Per definizione la città è un insediamento umano, che si distingue dal termine di paese e/o villaggio per la sua densità di popolazione ed estensione. Le principali città mondiali occidentali dal dopoguerra in poi hanno visto uno sviluppo morfologico senza precedenti, con un’ espansione urbana incontrollata rispetto all’aumento dei rispettivi abitanti. Questo fenomeno, assieme all’espansione industriale e soprattutto agricola, e attraverso le culture intensive, ha fortemente compromesso il mai stipulato equilibrio territoriale con gli altri esseri viventi che abitano il nostro pianeta. L’uomo non solo ha fortemente rifiutato una convivenza armoniosa all’interno del proprio insediamento ma, ponendo esso stesso come primo ed unico interesse, ha perlopiù segregato la fauna e delimitato la flora, in zone di interesse secondario. Molte specie vedendosi sottrarre il proprio habitat hanno provato ad adattarsi alla città, trovandosi nella scomoda situazione di dover re-interpretare e vivere un luogo una volta proprio, profondamente cambiato. Contrariamente a quanto si pensi, molte specie hanno trovato e trovano tutt’oggi nel panorama urbano, un luogo dove abitare, le città rappresentano per alcune specie non addomesticabili, un luogo dove trovare cibo senza dover cacciare e ad una temperatura più mite. Molto spesso però la mancanza di uno spazio idoneo crea situazioni di forte tensione e di conflitto tra l’uomo e l’animale; viceversa, la mancanza di habitat equilibrati crea all’uomo ingenti problematiche, legate soprattutto a fattori di salute, costringendolo a ricorrere ad enormi dispendi di capitali in operazioni di purificazione dell’aria e di depurazione delle acque, L’Eurozona ha dichiarato di spendere il 3,1% del proprio PIL in campagne di bonifica ambientale. Temi come la diffusione della biodiversità e la creazione di ecosistemi urbani equilibrati risultano essere di fondamentale importanza per il progettista contemporaneo. L’essere umano dovrà porsi al pari del mondo naturale nel progettare la città e considerarla non più come proprio ed esclusivo insediamento ma, come luogo di convivenza di più specie ed in questo la natura risulta essere un alleato fondamentale. L’architettura, come molte altre discipline del sapere, ha sempre trovato nella natura un interlocutore d’eccellenza. L’arcipelago della biodiversità, è un luogo in continuo mutamento, un‘evoluzione continua dove ecosistemi galleggianti interagiscono tra di loro, e con l’ambiente circostante, creando una moltitudine di scenari. Le isole utilizzano l’energia solare per muoversi in maniera autonoma lungo i corsi d’acqua e il loro movimento permette di connettere aree naturali spazialmente distanti con caratteristiche differenti. Scenari spontanei che G. Clement definisce come “terzo paesaggio”, spazi interstiziali che il “territorio antropico” ha generato e aree protette ricche di biodiversità come rogge, oasi e parchi naturali. La clusterizzazione amplia il valore semantico dell’isola espandendo i confini dell’ecosistema ospitato attraverso connessioni interattive tra le varie isole e gli habitat presenti sugli argini. La molteplicità, l’interazione e la variabilità sono gli elementi indispensabili per la biodiversità. L’arcipelago crea un ambiente ideale per la nascita di un sistema autonomo. La proliferazione spontanea della flora mette in moto una concatenazione di eventi che portano a una ricolonizzazione spontanea da parte della vita vegetale. Nello stesso tempo la fauna viene attirata all’interno del sistema mediante la formazione di un habitat equilibrato con cui potrà interagire in maniera libera e casuale. Finalmente l’uomo attraverso la tecnologia della natura sarà in grado di riscoprire antiche alleanze fino ad adesso messe in un angolo da un pensiero che vede la mera tecnologia meccanica al centro dell’evoluzione umana. La natura diventa parte del meccanismo urbano, attraverso sistemi come la fitodepurazione e l’impollinazione spontanea tramite le api, gli uccelli, il vento e l’acqua. La città dell’uomo verrà circondata da nuovi paesaggi presenti all’interno dell’arcipelago, i nostri parchi e le nostre sponde riacquisteranno nuove forme e nuove specie, il giardino, come lo conosciamo, muterà in continuazione, alla ricerca di un equilibrio naturale che lo renderà finalmente “vivo”. Si creerà una sorta di bio-city all’interno della città dell’uomo. Un habitat più sano, attraverso la naturale purificazione dell‘acque, grazie alla fitodepurazione, favorirà la presenza di fauna ittica e perciò di predatori e cosi la biodiversità, spontaneamente, permetterà di far tornare a vivere territori abbandonati.

