La nostra indagine nasce dall’intenzione di voler amalgamare conoscenze e pratiche differenti, dovute alla nostra crescita accademica al Politecnico di Milano e alla nostra esperienza culturale in una città del terzo mondo, quale Rio de Janeiro. Dato che nessuna città al mondo oggi può dirsi completamente senza problemi e nessuna rappresenta un modello da seguire, ma da ognuna di esse si possono prendere spunti e idee da imitare ed adattare a diversi luoghi, abbiamo voluto sviluppare il nostro tema di progetto a partire dall’esperienza in Brasile. Quest’ultima è stata molto più stimolate di quanto potessimo immaginare poiché ci siamo confrontati con realtà urbane e sociali distinte da secoli di potere-dipendenza da parte dei paesi avanzati e quelli in fase di sviluppo. Qui abbiamo conosciuto i diversi aspetti di vita del popolo Carioca e le diversità degli spazi, in confronto all’Italia, dovuti principalmente alla crescita urbana non più strettamente dipendente dallo sviluppo economico e da quello sociale. Eppure allo stesso tempo, sia Rio de Janeiro che Milano, affrontano le medesime problematiche quali: l’esponenziale densità urbana, l’aumento della popolazione e la presenza di quartieri poveri. In entrambi i casi si stanno cercando delle soluzioni che possano adattarsi alle diverse realtà abitative. La nostra idea era quella di carpire e poterci avvicinare alla cultura brasiliana, tra cui le favelas, e tradurle in chiave architettonica, per questo motivo nella scelta accademica dei corsi di studio, presso la Pontificia Universidade Catolica di Rio de Janeiro, ci siamo orientati verso materie inerenti la storia e l’architettonica Brasiliana ed loro sviluppo nel tempo. Inoltre abbiamo anche effettuato il tirocinio, in modo tale da inserirci nel mondo lavoro di questo paese poter capire in maniera reale, la situazione attuale della città e gli interventi che sono stati fatti e altri che invece saranno effettuati nei prossimi anni (per esempio i Mondiali di Calcio 2014, le Olimpiadi 2016, i programmi di riqualifica delle Favelas, il programma Minha Casa Minha Vida, ecc). Gli studi in cui abbiamo effettuato gli stage, Jorge Mario Jauregui e l’impresa di costruzione O.C, lavoranno entrambi nell’ambito della progettazione sociale (sociale non inteso come popolare) ma con attenzione alle dinamiche tra architettura e popolazione, e ci hanno permesso di avvicinarci alla questione abitativa brasiliana. Entrando in merito alle realtà brasiliana, ci siamo confrontati con alcune problematiche dovute alla dicotomia della città formale e quella informale, la cui causa è dovuta alla forte mancanza di abitazioni “degne” e alla bassa qualità di vita di quelle disponibili, costituendo cosi una delle più grandi difficoltà del Brasile. Attraverso la definizione del Deficit abitativo brasiliano, prodotto dalla carenza di abitazioni e dall’elevata richiesta di case, siamo a conoscenza che, secondo il più attuale censimento demografico del 2010, il deficit è all’incirca il 12,1% dei domicili del paese (all’incirca 6,940 milioni di unità). Inoltre essendo anche nota l’allerta dell’ONU, in cui nel 2020 “la povertà urbana nel mondo arriverà al 45% a 50% del totale degli abitanti delle città”, è ancora più visibile l’urgenza di intervenire nel settore abitativo urbano, soprattutto, per le fasce sociali meno abbienti. Queste considerazioni ci hanno cosi portato a sviluppare una parte di ricerca sulle politiche abitative e i programmi governativi attuati nel corso del tempo in Brasile, per poterci avvicinare al Programma Minha Casa Minha Vida (MCMV), di cui eravamo già a conoscenza. Quest’ultimo, nato nel 2009 e tutt’ora in vigore e in via di sviluppo, ha l’obiettivo di diminuire il deficit abitativo brasiliano, fornendo sussidi e producendo alloggi minimi per le famiglie meno agiate che hanno difficoltà a comprarsi una casa. Cosi facendo abbiamo deciso di utilizzare questo programma federale come strumento amministrativo, in modo tale da: produrre abitazioni a basso costo per le famiglie a basso reddito, già definite dal programma; utilizzare i finanziamenti previsti