“Fra i margini delle città attuali si attraversano spazi in attesa, zone in abbandono, spazi vissuti e trasformati abusivamente da abitanti di diverse etnie, in cui si realizzano nuovi comportamenti, nuove forme creative, nuovi spazi di libertà e spazi abitativi, una sorta di città inconscia che vive accanto alla città del quotidiano”.CONSTANT Il lavoro di tesi vuole affontare quelle porzioni di città che oggi chiamiamo slum, bidonville, favelas o baraccopoli, che con il loro carattere informale e spontaneo incidono massivamente su molti contesti metropolitani e sono diventati un paesaggio imponente e pervasivo nella gran parte delle città del pianeta. La proposta progettuale nasce da un lavoro di ricerca svolta sul campo a Mumbai, nel quartiere in formale di Shivaji Nagar, in cui per due mesi ho avuto la possibiltà di lavorare con URbz, un centro di ricerca e di azione collettiva che da anni conduce uno studio sulle dinamiche abitative e sociali dei quartieri informali e marginali di Mumbai, fondandosi sul principio che i residenti stessi sono i maggiori esperti nella costruzione e nel miglioramento del luogo in cui abitano. Shivaji Nagar, spesso definita come la seconda grande baraccopoli di Mumbai dopo Dharavi, in reltà si configura come un insediamento pianificato dal governo nel 1980, su un’area paludosa sviluppatasi attorno alla grande discarica di Mumbai. L’ intera area che copre 135 ettari, prevede una metà con un layout definito da una griglia e l’altra metà che segue un carattere organico sviluppatosi al di fuori di qualsiasi piano. L’impianto che si sviluppa sulla griglia riporta un assetto ben strutturato: lotti quadrati in cui al centro di ognuno si apre uno spazio pubblico occupato da un blocco bagni che rende questo unico spazio destinato alla comunità poco vivibile e insicuro. La presente tesi analizza e approfondisce questo contesto e si concentra sulla formulazione di strategia di progetti per lo spazio pubblico, aperti e chiusi, che possano essere letti singolarmente come degli spazi minimi, come un’operazione di agopuntura urbana ma che allo stesso tempo possono per composizione, formare nel loro insieme degli spazi piu articolati, definendo un network di possibiltà connesse tra loro in grado di dare più opportunità e abitabilità alla dimensione pubblica vissuta dalla comunità. Di fronte ad una realtà cosi complessa, la risposta che si può dare non è una, sola e univoca ma un abaco di soluzioni che non limitano il campo d’azione chiudendo la questione ma che possano aprire molteplici spunti di riflessione, rispecchiando la forma molecolare e organizzata che si nasconde dietro l’ apparente caos della città informale.
Incremental public spaces : dieci ipotesi di spazio pubblico nell'insediamento informale di Mumbai
GALASSO, GIULIANA
2014/2015
Abstract
“Fra i margini delle città attuali si attraversano spazi in attesa, zone in abbandono, spazi vissuti e trasformati abusivamente da abitanti di diverse etnie, in cui si realizzano nuovi comportamenti, nuove forme creative, nuovi spazi di libertà e spazi abitativi, una sorta di città inconscia che vive accanto alla città del quotidiano”.CONSTANT Il lavoro di tesi vuole affontare quelle porzioni di città che oggi chiamiamo slum, bidonville, favelas o baraccopoli, che con il loro carattere informale e spontaneo incidono massivamente su molti contesti metropolitani e sono diventati un paesaggio imponente e pervasivo nella gran parte delle città del pianeta. La proposta progettuale nasce da un lavoro di ricerca svolta sul campo a Mumbai, nel quartiere in formale di Shivaji Nagar, in cui per due mesi ho avuto la possibiltà di lavorare con URbz, un centro di ricerca e di azione collettiva che da anni conduce uno studio sulle dinamiche abitative e sociali dei quartieri informali e marginali di Mumbai, fondandosi sul principio che i residenti stessi sono i maggiori esperti nella costruzione e nel miglioramento del luogo in cui abitano. Shivaji Nagar, spesso definita come la seconda grande baraccopoli di Mumbai dopo Dharavi, in reltà si configura come un insediamento pianificato dal governo nel 1980, su un’area paludosa sviluppatasi attorno alla grande discarica di Mumbai. L’ intera area che copre 135 ettari, prevede una metà con un layout definito da una griglia e l’altra metà che segue un carattere organico sviluppatosi al di fuori di qualsiasi piano. L’impianto che si sviluppa sulla griglia riporta un assetto ben strutturato: lotti quadrati in cui al centro di ognuno si apre uno spazio pubblico occupato da un blocco bagni che rende questo unico spazio destinato alla comunità poco vivibile e insicuro. La presente tesi analizza e approfondisce questo contesto e si concentra sulla formulazione di strategia di progetti per lo spazio pubblico, aperti e chiusi, che possano essere letti singolarmente come degli spazi minimi, come un’operazione di agopuntura urbana ma che allo stesso tempo possono per composizione, formare nel loro insieme degli spazi piu articolati, definendo un network di possibiltà connesse tra loro in grado di dare più opportunità e abitabilità alla dimensione pubblica vissuta dalla comunità. Di fronte ad una realtà cosi complessa, la risposta che si può dare non è una, sola e univoca ma un abaco di soluzioni che non limitano il campo d’azione chiudendo la questione ma che possano aprire molteplici spunti di riflessione, rispecchiando la forma molecolare e organizzata che si nasconde dietro l’ apparente caos della città informale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/121655