Nel contesto israelo-palestinese è in atto un intricato conflitto territoriale basato su due diverse e contrastanti narrative di appartenenza storica, culturale e religiosa. In questo scontro è lo stato di Israele che detiene il potere e lo esercita attraverso il controllo spaziale, politico-amministrativo ed economico sul territorio della Cisgiordania. A partire dal 1948 è stato avviato un processo irreversibile di contrazione dello spazio palestinese, giustificato dalle rivendicazioni israeliane basate anche sulla rilettura delle tracce storiche relative al patrimonio architettonico ed archeologico locale. Allo stesso tempo i due gruppi etnici presenti sul territorio hanno cercato di affermare il proprio diritto alla terra attraverso la costruzione di due opposte narrative identitarie. Questa ricerca intende indagare il ruolo del patrimonio nella costruzione dell’identità collettiva palestinese, in particolare per quanto riguarda l’architettura dei centri storici minori che sono una manifestazione della cultura e della tradizione locale, oggi oggetto di una intensa riscoperta. La tesi sostenuta è che attraverso il riconoscimento del valore di questo patrimonio e grazie a un processo di tutela e valorizzazione dei centri storici, del paesaggio e delle risorse locali, la popolazione palestinese possa riappropriarsi di una risorsa importante, in grado di innescare una serie di trasformazioni positive. Grazie all’analisi di esperienze, iniziative e progetti recentemente portati avanti nella West Bank si vuole dimostrare come, con le adeguate strategie, il patrimonio possa inoltre divenire un propulsore per lo sviluppo socioeconomico, specialmente nel contesto della stagnante condizione politica ed economica. Tutelare i centri storici, inoltre, diviene necessario di fronte alle problematiche di urbanizzazione incontrollata e di spopolamento dei nuclei antichi delle città, cause del degrado del paesaggio e dell’ambiente costruito, in un territorio che va sempre più riducendosi e impoverendosi; a questo proposito viene proposta una strategia di sviluppo e valorizzazione per la città di ‘Anabta e per il distretto di Tulkarm. Si auspica che queste azioni, efficaci nel rinsaldare il legame tra la comunità e l’identità collettiva, possano indirizzare gli sforzi comuni verso una pratica di resistenza culturale nonviolenta e costruttiva, in modo da innescare un processo positivo di conoscenza e accettazione dell’altro.

Identità ritrovata. Tutela e valorizzazione del patrimonio palestinese, tra spaziocidio e resistenza culturale

GARDINO, FRANCESCA
2014/2015

Abstract

Nel contesto israelo-palestinese è in atto un intricato conflitto territoriale basato su due diverse e contrastanti narrative di appartenenza storica, culturale e religiosa. In questo scontro è lo stato di Israele che detiene il potere e lo esercita attraverso il controllo spaziale, politico-amministrativo ed economico sul territorio della Cisgiordania. A partire dal 1948 è stato avviato un processo irreversibile di contrazione dello spazio palestinese, giustificato dalle rivendicazioni israeliane basate anche sulla rilettura delle tracce storiche relative al patrimonio architettonico ed archeologico locale. Allo stesso tempo i due gruppi etnici presenti sul territorio hanno cercato di affermare il proprio diritto alla terra attraverso la costruzione di due opposte narrative identitarie. Questa ricerca intende indagare il ruolo del patrimonio nella costruzione dell’identità collettiva palestinese, in particolare per quanto riguarda l’architettura dei centri storici minori che sono una manifestazione della cultura e della tradizione locale, oggi oggetto di una intensa riscoperta. La tesi sostenuta è che attraverso il riconoscimento del valore di questo patrimonio e grazie a un processo di tutela e valorizzazione dei centri storici, del paesaggio e delle risorse locali, la popolazione palestinese possa riappropriarsi di una risorsa importante, in grado di innescare una serie di trasformazioni positive. Grazie all’analisi di esperienze, iniziative e progetti recentemente portati avanti nella West Bank si vuole dimostrare come, con le adeguate strategie, il patrimonio possa inoltre divenire un propulsore per lo sviluppo socioeconomico, specialmente nel contesto della stagnante condizione politica ed economica. Tutelare i centri storici, inoltre, diviene necessario di fronte alle problematiche di urbanizzazione incontrollata e di spopolamento dei nuclei antichi delle città, cause del degrado del paesaggio e dell’ambiente costruito, in un territorio che va sempre più riducendosi e impoverendosi; a questo proposito viene proposta una strategia di sviluppo e valorizzazione per la città di ‘Anabta e per il distretto di Tulkarm. Si auspica che queste azioni, efficaci nel rinsaldare il legame tra la comunità e l’identità collettiva, possano indirizzare gli sforzi comuni verso una pratica di resistenza culturale nonviolenta e costruttiva, in modo da innescare un processo positivo di conoscenza e accettazione dell’altro.
GIAMBRUNO, MARIA CRISTINA
ASTOLFI, LISA
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
26-apr-2016
2014/2015
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/121602