dal programma; eleborare un proposta abitativa alternativa alle tipologie architettoniche proposte; produrre qualità oltre che quantità, attraverso nuove soluzioni tipologiche e tecnologiche; predisporre servizi per evitare un quartiere dormitorio. Con questi obiettivi siamo andati alla ricerca di riferimenti progettuali che potessero inserirsi nel nostro contesto progettuale. Partendo dai presupposti brasiliani, in cui le famiglie povere tendono ad andare a vivere nelle grandi città, per poi costruirsi la propria casa dal nulla nelle favelas, attraverso l’autocostruzione, ci siamo orientati verso una pratica ancora poco conosciuta di Incremental Housing. Essa prevede la costruzione di abitazioni minime (bagno, cucina, stanza) grazie ad enti pubblici o privati, con la previsione di ampliamento da parte dei beneficiari attraverso l’autocostruzione controllata. Prima di affrontare il discorso architettonico di Incremental Housing in Brasile, siamo andati a recuperare alcuni dei casi esistenti, in diverse parti del mondo nelle stesse condizioni sociali, per poter studiare le dinamiche e i metodi utilizzati. Abbiamo cosi raccolto sufficienti dati per poterli mettere a confronto, in modo tale da poter valutare le potenzialità e le criticità degli interventi già consolidati, o in via di sviluppo, cosicchè potessimo utilizzarli come base d’appoggio per la stesura di progetto e di processo di costruzione incrementale a Rio de Janeiro. Dall’analisi dei casi studio presi in esame, il fattore principale su cui poi ci siamo concentrati nel progetto è la strategia di incremento, che per poter essere controllata ha bisogno di vicoli o limiti architettonici per potersi sviluppare nel tempo senza perdere di vista il progetto originario. La scelta del lotto di progetto, a Rio de Janeiro, è ricaduta su un ampio terreno, di circa 89.000mq, già previsto per l’edificazione di edilizia sociale attraverso il programma Minha Casa Minha Vida. Questo fattore ci ha permesso di recuperare le informazioni necessarie per l’inquadramento e di conseguenza le norme e leggi di riferimento (Lei n°160, 15 dicembre 2015). L’analisi territoriale è partita dalla scala metropolitana della città fino ad arrivare a quella di quartiere, in cui è visibile l’inserimento del lotto tra la favela Rio das Pedras e alti edifici privati. Il programma MCMV prevedeva di spostare almeno tre mila famiglie dal quartiere Areal I e II, della favela Rio das Pedras, verso altri quartieri nelle vicinanze, tra cui la nostra area di progetto, con dei fondi fino a 200 milioni di R$. Per inserirci nel contesto, nell’irregolarità della favela a lato, abbiamo utilizzato un modulo di 4x4m proporzionale all’abitazione spontanea di Rio das Pedras, dando un passo di 12m per la conformazione a “L” di un’abitazione, ripetibile in diverse combinazioni, generando una dilatazione di spazi tra pubblico e privato assenti nei quartieri limitrofi. Le combinazioni abitative sono state progettate cosicche gli stakeolders possano incrementare autonomamente sia parti private che pubbliche rendendo personalizzabile e identitario ma allo stesso tempo vivibile. Le unità residenziali sono 4, distinte per conformazione e per fascia reddituale, la peculiarità è la capacità di incremento che varia da un 50% per la Fascia 1 di MCMV, al 30% per fascia 3 MCMV. Inoltre la facilità di autocostruzione viene data dalla predisposizione tecnologica in quanto già attrezzata per il suo possibile ampliamento nel corso del tempo. Per quanto concerne il concetto di incremento, nelle zone pubbliche sono stati installati laboratori-officine per istruire e costruire parti di città, consolidando la partecipazione e l’identità di quartiere, uniti poi dalle attività conviviali brasiliane quali la samba ed il calcio. Possiamo concludere dicendo che la nostra proposta è stata pensata a misura d’uomo, data da un percorso di ricerca durato un anno tra le strade e la quotidianità carioca, rendendo sociale un progetto che ora è prettamente economico. Sperando vi possa sensibilizzare ed avvicinare alla dicotomia brasiliana vi auguriamo una buona lettura.
