticolo di spazi connettivi in grado di rivelare relazioni, allineare sequenze, attivare approdi. L’obiettivo è la definizione di un sistema aggiornato degli spazi collettivi in grado di rispondere alle necessità contemporanee della città: si intende definire spazi prevalentemente dedicati alla cultura, che possano accogliere un bacino di utenza sempre maggiore, in previsione di flussi turistici sempre più importanti. Azioni progettuali Le azioni progettuali prevedono la costruzione di un recinto abitato intorno alla preesistente casa colonica. Questo aumentando il suo spessore e assumendo una misura, diventerà il luogo stesso del percorso museale, creando una dialettica tra pieni e vuoti, definendo una corte interna in cui il baricentro sarà la rovina della casa colonica. Lo spazio interno avrà sia relazioni con questo spazio incluso, sia con il paesaggio agricolo circostante. A livello compositivo, la forma sarà data dall’addizione di più volumi, veri solidi in cemento dove lo spazio compreso tra, garantirà la libera circolazione nel museo dei visitatori. L’unità sarà data dalla copertura continua, svincolata dalla struttura inferiore e volutamente adimensionale, che presenterà un tetto a falda in copertura e la cui parte visibile all’interno sarà inflessa in modo da tracciare il percorso. A livello di funzioni, il museo ospiterà anche dei laboratori di ricerca, degli spazi per esposizioni temporanee e un auditorium con foyer dedicato. Il percorso espositivo è stato immaginato come una successione di spazi in linea e interconnessi tra loro, in cui la diversa percezione delle altezze, della luce e del rapporto tra interno e esterno faranno sì che l’edificio stessa possa essere un’occasione di comprensione e appropriazione del paesaggio circostante e delle ragioni e singolarità che lo hanno determinato e che lo compongono.
Geometria del paesaggio. Museo dell'Agricoltura a Quarto Inferiore (BO)
RUMI, EMANUELE
2014/2015
Abstract
ABSTRACT La tesi vuole essere l’occasione per integrare un precedente progetto di laurea sviluppato in collaborazione con Lodovico Malchiodi e Ruben Maffeis, in cui si affrontava il complesso tema del riuso dei grandi impianti industriali dismessi. Se infatti il tema precedente si poneva come proposito la riconversione di un recinto industriale dismesso all’interno di un’area urbana, l’integrazione vuole essere l’occasione per spostare il campo di indagine e di progetto sul paesaggio agricolo, sviluppando una proposta di recupero, riappropriazione e riconversione di uno dei recinti rurali sparsi che costellano l’intorno. In un mondo sempre più interconnesso sia alla dimensione reale che a quella virtuale, in cui la tendenza contemporanea si rivolge alla scala globale, credo sia necessario riappropriarsi della specificità dei luoghi, guardando con un approccio multidisciplinare al paesaggio e agli elementi che lo compongono, come singolarità, come espressioni delle comunità e dei processi storici a cui appartengono, senza rinunciare alle trasformazioni, ma tenendo a mente che la trasformazione è insita nei luoghi e rinunciare a questa vuol dire rinunciare al rapporto col mondo contemporaneo, con la storia. Il progetto vuole quindi essere l’occasione non solo per creare un museo del paesaggio agricolo legato alla cultura locale, ma vuole anche appropriarsi delle ragioni dello stesso attraverso il rapporto con il suolo, quale luogo, deposito dei segni che nel corso del tempo lo hanno plasmato, appropriandosi della geometria, generando nuove relazioni fisiche e non solo tra le parti che lo compongono. Il compito dell’architetto sarà allora quello di analizzare, sintetizzare e successivamente comprendere gli elementi e le ragioni dei luoghi, sviluppando una strategia d’intervento multidisciplinare, che tenga conto dei segni,a un ripensamento degli assetti specifici attraverso il nuovo ruolo affidato dalla cultura contemporanea al progetto di architettura. Oggi le cascine e i grandi stabilimenti industriali dismessi sono tra le prime architetture nell’ottica di uno sviluppo sostenibile ad offrire la possibilità di trasformazione e creazione di nuovi insediamenti, assieme a una miriade di altri vuoti che si configurano come parentesi all’interno del costruito, come caserme, carceri e centri commerciali: grandi "scatole" svuotate delle proprie funzioni originarie in attesa dell’attribuzione di un nuovo contenuto. RECUPERO E RIUSO Recupero, riparazione, selezione e ricerca delle specificità, reinterpretazione e lavoro di fino: sono tutte parole chiave che descrivono l’approccio progettuale. Recuperare è un’operazione che si ripete e che apre al senso della temporalità, dal passato verso il futuro. “Ciascun territorio è unico, per cui è necessario “riciclare”, grattare una volta di più (ma possibilmente con la massima cura) il vecchio testo che gli uomini hanno scritto sull’insostituibile materia del suolo, per deporvene uno nuovo, che risponde alle esigenze di oggi, prima di essere a sua volta abrogato”. [Corboz A., Il territorio come palinsesto, in Viganò P. (a cura