L’occasione di progettare un nuovo polo culturale, un istituto privato di lingua e cultura, nasce attraverso la partecipazione ad un concorso bandito nell’Ottobre 2014, proprio dall’Ambasciata Polacca Libanese attraverso LAU, scuola di Architettura e Design e Politechnika Krakowska. Il bando proponeva due possibili siti nei quali inserire il nuovo istituto con la possibilità di scegliere indistintamente, ed un programma funzionale ben dettagliato in termini di destinazioni d’uso degli spazi da fornire e superfici da dedicare. Le due aree sono collocate a Mar Mikhaël la prima e lungo la Rue de Damas la seconda. Mar Mikhaël è un quartiere residenziale e commerciale in forte sviluppo nel Achrafieh di Beirut, a sud dell’autostrada costiera che inanella la città, Si tratta di una zona alla moda con caffè, ristoranti, gallerie d'arte, panetterie e negozi. Prende il nome dalla Chiesa di San Michele, che si trova in Rue Pharoun, e dopo la ricostruzione di Beirut Central District ad opera di Solidere è stato il naturale passo successivo nella rinascita dei quartieri adiacenti al Centre Ville. Rue de Damas, area scelta per questo progetto, nata come semplice strada di campagna, poi principale tratta commerciale tra l’occidente e l’oriente con la formazione del porto di Beirut e la costruzione, ad opera dei Francesi della strada per Damasco, passa alla storia per essere la linea di confine tra la porzione di città cristiana e la porzione musulmana durante gli anni di guerra civile, L’architettura che ne nasce vuole essere un gesto di sintesi in parti elementari identificabili per materia e ruolo, vuole essere soluzione del caos; della condizione morfologica e sociale all’intorno dell’isolato. Data l’antitetica appartenenza religiosa e culturale presente ai margini e la morfologia dell’isolato, lo spazio diventa l’elemento-base di suddivisione nonchè un’unità di esperienza spaziale. Necessita quindi di un comportamento specifico, vuole far chiarezza. La conformazione e la geolocalizzazione rende l’area metafora del dibattito sociale che attanaglia la città. E’ così che il suolo si piega e si lacera a rendersi attraversabile, il sottosuolo assume il ruolo pubblico delle funzioni che l’architettura è chiamata ad assumere e due involucri sopraelevati svolgono la duplice funzione di ordinare le condizioni ai margini e contenere le entità all’interno interconnesse da un percorso comune ai due mondi. A caposaldo la struttura, elemento cardine, regolatore dei due sistemi altrimenti instabili seppur conviventi.

Spazi per la cultura sulla strada per Damasco. Adam Mickiewicz Institute

CINQUEGRANA, ROSSANA
2014/2015

Abstract

L’occasione di progettare un nuovo polo culturale, un istituto privato di lingua e cultura, nasce attraverso la partecipazione ad un concorso bandito nell’Ottobre 2014, proprio dall’Ambasciata Polacca Libanese attraverso LAU, scuola di Architettura e Design e Politechnika Krakowska. Il bando proponeva due possibili siti nei quali inserire il nuovo istituto con la possibilità di scegliere indistintamente, ed un programma funzionale ben dettagliato in termini di destinazioni d’uso degli spazi da fornire e superfici da dedicare. Le due aree sono collocate a Mar Mikhaël la prima e lungo la Rue de Damas la seconda. Mar Mikhaël è un quartiere residenziale e commerciale in forte sviluppo nel Achrafieh di Beirut, a sud dell’autostrada costiera che inanella la città, Si tratta di una zona alla moda con caffè, ristoranti, gallerie d'arte, panetterie e negozi. Prende il nome dalla Chiesa di San Michele, che si trova in Rue Pharoun, e dopo la ricostruzione di Beirut Central District ad opera di Solidere è stato il naturale passo successivo nella rinascita dei quartieri adiacenti al Centre Ville. Rue de Damas, area scelta per questo progetto, nata come semplice strada di campagna, poi principale tratta commerciale tra l’occidente e l’oriente con la formazione del porto di Beirut e la costruzione, ad opera dei Francesi della strada per Damasco, passa alla storia per essere la linea di confine tra la porzione di città cristiana e la porzione musulmana durante gli anni di guerra civile, L’architettura che ne nasce vuole essere un gesto di sintesi in parti elementari identificabili per materia e ruolo, vuole essere soluzione del caos; della condizione morfologica e sociale all’intorno dell’isolato. Data l’antitetica appartenenza religiosa e culturale presente ai margini e la morfologia dell’isolato, lo spazio diventa l’elemento-base di suddivisione nonchè un’unità di esperienza spaziale. Necessita quindi di un comportamento specifico, vuole far chiarezza. La conformazione e la geolocalizzazione rende l’area metafora del dibattito sociale che attanaglia la città. E’ così che il suolo si piega e si lacera a rendersi attraversabile, il sottosuolo assume il ruolo pubblico delle funzioni che l’architettura è chiamata ad assumere e due involucri sopraelevati svolgono la duplice funzione di ordinare le condizioni ai margini e contenere le entità all’interno interconnesse da un percorso comune ai due mondi. A caposaldo la struttura, elemento cardine, regolatore dei due sistemi altrimenti instabili seppur conviventi.
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
26-apr-2016
2014/2015
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/121723