Il progetto di tesi relativo alla riqualificazione di un’area delle Prealpi lombarde si colloca in un piccolo borgo situato a Piero, una frazione del comune di Curiglia con Monteviasco, a nord di Luino. L’area comprende una porzione di territorio dove nel 1700 sono stati edificati sedici mulini che un tempo venivano utilizzati dai contadini per macinare i cereali. Attualmente i mulini si trovano in uno stato di abbandono e l’intera area è soggetta ad un forte degrado. Questo è solo uno dei tanti casi, in Italia, in cui piccoli borghi montani diventano “paesi fantasma” che in seguito a calamità naturali o più semplicemente a causa di processi economici che hanno portato alla discesa a valle degli abitanti, con il tempo sono stati abbandonati. L’intento è quindi quello di recuperare edifici e paesaggi del nostro paese, conservandone la memoria storica. L’intenzione progettuale è stata quella di seguire il principio guida di non tradire l’anima profonda di quei luoghi, rispettando la loro identità, attraverso azioni di conservazione delle strutture esistenti, ma anche introducendo elementi architettonici nuovi dialoganti con queste. Il progetto trova origine nel salvaguardare quel sedimentato rapporto tra il borgo storico e il suo paesaggio naturale. L’idea è stata quella di progettare un monastero, ovvero un insediamento abitativo, aperto al pubblico, che possa vivere in armonia con il paesaggio, in un luogo carico di spiritualità e che accolga lo stile di vita di una comunità monastica fatto di preghiera, lavoro e ospitalità. Gli elementi nuovi, il monastero e la chiesa, dialogano con i mulini esistenti che attraverso un progetto di carattere conservativo, rispettoso dei segni del tempo, vengono riqualificati, dandone una nuova funzione (stalle per ovini) e utilizzati come spazi di lavoro per i monaci (come ad esempio la produzione del formaggio, del miele) e foresterie per ospitare pellegrini che decidono di passare una o più notti in un posto isolato, lontano dai rumori e dallo stress quotidiano a cui siamo abituati nelle nostre città. L’area di interesse è attraversata dal torrente Giona, un piccolo torrente che nasce dal Monte Tamaro e sfocia qualche chilometro dopo nel lago Maggiore. A cavallo di questo torrente, ad unire due sponde che attualmente dialogano poco tra di loro, è posto il monastero. Un anello di cemento apparentemente chiuso verso il paesaggio esterno ma aperto verso un giardino interno. La copertura piana dell’anello permette il passaggio all’altro versante e il raggiungimento di una piccola chiesa, anch’essa in cemento, che, benché separata fisicamente dal monastero, parla uno stesso linguaggio fatto di introspezione e intimità. L’architettura ospiterà una nuova comunità capace di ridare vita quotidiana a questo prezioso luogo e porre le basi per perdurare nel tempo in un continuo scambio tra uomo e paesaggio.
I mulini di Piero : riscoprire
CHIESA, AMBRA
2014/2015
Abstract
Il progetto di tesi relativo alla riqualificazione di un’area delle Prealpi lombarde si colloca in un piccolo borgo situato a Piero, una frazione del comune di Curiglia con Monteviasco, a nord di Luino. L’area comprende una porzione di territorio dove nel 1700 sono stati edificati sedici mulini che un tempo venivano utilizzati dai contadini per macinare i cereali. Attualmente i mulini si trovano in uno stato di abbandono e l’intera area è soggetta ad un forte degrado. Questo è solo uno dei tanti casi, in Italia, in cui piccoli borghi montani diventano “paesi fantasma” che in seguito a calamità naturali o più semplicemente a causa di processi economici che hanno portato alla discesa a valle degli abitanti, con il tempo sono stati abbandonati. L’intento è quindi quello di recuperare edifici e paesaggi del nostro paese, conservandone la memoria storica. L’intenzione progettuale è stata quella di seguire il principio guida di non tradire l’anima profonda di quei luoghi, rispettando la loro identità, attraverso azioni di conservazione delle strutture esistenti, ma anche introducendo elementi architettonici nuovi dialoganti con queste. Il progetto trova origine nel salvaguardare quel sedimentato rapporto tra il borgo storico e il suo paesaggio naturale. L’idea è stata quella di progettare un monastero, ovvero un insediamento abitativo, aperto al pubblico, che possa vivere in armonia con il paesaggio, in un luogo carico di spiritualità e che accolga lo stile di vita di una comunità monastica fatto di preghiera, lavoro e ospitalità. Gli elementi nuovi, il monastero e la chiesa, dialogano con i mulini esistenti che attraverso un progetto di carattere conservativo, rispettoso dei segni del tempo, vengono riqualificati, dandone una nuova funzione (stalle per ovini) e utilizzati come spazi di lavoro per i monaci (come ad esempio la produzione del formaggio, del miele) e foresterie per ospitare pellegrini che decidono di passare una o più notti in un posto isolato, lontano dai rumori e dallo stress quotidiano a cui siamo abituati nelle nostre città. L’area di interesse è attraversata dal torrente Giona, un piccolo torrente che nasce dal Monte Tamaro e sfocia qualche chilometro dopo nel lago Maggiore. A cavallo di questo torrente, ad unire due sponde che attualmente dialogano poco tra di loro, è posto il monastero. Un anello di cemento apparentemente chiuso verso il paesaggio esterno ma aperto verso un giardino interno. La copertura piana dell’anello permette il passaggio all’altro versante e il raggiungimento di una piccola chiesa, anch’essa in cemento, che, benché separata fisicamente dal monastero, parla uno stesso linguaggio fatto di introspezione e intimità. L’architettura ospiterà una nuova comunità capace di ridare vita quotidiana a questo prezioso luogo e porre le basi per perdurare nel tempo in un continuo scambio tra uomo e paesaggio.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/121852