Progetto di un’architettura sociale finalizzata all’aggregazione costruttiva e responsabile attraverso l’attività sportiva, come supporto al percorso di crescita di bambini ed adolescenti. Lo sport come tramite educativo unito al riuso dell'edificio incompiuto degli architetti A. Rossi e G. Braghieri, per la conservazione dell’identità storica ancora trapelante dall’area in esame. L’area di progetto corrisponde all’area di trasformazione urbana di San Cristoforo. Il progetto si basa sulla lettura del piano di governo del territorio, per comprendere al meglio le dinamiche del luogo. Il PGT identifica come vocazione dello scalo quella di parco lineare attrezzato, con una forte propensione per funzioni sportive e ricreative e di supporto alle famiglie, soprattutto quelle dei quartieri popolari circostanti. In linea con i contenuti del PGT, all’interno dell’area sono state condotte due tipologie di ricerche: la prima sulla popolazione giovanile, la seconda sullo sport. Dalla prima ricerca emerge un importante fattore di rischio relativo alla dispersione scolastica e la difficoltà diffusa tra gli adolescenti sia di aggregarsi negli spazi pubblici sia di identificarsi con il territorio. Riguardo lo sport, dalle analisi di attrezzature presenti ed abitudini dei residenti ne si evince il forte impatto aggregativo sui giovani, anche quando praticato a livello amatoriale. Inoltre l’area stessa si inserisce in una fascia territoriale dove hanno vasto seguito le attività sportive, come quelle delle associazioni sportive Canottieri Olona-Milano-San Cristoforo e la pista ciclabile lungo l’alzaia del Naviglio Grande. Sulla base dell’analisi dei dati e delle osservazioni dirette si è scelto di progettare l’inserimento di un Centro di Aggregazione Giovanile in concomitanza con il suddetto Terminal ferroviario incompiuto (A. Rossi, G. Braghieri), come strumento dal forte valore pedagogico, in alternativa alle tradizionali agenzie educative. La progettazione degli spazi e degli ambienti ha tenuto in considerazione sia il metodo educativo utilizzato nei centri della provincia sia la documentazione relativa ai Centri di Aggregazione della zona 6 di Milano. Il progetto veicola il fattore educativo informale e di collante sociale dello sport attraverso la realizzazione di uno spazio nuovo a disposizione di tutti i bambini e i ragazzi, anche non direttamente segnalati dalle scuole o dalle famiglie, in modo da aumentare il numero di utenti e migliorando così il servizio sul territorio. Allo stesso modo è stato organizzato con una chiara vocazione sportiva anche lo spazio pubblico distribuito intorno al progetto. In parallelo, sono state svolte delle ricerche sul riuso di opere incompiute, sulle modalità di approccio al progetto di opere realizzate e mai messe in funzione e sulle innovazioni tecnologiche meno invasive. Il riuso dell’incompiuto è stato interpretato come un’opportunità per contribuire a risanare ferite territoriali profonde, e ri-socializzare un territorio lacerato da imponenti infrastrutture antropiche. Pertanto è stato fondamentale partire dal concetto di costruito sul costruito per un progetto che avesse rispetto delle preesistenze attraverso l’utilizzo di tecniche poco invasive, in grado di rendere leggibile e di valorizzare la differenza tra la struttura esistente e il nuovo innesto. L’obiettivo finale è la realizzazione di un luogo di riferimento pubblico ed educativamente sicuro per i giovani, che risponda alle problematiche sopra citate e riscontrate in fase di analisi. La strategia progettuale propone la definizione di un punto di dialogo tra l’identità storica dell’anti-monumento Rossiano e le complesse dinamiche sociali del luogo, tramite il “collante sociale” sportivo.

Ri-socializzare il territorio. Architettura e sport in un centro di aggregazione giovanile

PARINI, RAFFAELLA;MELE, DANIELA
2014/2015

Abstract

Progetto di un’architettura sociale finalizzata all’aggregazione costruttiva e responsabile attraverso l’attività sportiva, come supporto al percorso di crescita di bambini ed adolescenti. Lo sport come tramite educativo unito al riuso dell'edificio incompiuto degli architetti A. Rossi e G. Braghieri, per la conservazione dell’identità storica ancora trapelante dall’area in esame. L’area di progetto corrisponde all’area di trasformazione urbana di San Cristoforo. Il progetto si basa sulla lettura del piano di governo del territorio, per comprendere al meglio le dinamiche del luogo. Il PGT identifica come vocazione dello scalo quella di parco lineare attrezzato, con una forte propensione per funzioni sportive e ricreative e di supporto alle famiglie, soprattutto quelle dei quartieri popolari circostanti. In linea con i contenuti del PGT, all’interno dell’area sono state condotte due tipologie di ricerche: la prima sulla popolazione giovanile, la seconda sullo sport. Dalla prima ricerca emerge un importante fattore di rischio relativo alla dispersione scolastica e la difficoltà diffusa tra gli adolescenti sia di aggregarsi negli spazi pubblici sia di identificarsi con il territorio. Riguardo lo sport, dalle analisi di attrezzature presenti ed abitudini dei residenti ne si evince il forte impatto aggregativo sui giovani, anche quando praticato a livello amatoriale. Inoltre l’area stessa si inserisce in una fascia territoriale dove hanno vasto seguito le attività sportive, come quelle delle associazioni sportive Canottieri Olona-Milano-San Cristoforo e la pista ciclabile lungo l’alzaia del Naviglio Grande. Sulla base dell’analisi dei dati e delle osservazioni dirette si è scelto di progettare l’inserimento di un Centro di Aggregazione Giovanile in concomitanza con il suddetto Terminal ferroviario incompiuto (A. Rossi, G. Braghieri), come strumento dal forte valore pedagogico, in alternativa alle tradizionali agenzie educative. La progettazione degli spazi e degli ambienti ha tenuto in considerazione sia il metodo educativo utilizzato nei centri della provincia sia la documentazione relativa ai Centri di Aggregazione della zona 6 di Milano. Il progetto veicola il fattore educativo informale e di collante sociale dello sport attraverso la realizzazione di uno spazio nuovo a disposizione di tutti i bambini e i ragazzi, anche non direttamente segnalati dalle scuole o dalle famiglie, in modo da aumentare il numero di utenti e migliorando così il servizio sul territorio. Allo stesso modo è stato organizzato con una chiara vocazione sportiva anche lo spazio pubblico distribuito intorno al progetto. In parallelo, sono state svolte delle ricerche sul riuso di opere incompiute, sulle modalità di approccio al progetto di opere realizzate e mai messe in funzione e sulle innovazioni tecnologiche meno invasive. Il riuso dell’incompiuto è stato interpretato come un’opportunità per contribuire a risanare ferite territoriali profonde, e ri-socializzare un territorio lacerato da imponenti infrastrutture antropiche. Pertanto è stato fondamentale partire dal concetto di costruito sul costruito per un progetto che avesse rispetto delle preesistenze attraverso l’utilizzo di tecniche poco invasive, in grado di rendere leggibile e di valorizzare la differenza tra la struttura esistente e il nuovo innesto. L’obiettivo finale è la realizzazione di un luogo di riferimento pubblico ed educativamente sicuro per i giovani, che risponda alle problematiche sopra citate e riscontrate in fase di analisi. La strategia progettuale propone la definizione di un punto di dialogo tra l’identità storica dell’anti-monumento Rossiano e le complesse dinamiche sociali del luogo, tramite il “collante sociale” sportivo.
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
26-apr-2016
2014/2015
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/121682