“In tre modi muoiono le città: quando le distrugge un nemico spietato [...]; quando un popolo straniero vi si insedia con la forza, scacciando gli autoctoni e i loro dèi [...]; o, infine, quando gli abitanti senza nemmeno accorgersene diventano stranieri a se stessi, nemici di se stessi.” S.Settis, 2014 Venezia, laguna e isole maggiori e minori costituiscono un sistema integrato in cui la memoria collettiva pone le parti in rapporto di dipendenza reciproca. è un sistema ambientale che esprime il delicato equilibrio tra uomo e natura, un luogo in cui tutto ciò che si vede è cultura e storia degli uomini. Tuttavia, nell’ultimo secolo abbiamo assistito alla rottura dell’equilibrio che regola questo ambiente: spopolamento, inquinamento e la pressione turistica sono solo alcuni dei fattori di crisi. La condizione attuale è interpretata come assenza di memoria, manifestazione concreta del fatto che Venezia si sta dimenticando di se stessa. Le isole minori, per esempio, hanno perso il loro ruolo nel sistema lagunare e sono state progressivamente abbandonate. Di fronte a un pericolo ormai reale, è fondamentale capire come intervenire sul patrimonio storico-culturale per mantenere viva la memoria che rappresenta. In questo senso è utile considerare le monadi, immagini dialettiche che secondo Walter Benjamin stimolano la memoria involontaria, rappresentano la citazione nel presente di un attimo passato e che se trasposte nell’ambito della memoria collettiva della laguna ne costituiscono gli aspetti identitari. Muro, argine, approdo e ponte assumono questo ruolo di rimando alla totalità del sistema lagunare all’interno del progetto di recupero dell’isola di Poveglia: un luogo di conoscenza dove ricerca specialistica ambientale, osservazione della laguna, spazi pubblici e nuovi spazi espositivi sono pensati per ricostituire il senso di appartenenza dei cittadini al luogo e a tutta la laguna. Inoltre, sono state ricercate le tracce che esprimono la memoria dell’isola, così da fondare su di esse un intervento in cui i nuovi segni si riferiscano al presente, mentre nella sovrapposizione di passato e presente si possa percepire l’intero corso storico. Per quanto in stretto rapporto con delle rovine, il progetto non fa riferimento ai metodi del restauro e della pura conservazione, al contrario, ammette la possibilità di una trasformazione. Così il muro viene affiancato da una galleria espositiva e persorso, l’argine modellato, l’approdo si rapporta al canale di Santo Spirito e il ponte viene abitato e introduce all’auditorium. Infatti, prova della vitalità del passato è che esso rimane suscettibile di modificarsi con ogni presente che ne sappia fare riferimento e se ne senta investito. Affermare che la memoria ha bisogno di essere ricordata e che ha bisogno del mutamento sembra un paradosso ma troviamo conferma ripensando alla città di Zora, una delle città invisibili descritte da Calvino, la quale “obbligata a rimanere uguale a se stessa per essere meglio ricordata, [...] languì, si disfece e scomparve”.

[Ri]fondare la memoria. Ricerca e osservazione nella laguna veneta

RAGGIOTTO, GIULIA
2014/2015

Abstract

“In tre modi muoiono le città: quando le distrugge un nemico spietato [...]; quando un popolo straniero vi si insedia con la forza, scacciando gli autoctoni e i loro dèi [...]; o, infine, quando gli abitanti senza nemmeno accorgersene diventano stranieri a se stessi, nemici di se stessi.” S.Settis, 2014 Venezia, laguna e isole maggiori e minori costituiscono un sistema integrato in cui la memoria collettiva pone le parti in rapporto di dipendenza reciproca. è un sistema ambientale che esprime il delicato equilibrio tra uomo e natura, un luogo in cui tutto ciò che si vede è cultura e storia degli uomini. Tuttavia, nell’ultimo secolo abbiamo assistito alla rottura dell’equilibrio che regola questo ambiente: spopolamento, inquinamento e la pressione turistica sono solo alcuni dei fattori di crisi. La condizione attuale è interpretata come assenza di memoria, manifestazione concreta del fatto che Venezia si sta dimenticando di se stessa. Le isole minori, per esempio, hanno perso il loro ruolo nel sistema lagunare e sono state progressivamente abbandonate. Di fronte a un pericolo ormai reale, è fondamentale capire come intervenire sul patrimonio storico-culturale per mantenere viva la memoria che rappresenta. In questo senso è utile considerare le monadi, immagini dialettiche che secondo Walter Benjamin stimolano la memoria involontaria, rappresentano la citazione nel presente di un attimo passato e che se trasposte nell’ambito della memoria collettiva della laguna ne costituiscono gli aspetti identitari. Muro, argine, approdo e ponte assumono questo ruolo di rimando alla totalità del sistema lagunare all’interno del progetto di recupero dell’isola di Poveglia: un luogo di conoscenza dove ricerca specialistica ambientale, osservazione della laguna, spazi pubblici e nuovi spazi espositivi sono pensati per ricostituire il senso di appartenenza dei cittadini al luogo e a tutta la laguna. Inoltre, sono state ricercate le tracce che esprimono la memoria dell’isola, così da fondare su di esse un intervento in cui i nuovi segni si riferiscano al presente, mentre nella sovrapposizione di passato e presente si possa percepire l’intero corso storico. Per quanto in stretto rapporto con delle rovine, il progetto non fa riferimento ai metodi del restauro e della pura conservazione, al contrario, ammette la possibilità di una trasformazione. Così il muro viene affiancato da una galleria espositiva e persorso, l’argine modellato, l’approdo si rapporta al canale di Santo Spirito e il ponte viene abitato e introduce all’auditorium. Infatti, prova della vitalità del passato è che esso rimane suscettibile di modificarsi con ogni presente che ne sappia fare riferimento e se ne senta investito. Affermare che la memoria ha bisogno di essere ricordata e che ha bisogno del mutamento sembra un paradosso ma troviamo conferma ripensando alla città di Zora, una delle città invisibili descritte da Calvino, la quale “obbligata a rimanere uguale a se stessa per essere meglio ricordata, [...] languì, si disfece e scomparve”.
RAFFA, ALESSANDRO
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
26-apr-2016
2014/2015
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/121598