Incremental housing : risposta alla mancanza abitativa a Rio de Janeiro attraverso il programma Minha Casa Minha Vida
MENCONI, MARTINA;LONATI, ANDREA
2014/2015
Abstract
La nostra indagine nasce dall’intenzione di voler amalgamare conoscenze e pratiche differenti, dovute alla nostra crescita accademica al Politecnico di Milano e alla nostra esperienza culturale in una città del terzo mondo, quale Rio de Janeiro. Dato che nessuna città al mondo oggi può dirsi completamente senza problemi e nessuna rappresenta un modello da seguire, ma da ognuna di esse si possono prendere spunti e idee da imitare ed adattare a diversi luoghi, abbiamo voluto sviluppare il nostro tema di progetto a partire dall’esperienza in Brasile. Quest’ultima è stata molto più stimolate di quanto potessimo immaginare poiché ci siamo confrontati con realtà urbane e sociali distinte da secoli di potere-dipendenza da parte dei paesi avanzati e quelli in fase di sviluppo. Qui abbiamo conosciuto i diversi aspetti di vita del popolo Carioca e le diversità degli spazi, in confronto all’Italia, dovuti principalmente alla crescita urbana non più strettamente dipendente dallo sviluppo economico e da quello sociale. Eppure allo stesso tempo, sia Rio de Janeiro che Milano, affrontano le medesime problematiche quali: l’esponenziale densità urbana, l’aumento della popolazione e la presenza di quartieri poveri. In entrambi i casi si stanno cercando delle soluzioni che possano adattarsi alle diverse realtà abitative. La nostra idea era quella di carpire e poterci avvicinare alla cultura brasiliana, tra cui le favelas, e tradurle in chiave architettonica, per questo motivo nella scelta accademica dei corsi di studio, presso la Pontificia Universidade Catolica di Rio de Janeiro, ci siamo orientati verso materie inerenti la storia e l’architettonica Brasiliana ed loro sviluppo nel tempo. Inoltre abbiamo anche effettuato il tirocinio, in modo tale da inserirci nel mondo lavoro di questo paese poter capire in maniera reale, la situazione attuale della città e gli interventi che sono stati fatti e altri che invece saranno effettuati nei prossimi anni (per esempio i Mondiali di Calcio 2014, le Olimpiadi 2016, i programmi di riqualifica delle Favelas, il programma Minha Casa Minha Vida, ecc). Gli studi in cui abbiamo effettuato gli stage, Jorge Mario Jauregui e l’impresa di costruzione O.C, lavoranno entrambi nell’ambito della progettazione sociale (sociale non inteso come popolare) ma con attenzione alle dinamiche tra architettura e popolazione, e ci hanno permesso di avvicinarci alla questione abitativa brasiliana. Entrando in merito alle realtà brasiliana, ci siamo confrontati con alcune problematiche dovute alla dicotomia della città formale e quella informale, la cui causa è dovuta alla forte mancanza di abitazioni “degne” e alla bassa qualità di vita di quelle disponibili, costituendo cosi una delle più grandi difficoltà del Brasile. Attraverso la definizione del Deficit abitativo brasiliano, prodotto dalla carenza di abitazioni e dall’elevata richiesta di case, siamo a conoscenza che, secondo il più attuale censimento demografico del 2010, il deficit è all’incirca il 12,1% dei domicili del paese (all’incirca 6,940 milioni di unità). Inoltre essendo anche nota l’allerta dell’ONU, in cui nel 2020 “la povertà urbana nel mondo arriverà al 45% a 50% del totale degli abitanti delle città”, è ancora più visibile l’urgenza di intervenire nel settore abitativo urbano, soprattutto, per le fasce sociali meno abbienti. Queste considerazioni ci hanno cosi portato a sviluppare una parte di ricerca sulle politiche abitative e i programmi governativi attuati nel corso del tempo in Brasile, per poterci avvicinare al Programma Minha Casa Minha Vida (MCMV), di cui eravamo già a conoscenza. Quest’ultimo, nato nel 2009 e tutt’ora in vigore e in via di sviluppo, ha l’obiettivo di diminuire il deficit abitativo brasiliano, fornendo sussidi e producendo alloggi minimi per le famiglie meno agiate che hanno difficoltà a comprarsi una casa. Cosi facendo abbiamo deciso di utilizzare questo programma federale come strumento amministrativo, in modo tale da: produrre abitazioni a basso costo per le famiglie a basso reddito, già