di), Andrè Corboz, Ordine sparso. Saggi sull’arte, il metodo, la città e il territorio. Franco Angeli, Milano 1998, p. 180.] In questa affermazione André Corboz sottolinea la presenza del territorio come materia insostituibile, carica di valore, elemento di riferimento in cui tutti i progetti sono inseriti e stratificati; invita ad intervenire attentamente su di esso, valutando ogni possibile riutilizzo: l’attualità della sua posizione è evidente, nel rispetto dell’ambiente e delle risorse limitate che sono disponibili. La prospettiva è aperta al futuro: il progetto recupera e propone innovazione, rispondendo alle esigenze contemporanee. Assumere l’esistente come luogo del progetto appare come la condizione essenziale per una strategia progettuale corretta e coerente, che si confronta che le complesse situazioni del territorio contemporaneo e si propone il recupero e la valorizzazione dei luoghi nella loro individualità e specificità. Tutti i progetti di trasformazione dovrebbero basarsi sulla consapevole assunzione della memoria dei luoghi per elaborarla e criticarla. In questi termini il progetto è da intendere come pratica investigativa dell’esistente, in grado di coglierne i meccanismi di trasformazione del territorio, di rilevare le condizioni più critiche e le potenzialità esistenti, ed interpretare le possibili evoluzioni: è un indagine che “consiste nel guardare al territorio e allo spazio pubblico come a una terra di antica cultura o a un palinsesto in cui, più o meno evidente, permane il segno di tutti i gesti che, nella memoria, hanno contribuito a modellare quello specifico paesaggio, e non un altro. In queste tracce stratificate nel corso del tempo, contrastanti o affini, l’anamnesi decifra intenzioni e potenzialità che si tratta di salvaguardare e trasmettere. La lettura è un’eredità, e il progetto un lascito”. [Marot S., Il ritorno del paesaggio, in Desvigne e Dalnoky, Federico Motta Editore, Milano, 1996, p.7.] Il nuovo trae così origine da ciò che già c’era, in un’alternanza di conclusione e rinascita in cui frammenti, spazi, forme affiorano come un palinsesto perpetuo, forme urbane che sopravvivono al variare delle funzioni e ai nuovi fenomeni. Questa riflessione ci induce a pensare che la lettura e la percezione delle forme costruite continua ad essere ancora uno strumento indispensabile, anche se sul piano operativo occorre aggiornare le modalità e le strategie capaci di esprimere le forme insediative contemporanee. FASE DESCRITTIVA La “Megalopoli Padana” La pianura padana, come la descrive Eugenio Turri, può ormai essere vista come un unico spazio urbanizzato, come un’unica megalopoli nella quale i territori agricoli sono delle aree interstiziali, incluse fra le direttrici di urbanizzazione che attraversano la pianura. Le zone abitate si impongono senza soluzione di continuità lungo le arcate che si sviluppano dai piedi delle Alpi e all’Appennino dando forma ad una duplice città lineare che dal suo vertice occidentale, in Piemonte, si estende verso Oriente sino all’Adriatico. E’ questa la “megalopoli triangolare”, un sistema di città tra loro legate a rete, alla cui formazione si possono ricondurre i continui flussi migratori, le nuove e complesse relazioni sociali, i nuovi modi di produrre, oltre che le diverse concentrazioni Abitative; mentre il territorio, privato ormai dei riferimenti storici, politici e culturali che un tempo costituivano l’anima della grande pianura, ci appare sempre più indistinto e unificato, preda della cosiddetta città diffusa che rappresenta la nuova forma urbana. Una realtà, dunque, complessa, segnata da conflitti diversi, tra cui quelli propri di uno spazio intasato ma fortemente attrattivo, non ancora governato secondo un’armonica coniugazione delle specificità locali con la più ampia dimensione macroregionale e globale; per la sua strategica collocazione geografica, è una terra autonomamente capace di creare cultura e ricchezza e si pone come mediatrice di funzioni fondamentali che si sviluppano tra il Mediterraneo e l’Europa centrale. Sistema del costruito L’area di progetto è situata a Quarto Inferiore, frazione del comune di Granarolo, a nord-est della città di Bologna, e si attesta su un grande asse urbano che lo connette a questi due centri. Il territorio in cui Quarto Inferiore si inserisce presenta come elemento dominante il sistema agricolo naturale all’interno del quale spiccano come isole sparse gli insediamenti agricoli, residenziali ed industriali. I campi agricoli richiamano a grande scala l’orientamento dato dalla centuriazione romana, ancora percepibile ma che si va poi a perdere nella lettura del sistema del costruito, che sembra piuttosto strutturarsi addossandosi agli assi infrastrutturali o seguendo le direttive dei capisaldi attorno ai quali è stati generato. Sistema delle relazioni Oggetto dell’intervento è un’isola residenziale agricola attualmente dismessa, situata in località Quarto Inferiore. Guardando alla scala nazionale, lo stabile in questione risulta perpendicolare alla via Emilia e esprime un elevato