Nowadays conurbations are facing a large, fast and irreversible process of expansion due to the constant population growth worldwide which inevitably leads to new inhabitations being built. However the soil is a finite and non-reproducible resource: it is simply not possible to keep up with the overbuilding and the wide built-up areas expansion without nasty consequences for the humanity. What we can do to avoid further losses of the natural open spaces is to respond with an intelligent densification to the problem of the need for new buildings. This strategy eventually leads to the so called “compact city”. To achieve the goal it is mandatory to carefully select the areas, within the cities, where it is possible to (re)build over: urban empty areas, urban “dead areas”, old and inefficient built-up areas, and so on. Our work aims at identifying classes of areas where it is possible to intervene (such as places not well visible in maps and charts, but immediately noticeable for a human eye in a real environment) and we also suggest guidelines for an intelligent re-use of those areas. While sometimes those areas may seem ephemeral and one can think it is useless to invest money on their rebuilding, actually even micro-interventions can achieve significant results both from the investment return point of view and from the emulation point of view: it is important to do something on (almost) all those spaces, and seeing someone starting can lead to a sort of “contest” in finding the spots as quickly as possible. By directly analyzing the urban areas in Milan we noticed the so called “In-Between areas”, which are the dead zones between two buildings. As the term “dead” may suggest, those areas are generally empty, apparently useless and with a great potential for micro-interventions to gain some sort of productivity from them. In our work we propose a dynamic, context scalable and resizable “living module” to fit the characteristics of the aforementioned areas in order to fill the voids in a smart way. We also modelled a real use-case in one of the areas we identified in Milan near the Central Station: we show how to build a comfortable multi-familiar residence, despite the limited area available, by leveraging the (virtually) unlimited “vertical expansion” of buildings. In conclusion, our work shows how it is practical to intervene on empty and dead urban areas to avoid a chaotic and irreversible expansion of conurbations, expansion which would damage the natural environment.

Il percorso di tesi nasce dalla volontà di riflettere sulle modalità di crescita della città. Gli agglomerati urbani stanno subendo un notevole, rapido e inarrestabile processo di espansione a causa delle spinte immobiliari dovute alla crescita della popolazione a livello mondiale, ma è necessario tenere in considerazione che il suolo sia una risorsa finita e non riproducibile. Questo tipo di espansione sconfinata, costituita da un edificato a bassa densità ed estremamente frammentato, costringe a ragionare sulle conseguenze di una crescita incontrollata delle aree urbanizzate, quali la scissione e perdita su larga scala degli spazi naturali. Quello che possiamo fare oggi è cercare di fare in modo che, a fronte della crescita inevitabile che ci attende ancora, non vi corrisponda un ulteriore consumo di suolo. La cultura del progetto urbanistico, chiamata a una riflessione per trovare nuove risposte e soluzioni intelligenti al problema, propone la densificazione come tecnica per tornare verso il modello di “città compatta”. Le città, dunque, diventano luogo imprescindibile per l’evoluzione di strategie finalizzate allo sviluppo sostenibile, e la densificazione si dimostra il mezzo efficiente per il raggiungimento di tale obiettivo. Ragionare sulla ricompattazione delle città, sulla densificazione e sul riuso dei nostri centri urbani è quindi lo scenario che fa da sfondo a questo lavoro. Per rendere la crescita sostenibile però, è necessario che si selezionino con criterio i luoghi di questa attività: le città devono essere capaci di ricostruirsi al proprio interno, sfruttando gli spazi interstiziali e i vuoti urbani ma, al tempo stesso, migliorando la qualità dello spazio in un contesto denso. Lavorare con densità e qualità diventa dunque un criterio fondamentale. Nel nostro lavoro si pone quindi l'attenzione su un'operazione di progettazione dello spazio ancora libero e residuale, al fine di favorire un processo di rigenerazione urbana. Questi spazi abbandonati a se stessi all'interno della città consolidata sono riconoscibili come luoghi ambivalenti, aree invisibili nelle cartografie, ma evidenti nell’esperienza diretta, che diventano anche occasione per un ripensamento complessivo del disegno della città, superfici adatte a sviluppare (almeno in parte) un nuovo principio di urbanità grazie alla loro flessibilità e soprattutto all’indeterminatezza di uso. Il carattere effimero di questi spazi e la loro ridotta scala d’intervento induce a ritenere che essi non possano mettere in atto cambiamenti nella macro scala, ma in realtà la capacità d’interferenza e azione di tali fenomeni si riflette in modo evidente nell'ambito urbano e territoriale. Negli interstizi urbani pertanto si posso realizzare micro-interventi che inneschino processi di influenza nel contesto circostante e che creino differenti prospettive spaziali e sociali. Per poter comprendere e definire le effettive potenzialità offerte dagli interstizi, è stato necessario provvedere ad una loro catalogazione, giungendo ad una serie di strategie operative da adottare per una loro qualificazione. Dall’analisi delle fessure localizzate all’interno del tessuto urbano, la nostra attenzione è ricaduta su quelle aree intercluse tra due fabbricati: gli spazi In-Between. Queste superfici che permettono la creazione di micro-architetture sono interruzioni di volumetrie, tendenzialmente prive di qualsiasi attività o individuate come aree verdi di risulta, posizionate principalmente nell’edificato storico. Al fine di comprendere ancor meglio il modo in cui intervenire, sono stati analizzati una serie di casi studio che, attraverso l’utilizzo di strategie architettoniche intelligenti, ci potessero fornire delle linee guida da intendere come suggerimento per la successiva elaborazione della proposta progettuale. La nostra scelta di operare per interventi puntuali mira alla realizzazione di un sistema di ambienti che s’insedino nelle fessure del tessuto urbano andando a colmare i vuoti a terra di dimensioni minime, generando di conseguenza scene urbane continue. È stata dunque necessaria una mappatura delle aree presenti all’interno del territorio metropolitano di Milano, che potessero apparire come possibile ambito spaziale nel quale sperimentare il progetto. La tesi si pone dunque come obiettivo quello di progettare un modulo abitativo adattabile, un sistema che possa essere scalato in relazione ai caratteri morfologici del sito in cui si insedia. Variando il dimensionamento della cellula a seconda delle caratteristiche dell’edificato con cui si interfaccia, il nostro sistema ha la potenzialità di entrare a far parte di un intervento a larga scala: un singolo tassello da inserire nei vuoti urbani all’interno del tessuto urbano che, nella dimensione dell’isolato, diviene un’unità autosufficiente in connessione con la rete di servizi cittadina. Come ultimo passo, la tesi propone lo sviluppo di caso applicativo in una delle aree milanesi, con l’obiettivo di mostrare la configurazione spaziale pensata. Nel lotto individuato vicino a stazione centrale, stretto e profondo, è stata quindi realizzata una residenza multifamiliare a sviluppo verticale che, modellandosi sulle specificità dell’area, miri a garantire il benessere abitativo se pur in condizioni estreme a cause delle dimensioni limitate del sito. Il nostro insediamento abitativo risulta quindi essere un esperimento spaziale che non si basa più sul semplice concetto di occupazione del suolo, ma prova ad utilizzare le potenzialità del contesto contribuendo contemporaneamente alla rigenerazione urbana, creando nuovi principi relazionali e dinamiche spaziali secondo un principio di saturazione e completamento graduale delle aree disponibili, senza un ulteriore consumo di suolo.