definite dal programma; utilizzare i finanziamenti previsti dal programma; eleborare un proposta abitativa alternativa alle tipologie architettoniche proposte; produrre qualità oltre che quantità, attraverso nuove soluzioni tipologiche e tecnologiche; predisporre servizi per evitare un quartiere dormitorio. Con questi obiettivi siamo andati alla ricerca di riferimenti progettuali che potessero inserirsi nel nostro contesto progettuale. Partendo dai presupposti brasiliani, in cui le famiglie povere tendono ad andare a vivere nelle grandi città, per poi costruirsi la propria casa dal nulla nelle favelas, attraverso l’autocostruzione, ci siamo orientati verso una pratica ancora poco conosciuta di Incremental Housing. Essa prevede la costruzione di abitazioni minime (bagno, cucina, stanza) grazie ad enti pubblici o privati, con la previsione di ampliamento da parte dei beneficiari attraverso l’autocostruzione controllata. Prima di affrontare il discorso architettonico di Incremental Housing in Brasile, siamo andati a recuperare alcuni dei casi esistenti, in diverse parti del mondo nelle stesse condizioni sociali, per poter studiare le dinamiche e i metodi utilizzati. Abbiamo cosi raccolto sufficienti dati per poterli mettere a confronto, in modo tale da poter valutare le potenzialità e le criticità degli interventi già consolidati, o in via di sviluppo, cosicchè potessimo utilizzarli come base d’appoggio per la stesura di progetto e di processo di costruzione incrementale a Rio de Janeiro. Dall’analisi dei casi studio presi in esame, il fattore principale su cui poi ci siamo concentrati nel progetto è la strategia di incremento, che per poter essere controllata ha bisogno di vicoli o limiti architettonici per potersi sviluppare nel tempo senza perdere di vista il progetto originario. La scelta del lotto di progetto, a Rio de Janeiro, è ricaduta su un ampio terreno, di circa 89.000mq, già previsto per l’edificazione di edilizia sociale attraverso il programma Minha Casa Minha Vida. Questo fattore ci ha permesso di recuperare le informazioni necessarie per l’inquadramento e di conseguenza le norme e leggi di riferimento (Lei n°160, 15 dicembre 2015). L’analisi territoriale è partita dalla scala metropolitana della città fino ad arrivare a quella di quartiere, in cui è visibile l’inserimento del lotto tra la favela Rio das Pedras e alti edifici privati. Il programma MCMV prevedeva di spostare almeno tre mila famiglie dal quartiere Areal I e II, della favela Rio das Pedras, verso altri quartieri nelle vicinanze, tra cui la nostra area di progetto, con dei fondi fino a 200 milioni di R$. Per inserirci nel contesto, nell’irregolarità della favela a lato, abbiamo utilizzato un modulo di 4x4m proporzionale all’abitazione spontanea di Rio das Pedras, dando un passo di 12m per la conformazione a “L” di un’abitazione, ripetibile in diverse combinazioni, generando una dilatazione di spazi tra pubblico e privato assenti nei quartieri limitrofi. Le combinazioni abitative sono state progettate cosicche gli stakeolders possano incrementare autonomamente sia parti private che pubbliche rendendo personalizzabile e identitario ma allo stesso tempo vivibile. Le unità residenziali sono 4, distinte per conformazione e per fascia reddituale, la peculiarità è la capacità di incremento che varia da un 50% per la Fascia 1 di MCMV, al 30% per fascia 3 MCMV. Inoltre la facilità di autocostruzione viene data dalla predisposizione tecnologica in quanto già attrezzata per il suo possibile ampliamento nel corso del tempo. Per quanto concerne il concetto di incremento, nelle zone pubbliche sono stati installati laboratori-officine per istruire e costruire parti di città, consolidando la partecipazione e l’identità di quartiere, uniti poi dalle attività conviviali brasiliane quali la samba ed il calcio. Possiamo concludere dicendo che la nostra proposta è stata pensata a misura d’uomo, data da un percorso di ricerca durato un anno tra le strade e la quotidianità carioca, rendendo sociale un progetto che ora è prettamente economico. Sperando vi possa sensibilizzare ed avvicinare alla dicotomia brasiliana vi auguriamo una buona lettura.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/121858