The origins of Arata Isozaki's spatial constructions : Japanese tradition and Russian avant-garde

The Japanese architect Arata Isozaki is an artistic figure who defines himself a "bridge" between two aesthetically and philosophically divergent cultures: Eastern and Western. His architectural gesture, son of an historical era that allowed a free expression of his thought, is produced by a multitude of cultural and artistic influences. Connoisseur of traditional Japanese culture and appreciator of Western culture, Isozaki is presented as one of the most active figures in both Japanese and international scene immediately after the figure of his master Kenzo Tange. Few of his contemporaries have gone out of Japanese territory for both exporting Japanese architecture, and provocatively, revive the traditions of the foreign place. A didactic attitude that doesn’t wants to present just an architectural style but rather tightly bind to the site culture. Isozaki has spent many words to describe his creative process and its influences (mostly in Japanese) but never, even in the opinion of Rem Koolhaas , declare the origins of its architectural choices leaving an expressing mask as typical for Japanese. The result is a knowledge in my opinion superficial and out-dated about what has influenced his architectural space. The aim of this thesis is to analyze the ingredients of his “kitchen” design. Through a research in Japan, helped by Professor Makoto Kikuchi, I studied traditional Japanese architecture principles to find them in the architecture of Isozaki. In Moscow I have been led by Professor Oleg Adamov Igorevich to deepen Russian Avant-Garde and to find citations in Japanese architect's projects. Through a separate study of the influences the result is an analysis of one project as a synthesis of different cultural streams. The following thesis presents also few interviews to the closest collaborators of Isozaki: Hajime Yatzuka, Andrea Maffei and Makoto Kikuchi. The following materials has been great help to deal with an issue like the Japanese architecture which is based on metaphysical and religious concepts far from my own European culture.

L’architetto giapponese Arata Isozaki è una figura artistica che si definisce “ponte” fra due culture esteticamente e filosoficamente molto lontane: quella Orientale e quella Occidentale. Il suo gesto architettonico, figlio di un’epoca storica (quella del boom economico) che ha permesso una libera espressione del suo pensiero, è plasmato da una moltitudine d’influenze culturali ed artistiche. Profondo conoscitore della cultura tradizionale giapponese e studioso della cultura occidentale, Isozaki si presenta come una delle figure più attive nel panorama sia giapponese sia internazionale, subito dopo la celebrità del suo maestro Kenzo Tange. Pochi dei suoi contemporanei si sono spinti fuori dal territorio nipponico per, sia esportare l’architettura giapponese, sia, provocatoriamente, per riproporre le tradizioni del luogo straniero. Un’ atteggiamento ai limiti del didattico che non vuole solamente presentare un gusto architettonico ma piuttosto legarsi strettamente alla cultura del sito. A. Isozaki ha speso molte parole per descrivere il suo processo creativo e le sue influenze (maggiormente in lingua giapponese) ma senza mai, a parere anche di Rem Koolhaas , dichiarare le origini delle sue scelte architettoniche mostrandosi tramite una maschera inespressiva che nulla svela. Ne risulta una conoscenza, a mio parere, superficiale e ormai datata di quello che ha influenzato lo spazio architettonico di Isozaki. Questa tesi si pone dunque l’obiettivo di analizzare gli ingredienti della sua “cucina” di progetto. Tramite uno studio di ricerca in Giappone, grazie all’aiuto del Professore Makoto Kikuchi , ho studiato i principi dell’architettura tradizionale giapponese per ritrovarli nell’architettura di Isozaki. A Mosca sono stata guidata dal Professore Oleg Igorevich Adamov per approfondire le Avanguardie russe e trovarne le citazioni nei progetti dell’architetto giapponese. Attraverso uno studio separato delle influenze ne deriva l’analisi di un solo progetto come sintesi di vari flussi culturali. La seguente tesi si dota anche di una serie d’interviste di stretti collaboratori di Isozaki: Hajime Yatzuka e Andrea Maffei . Il seguente materiale è stato di grande aiuto ad affrontare un tema come l’architettura giapponese la quale si basa su concetti metafisici e religiosi lontani dalla mia personale cultura Europea.