Abitare in-between

SAINI, FRANCESCA;GUAZZOLINI, GIACOMO
2014/2015

Abstract

Nowadays conurbations are facing a large, fast and irreversible process of expansion due to the constant population growth worldwide which inevitably leads to new inhabitations being built. However the soil is a finite and non-reproducible resource: it is simply not possible to keep up with the overbuilding and the wide built-up areas expansion without nasty consequences for the humanity. What we can do to avoid further losses of the natural open spaces is to respond with an intelligent densification to the problem of the need for new buildings. This strategy eventually leads to the so called “compact city”. To achieve the goal it is mandatory to carefully select the areas, within the cities, where it is possible to (re)build over: urban empty areas, urban “dead areas”, old and inefficient built-up areas, and so on. Our work aims at identifying classes of areas where it is possible to intervene (such as places not well visible in maps and charts, but immediately noticeable for a human eye in a real environment) and we also suggest guidelines for an intelligent re-use of those areas. While sometimes those areas may seem ephemeral and one can think it is useless to invest money on their rebuilding, actually even micro-interventions can achieve significant results both from the investment return point of view and from the emulation point of view: it is important to do something on (almost) all those spaces, and seeing someone starting can lead to a sort of “contest” in finding the spots as quickly as possible. By directly analyzing the urban areas in Milan we noticed the so called “In-Between areas”, which are the dead zones between two buildings. As the term “dead” may suggest, those areas are generally empty, apparently useless and with a great potential for micro-interventions to gain some sort of productivity from them. In our work we propose a dynamic, context scalable and resizable “living module” to fit the characteristics of the aforementioned areas in order to fill the voids in a smart way. We also modelled a real use-case in one of the areas we identified in Milan near the Central Station: we show how to build a comfortable multi-familiar residence, despite the limited area available, by leveraging the (virtually) unlimited “vertical expansion” of buildings. In conclusion, our work shows how it is practical to intervene on empty and dead urban areas to avoid a chaotic and irreversible expansion of conurbations, expansion which would damage the natural environment.
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
26-apr-2016
2014/2015
Il percorso di tesi nasce dalla volontà di riflettere sulle modalità di crescita della città. Gli agglomerati urbani stanno subendo un notevole, rapido e inarrestabile processo di espansione a causa delle spinte immobiliari dovute alla crescita della popolazione a livello mondiale, ma è necessario tenere in considerazione che il suolo sia una risorsa finita e non riproducibile. Questo tipo di espansione sconfinata, costituita da un edificato a bassa densità ed estremamente frammentato, costringe a ragionare sulle conseguenze di una crescita incontrollata delle aree urbanizzate, quali la scissione e perdita su larga scala degli spazi naturali. Quello che possiamo fare oggi è cercare di fare in modo che, a fronte della crescita inevitabile che ci attende ancora, non vi corrisponda un ulteriore consumo di suolo. La cultura del progetto urbanistico, chiamata a una riflessione per trovare nuove risposte e soluzioni intelligenti al problema, propone la densificazione come tecnica per tornare verso il modello di “città compatta”. Le città, dunque, diventano luogo imprescindibile per l’evoluzione di strategie finalizzate allo sviluppo sostenibile, e la densificazione si dimostra il mezzo efficiente per il raggiungimento di tale obiettivo. Ragionare sulla ricompattazione delle città, sulla densificazione e sul riuso dei nostri centri urbani è quindi lo scenario che fa da sfondo a questo lavoro. Per rendere la crescita sostenibile però, è necessario che si selezionino con criterio i luoghi di questa attività: le città devono essere capaci di ricostruirsi al proprio interno, sfruttando