potenziale per la sua posizione strategica, in grado di garantire un bacino d’utenza di straordinarie dimensioni, trovandosi a una distanza inferiore di 20 km dall’aeroporto e a meno di 10 km da centro e stazione di Bologna, che è connessa a città come Milano e Roma a meno di 2 ore di viaggio con treni ad alta velocità; a scala locale invece, l’area di progetto si attesta su un importante asse stradale che collega la città di Bologna al comune di Granarolo. L’area in questione si inserisce nel sistema delle isole agricole di Quarto Inferiore come un elemento interconnesso, delimitato da un recinto, che sviluppa relazioni con l’intorno, caratterizzato da campi agricoli di diversa grandezza, isole industriali, tessuti connettivi e un complesso sistema di rogge e canali. All’interno del recinto è presente una casa colonica in rovina, l’intervento di riuso e di rigenerazione di questa architettura offre quindi la possibilità per una vera e propria operazione di trasformazione delle aree circostanti: il progetto intende dilatare il recinto dandogli forma, misura e utilizzando la rovina come baricentro della nuova corte abitata che si verrà a creare. Sistema ambientale (centuriazione, idrografia) La centuriazione romana, con la sua sedimentazione millenaria, è la matrice che, sebbene alterata in più punti, ancora costituisce la trama organizzativa di fondo di un vasto settore del territorio meridionale del comune di Granarolo e che ne conferisce il principale carattere identitario. Entro le sue maglie regolari è contenuta una serie considerevole di insediamenti di rilievo storico; molto diffuso è l’insediamento sparso, sia nella forma delle tradizionali corti coloniche a due corpi o a corpo unitario, molte delle quali ancora integre nel loro impianto, sia nella forma di ville padronali e anche di beni religiosi, testimonianze della intensa utilizzazione di questo territorio. I tracciati della centuriazione hanno assunto oggi la veste di strade di varia importanza, ma sono anche rappresentati da semplici percorsi sterrati fra i campi coltivati, o anche soltanto da fossi residui; si tratta quindi di elementi talvolta fragili nella loro consistenza, che richiedono attente misure di salvaguardia e insieme di valorizzazione della rispettiva possibilità di percezione dal territorio. AREA DI PROGETTO La forma agricola della frazione di Quarto Inferiore è strutturata sulla permanenza dei segni della centuriatio romana; presenta tessuti agricoli, rogge, strade agricole, insediamenti rurali sparsi e isole industriali che seguono ancora oggi l’orientamento e le misure di questa. L’area di progetto appartiene a questa struttura e si trova allineata ai sottomultipli degli assi della centuriazione, al tempo stesso si colloca nelle vicinanze dell’area urbana di Quarto Inferiore, attestandosi su una roggia. FASE PROGETTUALE Strategia d’intervento Il carattere episodico e continuo degli insediamenti che è emerso nelle letture del territorio riemerge nella binteresse come isole connesse. Oggetto della strategia progettuale è l’individuazione e l’articolazione di nuove modalità di intervento necessarie alla definizione di un reticolo di spazi connettivi in grado di rivelare relazioni, allineare sequenze, attivare approdi. L’obiettivo è la definizione di un sistema aggiornato degli spazi collettivi in grado di rispondere alle necessità contemporanee della città: si intende definire spazi prevalentemente dedicati alla cultura, che possano accogliere un bacino di utenza sempre maggiore, in previsione di flussi turistici sempre più importanti. Azioni progettuali Le azioni progettuali prevedono la costruzione di un recinto abitato intorno alla preesistente casa colonica. Questo aumentando il suo spessore e assumendo una misura, diventerà il luogo stesso del percorso museale, creando una dialettica tra pieni e vuoti, definendo una corte interna in cui il baricentro sarà la rovina della casa colonica. Lo spazio interno avrà sia relazioni con questo spazio incluso, sia con il paesaggio agricolo circostante. A livello compositivo, la forma sarà data dall’addizione di più volumi, veri solidi in cemento dove lo spazio compreso tra, garantirà la libera circolazione nel museo dei visitatori. L’unità sarà data dalla copertura continua, svincolata dalla struttura inferiore e volutamente adimensionale, che presenterà un tetto a falda in copertura e la cui parte visibile all’interno sarà inflessa in modo da tracciare il percorso. A livello di funzioni, il museo ospiterà anche dei laboratori di ricerca, degli spazi per esposizioni temporanee e un auditorium con foyer dedicato. Il percorso espositivo è stato immaginato come una successione di spazi in linea e interconnessi tra loro, in cui la diversa percezione delle altezze, della luce e del rapporto tra interno e esterno faranno sì che l’edificio stessa possa essere un’occasione di comprensione e appropriazione del paesaggio circostante e delle ragioni e singolarità che lo hanno determinato e che lo compongono.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/121587