Il castello Botta Adorno di Castelletto di Branduzzo rappresenta un emergenza a livello territoriale nel contesto in cui è inserito. L’ obbiettivo finale di tale elaborato mira alla conoscenza, dal punto di vista storico e culturale, del manufatto, nelle sue parti architettoniche e decorative, oltre che nella sua storia, ed in quella della famiglia che nel corso dei secoli fu, ed è tutt’ ora, custode di un bene culturale definito monumento nazionale. Le personalità che accrebbero il valore del castello di Branduzzo, dagli artisti che vi operarono, ad i signori che ne furono i proprietari, lasciarono un segno riconoscibile sia sul palazzo stesso che nelle pagine della nostra cultura. La motivazione che mi ha spinto a concentrarmi su tale manufatto architettonico è stata la sua bellezza semplice e lineare ma finissima, oltre che, lo stato di abbandono in cui versa. Nonostante le evidenti difficoltà per dei privati di mantenere in funzione tale sistema tanto complesso ed articolato, un’ attività di salvaguardia e tutela si rende necessaria, per mettere al riparo, dal trascorrere del tempo e dell’ incuria, un patrimonio che senza tali sforzi, verrebbe irrimediabilmente perduto, segnando negativamente una pagina dell’ eredità culturale che non sarebbe più trasmissibile alle generazioni future, dimenticandoci di dover essere custodi di tale valori e non padroni. Per raggiungere questo obbiettivo finale mi sono occupata di analizzare le parti che compongono tale complesso, andando a definire dei progetti di conservazione architettonica interessanti i prospetti esterni del palazzo signorile oltre che della corte nobile, per poi definire quelli dedicati ad alcuni ambienti interni selezionati per la loro particolarità e bellezza decorativa. Di seguito ai vari progetti di conservazione di dettaglio si è elaborata una proposta di riuso che potesse essere in primo luogo conforme alle strutture del palazzo signorile, ed in secondo luogo che potesse essere utile ed adeguato alle necessità sia del territorio comunale di Castelletto di Branduzzo, che degli immediati dintorni. Il progetto di riuso è maturato nella consapevolezza che “ Abitare una architettura, percorrerla, svolgervi alcune attività, è una delle funzioni economiche dell’ architettura, ma non l’ unica: la conoscenza (a cui i processi che stanno alla base dell’ intervento conservativo contribuiscono in modo determinante […]) realizza già uno degli scopi che determinano la volontà di conservazione; è un momento del raggiungimento dei fini. L’ uso materiale […] è il mezzo attraverso il quale si ottiene l’ esperienza e quindi la conoscenza dell’ architettura nei suo valori spaziali, figurativi [ …] . Rimane il fatto che l’ esperienza storica è parte preponderante della nostra possibilità di conoscenza.” In questo caso, il progetto di riuso si è dimostrato auspicabile sia come mezzo per conseguire un’ operazione di tutela e conservazione, che come promotore di una possibilità per arricchire con nuove energie un bene dotato di considerevole prestigio storico, forse vissuto come troppo lontano ed ingombrante.

Progetto di conservazione e riuso della villa signorile di Branduzzo

ROMANO, MARINA
2014/2015

Abstract

Il castello Botta Adorno di Castelletto di Branduzzo rappresenta un emergenza a livello territoriale nel contesto in cui è inserito. L’ obbiettivo finale di tale elaborato mira alla conoscenza, dal punto di vista storico e culturale, del manufatto, nelle sue parti architettoniche e decorative, oltre che nella sua storia, ed in quella della famiglia che nel corso dei secoli fu, ed è tutt’ ora, custode di un bene culturale definito monumento nazionale. Le personalità che accrebbero il valore del castello di Branduzzo, dagli artisti che vi operarono, ad i signori che ne furono i proprietari, lasciarono un segno riconoscibile sia sul palazzo stesso che nelle pagine della nostra cultura. La motivazione che mi ha spinto a concentrarmi su tale manufatto architettonico è stata la sua bellezza semplice e lineare ma finissima, oltre che, lo stato di abbandono in cui versa. Nonostante le evidenti difficoltà per dei privati di mantenere in funzione tale sistema tanto complesso ed articolato, un’ attività di salvaguardia e tutela si rende necessaria, per mettere al riparo, dal trascorrere del tempo e dell’ incuria, un patrimonio che senza tali sforzi, verrebbe irrimediabilmente perduto, segnando negativamente una pagina dell’ eredità culturale che non sarebbe più trasmissibile alle generazioni future, dimenticandoci di dover essere custodi di tale valori e non padroni. Per raggiungere questo obbiettivo finale mi sono occupata di analizzare le parti che compongono tale complesso, andando a definire dei progetti di conservazione architettonica interessanti i prospetti esterni del palazzo signorile oltre che della corte nobile, per poi definire quelli dedicati ad alcuni ambienti interni selezionati per la loro particolarità e bellezza decorativa. Di seguito ai vari progetti di conservazione di dettaglio si è elaborata una proposta di riuso che potesse essere in primo luogo conforme alle strutture del palazzo signorile, ed in secondo luogo che potesse essere utile ed adeguato alle necessità sia del territorio comunale di Castelletto di Branduzzo, che degli immediati dintorni. Il progetto di riuso è maturato nella consapevolezza che “ Abitare una architettura, percorrerla, svolgervi alcune attività, è una delle funzioni economiche dell’ architettura, ma non l’ unica: la conoscenza (a cui i processi che stanno alla base dell’ intervento conservativo contribuiscono in modo determinante […]) realizza già uno degli scopi che determinano la volontà di conservazione; è un momento del raggiungimento dei fini. L’ uso materiale […] è il mezzo attraverso il quale si ottiene l’ esperienza e quindi la conoscenza dell’ architettura nei suo valori spaziali, figurativi [ …] . Rimane il fatto che l’ esperienza storica è parte preponderante della nostra possibilità di conoscenza.” In questo caso, il progetto di riuso si è dimostrato auspicabile sia come mezzo per conseguire un’ operazione di tutela e conservazione, che come promotore di una possibilità per arricchire con nuove energie un bene dotato di considerevole prestigio storico, forse vissuto come troppo lontano ed ingombrante.
CHIECA, FRANCESCO PAOLO
DILDA, FERRUCCIO
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
26-apr-2016
2014/2015
Tesi di laurea Magistrale
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