gli spazi interstiziali e i vuoti urbani ma, al tempo stesso, migliorando la qualità dello spazio in un contesto denso. Lavorare con densità e qualità diventa dunque un criterio fondamentale. Nel nostro lavoro si pone quindi l'attenzione su un'operazione di progettazione dello spazio ancora libero e residuale, al fine di favorire un processo di rigenerazione urbana. Questi spazi abbandonati a se stessi all'interno della città consolidata sono riconoscibili come luoghi ambivalenti, aree invisibili nelle cartografie, ma evidenti nell’esperienza diretta, che diventano anche occasione per un ripensamento complessivo del disegno della città, superfici adatte a sviluppare (almeno in parte) un nuovo principio di urbanità grazie alla loro flessibilità e soprattutto all’indeterminatezza di uso. Il carattere effimero di questi spazi e la loro ridotta scala d’intervento induce a ritenere che essi non possano mettere in atto cambiamenti nella macro scala, ma in realtà la capacità d’interferenza e azione di tali fenomeni si riflette in modo evidente nell'ambito urbano e territoriale. Negli interstizi urbani pertanto si posso realizzare micro-interventi che inneschino processi di influenza nel contesto circostante e che creino differenti prospettive spaziali e sociali. Per poter comprendere e definire le effettive potenzialità offerte dagli interstizi, è stato necessario provvedere ad una loro catalogazione, giungendo ad una serie di strategie operative da adottare per una loro qualificazione. Dall’analisi delle fessure localizzate all’interno del tessuto urbano, la nostra attenzione è ricaduta su quelle aree intercluse tra due fabbricati: gli spazi In-Between. Queste superfici che permettono la creazione di micro-architetture sono interruzioni di volumetrie, tendenzialmente prive di qualsiasi attività o individuate come aree verdi di risulta, posizionate principalmente nell’edificato storico. Al fine di comprendere ancor meglio il modo in cui intervenire, sono stati analizzati una serie di casi studio che, attraverso l’utilizzo di strategie architettoniche intelligenti, ci potessero fornire delle linee guida da intendere come suggerimento per la successiva elaborazione della proposta progettuale. La nostra scelta di operare per interventi puntuali mira alla realizzazione di un sistema di ambienti che s’insedino nelle fessure del tessuto urbano andando a colmare i vuoti a terra di dimensioni minime, generando di conseguenza scene urbane continue. È stata dunque necessaria una mappatura delle aree presenti all’interno del territorio metropolitano di Milano, che potessero apparire come possibile ambito spaziale nel quale sperimentare il progetto. La tesi si pone dunque come obiettivo quello di progettare un modulo abitativo adattabile, un sistema che possa essere scalato in relazione ai caratteri morfologici del sito in cui si insedia. Variando il dimensionamento della cellula a seconda delle caratteristiche dell’edificato con cui si interfaccia, il nostro sistema ha la potenzialità di entrare a far parte di un intervento a larga scala: un singolo tassello da inserire nei vuoti urbani all’interno del tessuto urbano che, nella dimensione dell’isolato, diviene un’unità autosufficiente in connessione con la rete di servizi cittadina. Come ultimo passo, la tesi propone lo sviluppo di caso applicativo in una delle aree milanesi, con l’obiettivo di mostrare la configurazione spaziale pensata. Nel lotto individuato vicino a stazione centrale, stretto e profondo, è stata quindi realizzata una residenza multifamiliare a sviluppo verticale che, modellandosi sulle specificità dell’area, miri a garantire il benessere abitativo se pur in condizioni estreme a cause delle dimensioni limitate del sito. Il nostro insediamento abitativo risulta quindi essere un esperimento spaziale che non si basa più sul semplice concetto di occupazione del suolo, ma prova ad utilizzare le potenzialità del contesto contribuendo contemporaneamente alla rigenerazione urbana, creando nuovi principi relazionali e dinamiche spaziali secondo un principio di saturazione e completamento graduale delle aree disponibili, senza un ulteriore consumo di suolo.
Tesi di laurea Magistrale
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