Bio-islands. Roaming eco-system

BISELLI, DAVIDE;CRUZ TORRES, MANUELA MARIA
2015/2016

Abstract

Per definizione la città è un insediamento umano, che si distingue dal termine di paese e/o villaggio per la sua densità di popolazione ed estensione. Le principali città mondiali occidentali dal dopoguerra in poi hanno visto uno sviluppo morfologico senza precedenti, con un’ espansione urbana incontrollata rispetto all’aumento dei rispettivi abitanti. Questo fenomeno, assieme all’espansione industriale e soprattutto agricola, e attraverso le culture intensive, ha fortemente compromesso il mai stipulato equilibrio territoriale con gli altri esseri viventi che abitano il nostro pianeta. L’uomo non solo ha fortemente rifiutato una convivenza armoniosa all’interno del proprio insediamento ma, ponendo esso stesso come primo ed unico interesse, ha perlopiù segregato la fauna e delimitato la flora, in zone di interesse secondario. Molte specie vedendosi sottrarre il proprio habitat hanno provato ad adattarsi alla città, trovandosi nella scomoda situazione di dover re-interpretare e vivere un luogo una volta proprio, profondamente cambiato. Contrariamente a quanto si pensi, molte specie hanno trovato e trovano tutt’oggi nel panorama urbano, un luogo dove abitare, le città rappresentano per alcune specie non addomesticabili, un luogo dove trovare cibo senza dover cacciare e ad una temperatura più mite. Molto spesso però la mancanza di uno spazio idoneo crea situazioni di forte tensione e di conflitto tra l’uomo e l’animale; viceversa, la mancanza di habitat equilibrati crea all’uomo ingenti problematiche, legate soprattutto a fattori di salute, costringendolo a ricorrere ad enormi dispendi di capitali in operazioni di purificazione dell’aria e di depurazione delle acque, L’Eurozona ha dichiarato di spendere il 3,1% del proprio PIL in campagne di bonifica ambientale. Temi come la diffusione della biodiversità e la creazione di ecosistemi urbani equilibrati risultano essere di fondamentale importanza per il progettista contemporaneo. L’essere umano dovrà porsi al pari del mondo naturale nel progettare la città e considerarla non più come proprio ed esclusivo insediamento ma, come luogo di convivenza di più specie ed in questo la natura risulta essere un alleato fondamentale. L’architettura, come molte altre discipline del sapere, ha sempre trovato nella natura un interlocutore d’eccellenza. L’arcipelago della biodiversità, è un luogo in continuo mutamento, un‘evoluzione continua dove ecosistemi galleggianti interagiscono tra di loro, e con l’ambiente circostante, creando una moltitudine di scenari. Le isole utilizzano l’energia solare per muoversi in maniera autonoma lungo i corsi d’acqua e il loro movimento permette di connettere aree naturali spazialmente distanti con caratteristiche differenti. Scenari spontanei che G. Clement definisce come “terzo paesaggio”, spazi interstiziali che il “territorio antropico” ha generato e aree protette ricche di biodiversità come rogge, oasi e parchi naturali. La clusterizzazione amplia il valore semantico dell’isola espandendo i confini dell’ecosistema ospitato attraverso connessioni interattive tra le varie isole e gli habitat presenti sugli argini. La molteplicità, l’interazione e la variabilità sono gli elementi indispensabili per la biodiversità. L’arcipelago crea un ambiente ideale per la nascita di un sistema autonomo. La proliferazione spontanea della flora mette in moto una concatenazione di eventi che portano a una ricolonizzazione spontanea da parte della vita vegetale. Nello stesso tempo la fauna viene attirata all’interno del sistema mediante la formazione di un habitat equilibrato con cui potrà interagire in maniera libera e casuale. Finalmente l’uomo attraverso la tecnologia della natura sarà in grado di riscoprire antiche alleanze fino ad adesso messe in un angolo da un pensiero che vede la mera tecnologia meccanica al centro dell’evoluzione umana. La natura diventa parte del meccanismo urbano, attraverso sistemi come la fitodepurazione e l’impollinazione spontanea tramite le api, gli uccelli, il vento e l’acqua. La città dell’uomo verrà circondata da nuovi paesaggi presenti all’interno dell’arcipelago, i nostri parchi e le nostre sponde riacquisteranno nuove forme e nuove specie, il giardino, come lo conosciamo, muterà in continuazione, alla ricerca di un equilibrio naturale che lo renderà finalmente “vivo”. Si creerà una sorta di bio-city all’interno della città dell’uomo. Un habitat più sano, attraverso la naturale purificazione dell‘acque, grazie alla fitodepurazione, favorirà la presenza di fauna ittica e perciò di predatori e cosi la biodiversità, spontaneamente, permetterà di far tornare a vivere territori abbandonati.
MUZZONIGRO, AZZURRA
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
26-apr-2016
2015/2016
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/121897